mozione congiunta per la palestina, di avs, pd e m5s + petizione per tenere lo yankee fuori da gaza

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LE RICHIESTE DELLA MOZIONE

1. Riconoscere lo Stato di Palestina come stato democratico e sovrano

2. Promuovere il riconoscimento della Stato di Palestina anche da parte di tutta l’Unione Europea

3. Esigere in tutte le sedi internazionali e multilaterali il cessate il fuoco immediato in Palestinala liberazione degli ostaggi, la fornitura di aiuti umanitari, il rispetto della tregua in Libano e il pieno rispetto del diritto internazionale

4. Sostenere il cosiddetto “Piano arabo” per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza, condannando qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania

5. Sospendere immediatamente, dove ancora in essere, forniture e autorizzazioni di vendita nonché l’importazione di armi allo Stato di Israele

6. Sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale

7. Esigere la fine dell’occupazione militare illegale dei territori palestinesi in Cisgiordania e l’illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani

8. Promuovere la sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele, per le ripetute violazioni del diritto internazionale

9. Dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nei confronti di Netanyahu e Gallant

10. sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte Penale Internazionale

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è inoltre possibile chiedere al Parlamento Europeo di calciare via dall’orbita EU – insomma rifiutare e condannare – le farneticazioni dello svitato yankee. 
qui:

    A: Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea

    Nella Sua qualità di Presidente della Commissione Europea esigiamo:

1. L’immediata condanna da parte della Commissione europea delle dichiarazioni e dei piani di Trump sul futuro di Gaza.

2. Che i Paesi dell’Unione Europea facciano pressione per una dichiarazione congiunta che respinga in toto le intenzioni dell’amministrazione Trump riguardo a Gaza.

3. Di rafforzare gli aiuti umanitari dell’UE all’UNRWA e richiedere formalmente il ripristino degli aiuti umanitari statunitensi.

4. Il rispetto rigoroso del diritto internazionale e delle risoluzioni ONU sulla Palestina.

Cliccare per firmare

 

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gaza, 18 minuti per fuggire dall’ospedale. poi i missili e le macerie / chiara cruciati sul “manifesto”, 15 aprile 2025

Gaza, 18 minuti per fuggire dall’ospedale. Poi i missili e le macerie

Chiara Cruciati

il manifesto, 15 aprile 2025

PALESTINA L’attacco israeliano sull’al-Ahli lascia Gaza City senza cliniche, tre pazienti muoiono nel cortile: «Il corpo di mio figlio bruciava, la schiena sanguinava, urlava dal dolore». Stallo nel negoziato al Cairo

A quasi due giorni dal bombardamento israeliano dell’ospedale battista Al-Ahli di Gaza City, i feriti arrivano lo stesso. Se ce li abbiano portati perché non sapevano fosse ormai un cumulo di macerie o perché speravano che qualche reparto fosse ancora funzionante, è difficile dirlo. Non hanno trovato né medici né infermieri, non hanno trovato più l’ospedale.
L’ISTITUTO CRISTIANO è stato colpito dall’aviazione israeliana nella notte tra sabato e domenica, alla vigilia della domenica delle palme. Poco prima l’esercito ne aveva ordinato l’evacuazione immediata. Agli sfollati, i sanitari, i pazienti e i loro familiari ha concesso una manciata di minuti, 18 per l’esattezza, per scappare.
Mentre i missili cadevano sopra il pronto soccorso, chirurgia e radiologia, sopra la farmacia e la stazione dell’ossigeno, mentre l’ultimo ospedale funzionante di Gaza City si accartocciava su se stesso, nel cortile morivano tre pazienti. Un bambino per il freddo, due adulti perché avevano bisogno dell’ossigeno per sopravvivere.
Yousef Abu Shakran, padre di 29 anni, ha stretto tra le braccia il figlioletto Mohammed, cinque anni e ustioni di terzo grado sulla schiena e sulle gambe, subite durante il raid israeliano che la scorsa settimana ha provocato una strage a Shujaeya.
È corso fuori dall’ospedale il più rapidamente possibile: «Il suo corpo bruciava, la schiena sanguinava, urlava dal dolore. Le ferite di tanta gente si sono riaperte, ho visto i familiari di una ragazzina con danni alla spina dorsale che tentavano di alzarla dal letto, ma era pieno di calcinacci». «Siamo usciti dall’ospedale e pochi secondi dopo è stato colpito da due missili, hanno fatto tremare la terra – ha raccontato Abu Shakran ad al-Jazeera – Erano le 2 di notte, non avevamo idea di dove portare nostro figlio. Soffriva e sanguinava. Non ci sono cliniche, non ci sono ospedali».

SUHAIB È TORNATO tra le macerie della sua casa nel quartiere di Zeitoun sulle spalle del fratello. Mezz’ora di strada. Non riesce a camminare, ha una gamba spappolata. L’attacco all’Al-Ahli è stato «giustificato» da Israele allo stesso modo: era un centro militare di Hamas. Nessuna prova e l’ennesimo chiodo sulla bara del sistema sanitario gazawi.
L’ospedale battista è uno dei 36 ospedali della Striscia distrutti o danneggiati dall’offensiva israeliana dal 7 ottobre. Ne rimangono in funzione 21, fa sapere l’Organizzazione mondiale della Sanità.
Un ospedalicidio che fa il paio con il blocco totale degli aiuti umanitari (cibo, medicine, tende) in vigore ormai da un mese e mezzo e che sta ammazzando lentamente Gaza.
Un insieme di pratiche che sta provocando reazioni globali. Si fermano però alle dichiarazioni, senza che seguano misure concrete. Tra queste quelle dell’alta rappresentante Ue agli esteri, Kaja Kallas, nota per la sua vicinanza alle posizioni israeliane ma che ieri ha definito le azioni di Tel Aviv sproporzionate. Più di così non riesce a fare, nonostante i massacri siano quotidiani (quasi 51mila i palestinesi uccisi dal 7 ottobre 2023, a cui si aggiungono 14mila dispersi stimati) e negli ultimi giorni in particolare abbiano preso di mira la cosiddetta «zona umanitaria» di al-Mawasi.
IL FAZZOLETTO di terra lungo la costa meridionale, ridotto a tendopoli, non è mai stata risparmiata dall’esercito israeliano. Ma è tanto più odioso che venga bombardata quando è in corso l’ennesimo sfollamento forzato da Rafah e Khan Younis: gli ordini di evacuazione emessi dall’esercito israeliano spingono famiglie prive di tutto verso una zona che sicura non lo è stata mai. Non è una novità nemmeno questa: da mesi esperti e analisti spiegano bene il significato di «zone sicure», aree in cui la popolazione viene concentrata e poi colpita, pratica che molti leggono come volta a rendere Gaza invivibile, senza speranza, dove non esiste altra alternativa che andarsene.
È quanto avviene a Rafah, circondata su ogni lato e per metà – come dimostrano le immagini satellitari – sotto il totale controllo dell’occupazione israeliana, impegnata in queste ore nella costruzione di una nuova strada che – si immagina – dovrà collegare il corridoio Morag a sud con il Netzarim, al centro.
Israele avanza con il chiaro obiettivo di occupare a tempo indeterminato pezzi di Gaza palestinian-free, mentre al Cairo i tavoli del dialogo non producono risultati. A dare conto dello stallo sono stati ieri i negoziatori, Qatar ed Egitto, dopo la partenza del team di Hamas che ha bocciato ieri la proposta egiziana (45 giorni di cessate il fuoco) perché prevede anche il disarmo del gruppo. Un’altra bozza (che sarebbe stata proposta dallo stesso Israele e a cui Hamas aveva dato iniziale consenso) prevede il rilascio di dieci ostaggi israeliani e informazioni certe sugli altri 48 in cambio di 45 giorni di tregua.
Il tutto all’interno di un quadro che resusciti la seconda fase del precedente accordo, stracciata dalla rottura israeliana della tregua, lo scorso 18 marzo, e che avrebbe dovuto condurre alla fine dell’offensiva. Intanto all’Afp, un membro del politburo del movimento islamico rilanciava la proposta iniziale: tutti liberi in cambio del cessate il fuoco permanente, l’ingresso degli aiuti e il ritiro delle truppe israeliane.
A NETANYAHU però non interessa porre fine alla guerra. L’opinione pubblica israeliana lo ha capito, gli ostaggi sono sacrificabili. La reazione monta tanto più dopo il 18 marzo e le prime vere crepe attraversano l’entità che più di altre tiene unito il paese, l’esercito: dopo la lettera di centinaia di riservisti, ieri ne è giunta un’altra a chiedere la fine dell’offensiva, firmata da 1.525 soldati.
È di ieri anche l’appello di 3.500 professori per «il ritorno degli ostaggi anche al costo di porre fine alla guerra». Perché il punto, nella stragrande maggioranza dei casi, non è il genocidio dei palestinesi ma la perdita di fiducia verso la leadership politica.

https://ilmanifesto.it/gaza-18-minuti-per-fuggire-dallospedale-poi-i-missili-e-le-macerie

Un medico palestinese tra le macerie dell’ospedale battista Al-Ahli di Gaza City – Xinhua/Rizek Abdeljawad

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Gaza, 18 minuti per fuggire dall’ospedale. Poi i missili e le macerie | il manifesto

Israele (Internazionale) A quasi due giorni dal bombardamento israeliano dell’ospedale battista Al-Ahli di Gaza City, i feriti arrivano lo stesso. Se ce li abbiano portati perché non sapevano fosse ormai un cumulo di macerie o perché speravano che qualche reparto fosse ancora funzionante, è difficile dirlo. Non hanno trovato né medici né infermieri, non hanno trovato più

il manifesto
Listen to Jeffrey Sachs (dwnld April 5th, 2025)

YouTube
Listen to Ralph Wilde (dwnld April 5th, 2025)

YouTube

l’entità sionista vuole distruggere sia il presente sia soprattutto il futuro dei palestinesi

Credo che ormai sia chiaro a tutti perché i bambini e le donne sono il principale obiettivo dell’esercito israeliano, nel senso che vengono scelti volontariamente come bersagli: perché gli abitanti dell’entità sionista detta Israele temono di non riuscire a riprodursi abbastanza in fretta, e quindi di venir sopravanzati numericamente dai palestinesi. Se il sopravanzo fosse notevole, mantenere lo stato di apartheid risulterebbe molto più difficile, e la possibilità di rivolte da parte degli oppressi più probabile. Da qui al genocidio il passo è breve, e infatti è stato compiuto. Ora ci avviamo a gran passi alla soluzione finale, senza che non dico l’America, ma nessuno dei governi europei, compreso il nostro schifoso governo fascista, abbia fatto un gesto per fermarli. Buona domenica delle palme a tutti, mi raccomando pregate e non scendete in piazza perché date fastidio

Raffaella Battaglini

da https://www.facebook.com/share/1CLZ9JGJpN/

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Raffaella Battaglini

Credo che ormai sia chiaro a tutti perché i bambini e le donne sono il principale obiettivo dell’esercito israeliano, nel senso che vengono scelti volontariamente come bersagli: perché gli abitanti...

aggiornamenti dalla palestina (maria di pietro), 7 apr. 2025

Aggiornamenti
Maria Di Pietro – Assopacepalestina
07/04/2025

“Siamo rimasti scioccati nel vedere che tutti i martiri erano bambini. Pochissimi sono sopravvissuti con ferite. Tutti i bersagli erano bambini. Qui c’è mia cugina. Che Dio benedica la sua anima. È una bambina”, ha detto un uomo che viaggiava in ambulanza con il corpo della sua giovane cugina.
“Tutti quelli che stanno prendendo di mira sono bambini. Non hanno nulla a che fare con la resistenza o con i combattimenti. Non c’è stato nessun avvertimento”.
Mentre le Nazioni Unite stimano che 100 bambini sono stati uccisi al giorno a Gaza da quando Israele ha ripreso la sua guerra, i palestinesi raccontano ad Al Jazeera l’impatto di un attacco a Khan Younis, domenica notte, che ha ucciso e mutilato diversi bambini.
Un altro uomo, con un bambino ferito, ha detto: “Basta! O ci massacrate una volta per tutte, o fermate subito lo spargimento di sangue. Basta. Dopo 51.000 morti. Quanti corpi dobbiamo consegnare? Trovateci una soluzione. Fame, sete, morte e massacro. Perché? Cosa abbiamo fatto?”.

“Gaza è sempre stata un posto piccolo e gli israeliani lo stanno rendendo ogni giorno più piccolo. Ci stanno strangolando senza cibo e con le bombe che ci cadono addosso”.
“Hanno occupato la collina di al-Muntar dove andavamo a giocare con i nostri figli. Ora sono stazionati lì e possono colpire qualsiasi casa vogliano all’interno di Shujayea”, ha detto Zakia Sami, 60 anni, madre di sei figli di Gaza City che poteva vedere i carri armati che occupavano le alture mentre fuggiva da casa sua dopo che l’esercito aveva ordinato alla famiglia di lasciare il sobborgo orientale di Shujayea.
Le truppe israeliane sono state viste sgomberare il terreno e costruire torri di guardia nelle zone di Gaza che hanno conquistato negli ultimi giorni con la nuova offensiva, ha riferito l’agenzia di stampa Reuters, citando residenti locali.
L’esercito ha emesso ripetuti avvisi di evacuazione forzata a centinaia di migliaia di palestinesi da quando ha ripreso le operazioni a Gaza il 18 marzo, spingendoli in uno spazio sempre più limitato dal mare.

Gaza è purtroppo il luogo più pericoloso per i giornalisti. Negli ultimi 15 mesi sono stati uccisi più di 200 giornalisti.
Si tratta di una media di 13 giornalisti uccisi deliberatamente ogni settimana dall’esercito israeliano.
Le uccisioni compiute da Israele finora includono paramedici, giornalisti e persone con disabilità. Non è una sorpresa che donne e bambini costituiscano la maggioranza degli attacchi deliberati di Israele contro la popolazione di Gaza.
In una cucina comunitaria di Khan Younis sono state uccise sette persone, tra cui tre bambini.
Questa è la realtà. Vengono attaccati e uccisi mentre fanno la fila per il cibo, l’acqua o gli aiuti. Vengono uccisi anche mentre camminano per strada.
Ci dicono che dall’alba di oggi sono state uccise più di 40 persone. (Hani Mahmoud reporter da Gaza City)

Il Forum dei giornalisti palestinesi ha condannato Israele per l’attacco mortale a una tenda che ospitava giornalisti vicino al Nasser Medical Complex di Khan Younis.
Ahmed Mansour ha riportato gravi ferite e ustioni a causa dell’attacco israeliano alla tenda dei giornalisti vicino all’ospedale Nasser.
Il Quds News Network riferisce che il palestinese, che è anche padre, sta lottando per la vita con “ustioni catastrofiche” e che i medici stanno “cercando disperatamente di salvarlo”.
L’agenzia ha riferito che anche un altro dei giornalisti feriti è in condizioni critiche.
Ihab al-Bardini è stato colpito alla testa da schegge che sono uscite dall’occhio.

“Noi del PRCS siamo abituati alle false accuse e alle storie inventate di Israele su ciò che accade nella Striscia di Gaza”, afferma il presidente dell’organizzazione, Younis al-Khatib, durante la conferenza stampa.
“Questo comporta l’assassinio di 15 membri del PRCS. Tuttavia, crediamo che il mondo intero, compresi i rappresentanti dei media, si sia reso conto di chi sta dicendo la verità”.
Sebbene il filmato rilasciato dell’attacco israeliano ai paramedici “sia stato straziante e doloroso”, al-Khatib ha detto che presenta diversi elementi degni di nota che saranno presentati nella conferenza stampa.

I capi di diverse agenzie ONU chiedono il rinnovo del cessate il fuoco a Gaza
Jorge Moreira da Silva, sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore esecutivo dell’UNOPS, si è unito ai capi di altre sei agenzie ONU – OCHA, UNICEF, UNRWA, PAM, OMS e OIM – in una dichiarazione che chiede la fine della crisi umanitaria a Gaza.
La dichiarazione sottolinea che a Gaza non sono entrate forniture commerciali o umanitarie a causa dell’assedio israeliano da oltre un mese.
“Più di 2,1 milioni di persone sono di nuovo intrappolate, bombardate e affamate, mentre, ai punti di passaggio, le scorte di cibo, medicine, carburante e ripari si accumulano e le attrezzature vitali sono bloccate”, si legge.
“Più di 1.000 bambini sarebbero stati uccisi o feriti solo nella prima settimana dopo la rottura del cessate il fuoco, il più alto numero di morti in una settimana tra i bambini di Gaza nell’ultimo anno”.
I leader delle Nazioni Unite hanno notato nella loro dichiarazione che 25 panetterie sostenute dal Programma Alimentare Mondiale durante il cessate il fuoco hanno dovuto chiudere a causa della carenza di farina e gas da cucina pochi giorni fa.
Hanno anche sottolineato che il sistema sanitario di Gaza, parzialmente funzionante, è sovraccarico.
“Le forniture mediche e traumatologiche essenziali si stanno rapidamente esaurendo, minacciando di annullare i progressi faticosamente raggiunti nel mantenere il sistema sanitario operativo”, si legge nella dichiarazione. “Stiamo assistendo ad atti di guerra a Gaza che mostrano un totale disprezzo per la vita umana”.

Almeno 57 persone sono state uccise a Gaza nelle ultime 24 ore e 137 sono rimaste ferite, ha dichiarato l’Ufficio governativo dei media di Gaza nel suo ultimo aggiornamento.
Il numero complessivo di vittime dal 7 ottobre 2023 è ora di 50.752 morti e 115.475 feriti.

Il premier israeliano Netanyahu è a Washington, sta incontrando Trump.
I media israeliani riferiscono che Netanyahu ha preso un volo più lungo per raggiungere Washington per evitare il rischio di un atterraggio di emergenza in Paesi che avrebbero eseguito un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale (CPI) nei suoi confronti.

La guerra a Gaza ha ucciso circa 17.500 bambini dall’ottobre 2023, la maggior parte dei quali è morta in bombardamenti indiscriminati.
Tuttavia, un sottoinsieme profondamente inquietante di queste morti si distingue: i bambini che arrivano ai centri traumatologici con ferite da arma da fuoco.
I medici di Gaza riferiscono di aver visto questi casi quasi ogni giorno. I loro resoconti, confermati da diversi ospedali e nel corso del tempo, suggeriscono uno schema inquietante. Non è un caso. È sistematico.
Il documentario, Kids Under Fire di Al Jazeera’s Fault Lines, indaga su queste atrocità attraverso le testimonianze di operatori sanitari statunitensi che ne sono stati testimoni e racconta la storia di Mira al-Darini, di quattro anni.
Mira è stata colpita da un proiettile alla testa fuori dalla tenda della sua famiglia a Khan Younis, ma è sopravvissuta contro ogni previsione, grazie alla dottoressa Mimi Syed nella sua prima missione a Gaza.
Il caso di Mira non è isolato. I medici americani descrivono di aver curato decine di bambini con ferite quasi identiche, collegando questi orrori alle forze armate israeliane, fortemente sostenute dai finanziamenti statunitensi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha celebrato la Giornata Mondiale della Salute con una dichiarazione sulla lotta di 55.000 donne incinte a Gaza, dove “la gravidanza è offuscata dalla paura a causa della violenza in corso, dello sfollamento e della mancanza di accesso medico”.
Un terzo delle donne incinte a Gaza sta affrontando gravidanze ad alto rischio, ha dichiarato l’OMS.
Circa il 20% dei neonati nasce prematuro, sottopeso o con complicazioni e necessita di cure avanzate difficili da trovare.
“I partner riferiscono che non è stato permesso l’ingresso di attrezzature e medicinali essenziali, come incubatrici portatili, ventilatori per la terapia intensiva neonatale, macchine a ultrasuoni e pompe per l’ossigeno, insieme a 180.000 dosi di vaccini infantili di routine – sufficienti a proteggere completamente 60.000 bambini sotto i due anni – lasciando i neonati e i bambini malati senza le cure salvavita di cui hanno urgentemente bisogno”, ha dichiarato l’organizzazione.

Sam Rose, direttore ad interim dell’UNRWA a Gaza, ha dichiarato che i palestinesi dell’enclave stanno affrontando livelli di fame spaventosi dopo oltre un mese di blocco totale da parte di Israele.
Rose, che è tornato nel Regno Unito circa una settimana fa dopo aver trascorso 16 mesi a Gaza, ha dichiarato ad Al Jazeera che “nessuno ha abbastanza cibo”.
“C’è un aumento massiccio della malnutrizione tra i bambini. Le persone stanno cercando le cose essenziali ogni giorno e devono affrontare periodi prolungati senza cibo a sufficienza”, ha detto.
“Che siano in condizioni di carestia o sull’orlo della carestia, francamente non ha importanza. Sono in condizioni assolutamente disperate e non possono farci nulla”, ha aggiunto.
I bambini sono particolarmente vulnerabili, ha aggiunto Rose, sottolineando che, se privati di un’alimentazione adeguata nei primi due anni di vita, rischiano di subire conseguenze per tutta la vita.
“I loro organi inizieranno a cedere, la loro pelle inizierà a raggrinzirsi e moriranno. E questo è ciò che abbiamo visto a Gaza negli ultimi 16 mesi”, ha affermato.

Cisgiordania
Le principali città della Palestina si sono fermate. I palestinesi hanno chiuso uffici, negozi e scuole.
Lo sciopero di un giorno è in solidarietà con Gaza e chiede la fine del continuo attacco di Israele alla Striscia.
A Hebron si fa appello all’unità araba. A Gerusalemme Est occupata, le strade vuote possono sembrare tranquille, ma lo sciopero riguarda la rabbia che la gente prova.
Dall’inizio della guerra, Israele ha ucciso più di 50.000 palestinesi a Gaza.
A Ramallah, la gente si è riunita per mostrare la propria rabbia di fronte a questo triste numero. I canti hanno condannato Israele e mostrato sostegno alla resistenza.
Nessuno in Palestina pensa che lo sciopero cambierà qualcosa, tanto meno che la guerra finisca. Ma sotto l’occupazione e l’oppressione israeliana, questo atto rappresenta una sfida e un potente simbolo di solidarietà palestinese.

Quando Israele ha iniziato a bombardare Gaza il 7 ottobre 2023, Fayez Atil ha intuito che anche la sua comunità nella Cisgiordania occupata sarebbe stata presto attaccata.
Atil proviene dal villaggio palestinese di Zanuta, una tradizionale comunità di pastori nella Valle del Giordano.
I coloni degli insediamenti illegali israeliani hanno molestato e attaccato il suo villaggio per anni. Tuttavia, la violenza ha subito una brusca escalation dopo che Israele ha lanciato quella che molti descrivono come una guerra “genocida” contro Gaza.
“All’improvviso è sembrata una guerra”, ha detto ad Al Jazeera per telefono.
“Ogni giorno e ogni notte, i coloni illegali cercavano di rubare le nostre pecore o di vandalizzare il nostro villaggio distruggendo le nostre proprietà e le nostre auto”.

Fonti: UN, OCHA, MSF, Al Jazeera, Mondoweiss, Haaretz, UNICEF, Amnesty Int., Reuters, Human Rights Watch, Palestinian Red Crescent Society, Croce Rossa Int., Euro-med Human Rights, Save the children, Unrwa, Defence for children

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aggiornamenti dalla palestina (maria di pietro)

Aggiornamenti
Maria Di Pietro – Assopacepalestina
07/04/2025

“Siamo rimasti scioccati nel vedere che tutti i martiri erano bambini. Pochissimi sono sopravvissuti con ferite. Tutti i bersagli erano bambini. Qui c’è mia cugina. Che Dio benedica la sua anima. È una bambina”, ha detto un uomo che viaggiava in ambulanza con il corpo della sua giovane cugina.
“Tutti quelli che stanno prendendo di mira sono bambini. Non hanno nulla a che fare con la resistenza o con i combattimenti. Non c’è stato nessun avvertimento”.
Mentre le Nazioni Unite stimano che 100 bambini sono stati uccisi al giorno a Gaza da quando Israele ha ripreso la sua guerra, i palestinesi raccontano ad Al Jazeera l’impatto di un attacco a Khan Younis, domenica notte, che ha ucciso e mutilato diversi bambini.
Un altro uomo, con un bambino ferito, ha detto: “Basta! O ci massacrate una volta per tutte, o fermate subito lo spargimento di sangue. Basta. Dopo 51.000 morti. Quanti corpi dobbiamo consegnare? Trovateci una soluzione. Fame, sete, morte e massacro. Perché? Cosa abbiamo fatto?”.

“Gaza è sempre stata un posto piccolo e gli israeliani lo stanno rendendo ogni giorno più piccolo. Ci stanno strangolando senza cibo e con le bombe che ci cadono addosso”.
“Hanno occupato la collina di al-Muntar dove andavamo a giocare con i nostri figli. Ora sono stazionati lì e possono colpire qualsiasi casa vogliano all’interno di Shujayea”, ha detto Zakia Sami, 60 anni, madre di sei figli di Gaza City che poteva vedere i carri armati che occupavano le alture mentre fuggiva da casa sua dopo che l’esercito aveva ordinato alla famiglia di lasciare il sobborgo orientale di Shujayea.
Le truppe israeliane sono state viste sgomberare il terreno e costruire torri di guardia nelle zone di Gaza che hanno conquistato negli ultimi giorni con la nuova offensiva, ha riferito l’agenzia di stampa Reuters, citando residenti locali.
L’esercito ha emesso ripetuti avvisi di evacuazione forzata a centinaia di migliaia di palestinesi da quando ha ripreso le operazioni a Gaza il 18 marzo, spingendoli in uno spazio sempre più limitato dal mare.

Gaza è purtroppo il luogo più pericoloso per i giornalisti. Negli ultimi 15 mesi sono stati uccisi più di 200 giornalisti.
Si tratta di una media di 13 giornalisti uccisi deliberatamente ogni settimana dall’esercito israeliano.
Le uccisioni compiute da Israele finora includono paramedici, giornalisti e persone con disabilità. Non è una sorpresa che donne e bambini costituiscano la maggioranza degli attacchi deliberati di Israele contro la popolazione di Gaza.
In una cucina comunitaria di Khan Younis sono state uccise sette persone, tra cui tre bambini.
Questa è la realtà. Vengono attaccati e uccisi mentre fanno la fila per il cibo, l’acqua o gli aiuti. Vengono uccisi anche mentre camminano per strada.
Ci dicono che dall’alba di oggi sono state uccise più di 40 persone. (Hani Mahmoud reporter da Gaza City)

Il Forum dei giornalisti palestinesi ha condannato Israele per l’attacco mortale a una tenda che ospitava giornalisti vicino al Nasser Medical Complex di Khan Younis.
Ahmed Mansour ha riportato gravi ferite e ustioni a causa dell’attacco israeliano alla tenda dei giornalisti vicino all’ospedale Nasser.
Il Quds News Network riferisce che il palestinese, che è anche padre, sta lottando per la vita con “ustioni catastrofiche” e che i medici stanno “cercando disperatamente di salvarlo”.
L’agenzia ha riferito che anche un altro dei giornalisti feriti è in condizioni critiche.
Ihab al-Bardini è stato colpito alla testa da schegge che sono uscite dall’occhio.

“Noi del PRCS siamo abituati alle false accuse e alle storie inventate di Israele su ciò che accade nella Striscia di Gaza”, afferma il presidente dell’organizzazione, Younis al-Khatib, durante la conferenza stampa.
“Questo comporta l’assassinio di 15 membri del PRCS. Tuttavia, crediamo che il mondo intero, compresi i rappresentanti dei media, si sia reso conto di chi sta dicendo la verità”.
Sebbene il filmato rilasciato dell’attacco israeliano ai paramedici “sia stato straziante e doloroso”, al-Khatib ha detto che presenta diversi elementi degni di nota che saranno presentati nella conferenza stampa.

I capi di diverse agenzie ONU chiedono il rinnovo del cessate il fuoco a Gaza
Jorge Moreira da Silva, sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore esecutivo dell’UNOPS, si è unito ai capi di altre sei agenzie ONU – OCHA, UNICEF, UNRWA, PAM, OMS e OIM – in una dichiarazione che chiede la fine della crisi umanitaria a Gaza.
La dichiarazione sottolinea che a Gaza non sono entrate forniture commerciali o umanitarie a causa dell’assedio israeliano da oltre un mese.
“Più di 2,1 milioni di persone sono di nuovo intrappolate, bombardate e affamate, mentre, ai punti di passaggio, le scorte di cibo, medicine, carburante e ripari si accumulano e le attrezzature vitali sono bloccate”, si legge.
“Più di 1.000 bambini sarebbero stati uccisi o feriti solo nella prima settimana dopo la rottura del cessate il fuoco, il più alto numero di morti in una settimana tra i bambini di Gaza nell’ultimo anno”.
I leader delle Nazioni Unite hanno notato nella loro dichiarazione che 25 panetterie sostenute dal Programma Alimentare Mondiale durante il cessate il fuoco hanno dovuto chiudere a causa della carenza di farina e gas da cucina pochi giorni fa.
Hanno anche sottolineato che il sistema sanitario di Gaza, parzialmente funzionante, è sovraccarico.
“Le forniture mediche e traumatologiche essenziali si stanno rapidamente esaurendo, minacciando di annullare i progressi faticosamente raggiunti nel mantenere il sistema sanitario operativo”, si legge nella dichiarazione. “Stiamo assistendo ad atti di guerra a Gaza che mostrano un totale disprezzo per la vita umana”.

Almeno 57 persone sono state uccise a Gaza nelle ultime 24 ore e 137 sono rimaste ferite, ha dichiarato l’Ufficio governativo dei media di Gaza nel suo ultimo aggiornamento.
Il numero complessivo di vittime dal 7 ottobre 2023 è ora di 50.752 morti e 115.475 feriti.

Il premier israeliano Netanyahu è a Washington, sta incontrando Trump.
I media israeliani riferiscono che Netanyahu ha preso un volo più lungo per raggiungere Washington per evitare il rischio di un atterraggio di emergenza in Paesi che avrebbero eseguito un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale (CPI) nei suoi confronti.

La guerra a Gaza ha ucciso circa 17.500 bambini dall’ottobre 2023, la maggior parte dei quali è morta in bombardamenti indiscriminati.
Tuttavia, un sottoinsieme profondamente inquietante di queste morti si distingue: i bambini che arrivano ai centri traumatologici con ferite da arma da fuoco.
I medici di Gaza riferiscono di aver visto questi casi quasi ogni giorno. I loro resoconti, confermati da diversi ospedali e nel corso del tempo, suggeriscono uno schema inquietante. Non è un caso. È sistematico.
Il documentario, Kids Under Fire di Al Jazeera’s Fault Lines, indaga su queste atrocità attraverso le testimonianze di operatori sanitari statunitensi che ne sono stati testimoni e racconta la storia di Mira al-Darini, di quattro anni.
Mira è stata colpita da un proiettile alla testa fuori dalla tenda della sua famiglia a Khan Younis, ma è sopravvissuta contro ogni previsione, grazie alla dottoressa Mimi Syed nella sua prima missione a Gaza.
Il caso di Mira non è isolato. I medici americani descrivono di aver curato decine di bambini con ferite quasi identiche, collegando questi orrori alle forze armate israeliane, fortemente sostenute dai finanziamenti statunitensi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha celebrato la Giornata Mondiale della Salute con una dichiarazione sulla lotta di 55.000 donne incinte a Gaza, dove “la gravidanza è offuscata dalla paura a causa della violenza in corso, dello sfollamento e della mancanza di accesso medico”.
Un terzo delle donne incinte a Gaza sta affrontando gravidanze ad alto rischio, ha dichiarato l’OMS.
Circa il 20% dei neonati nasce prematuro, sottopeso o con complicazioni e necessita di cure avanzate difficili da trovare.
“I partner riferiscono che non è stato permesso l’ingresso di attrezzature e medicinali essenziali, come incubatrici portatili, ventilatori per la terapia intensiva neonatale, macchine a ultrasuoni e pompe per l’ossigeno, insieme a 180.000 dosi di vaccini infantili di routine – sufficienti a proteggere completamente 60.000 bambini sotto i due anni – lasciando i neonati e i bambini malati senza le cure salvavita di cui hanno urgentemente bisogno”, ha dichiarato l’organizzazione.

Sam Rose, direttore ad interim dell’UNRWA a Gaza, ha dichiarato che i palestinesi dell’enclave stanno affrontando livelli di fame spaventosi dopo oltre un mese di blocco totale da parte di Israele.
Rose, che è tornato nel Regno Unito circa una settimana fa dopo aver trascorso 16 mesi a Gaza, ha dichiarato ad Al Jazeera che “nessuno ha abbastanza cibo”.
“C’è un aumento massiccio della malnutrizione tra i bambini. Le persone stanno cercando le cose essenziali ogni giorno e devono affrontare periodi prolungati senza cibo a sufficienza”, ha detto.
“Che siano in condizioni di carestia o sull’orlo della carestia, francamente non ha importanza. Sono in condizioni assolutamente disperate e non possono farci nulla”, ha aggiunto.
I bambini sono particolarmente vulnerabili, ha aggiunto Rose, sottolineando che, se privati di un’alimentazione adeguata nei primi due anni di vita, rischiano di subire conseguenze per tutta la vita.
“I loro organi inizieranno a cedere, la loro pelle inizierà a raggrinzirsi e moriranno. E questo è ciò che abbiamo visto a Gaza negli ultimi 16 mesi”, ha affermato.

Cisgiordania
Le principali città della Palestina si sono fermate. I palestinesi hanno chiuso uffici, negozi e scuole.
Lo sciopero di un giorno è in solidarietà con Gaza e chiede la fine del continuo attacco di Israele alla Striscia.
A Hebron si fa appello all’unità araba. A Gerusalemme Est occupata, le strade vuote possono sembrare tranquille, ma lo sciopero riguarda la rabbia che la gente prova.
Dall’inizio della guerra, Israele ha ucciso più di 50.000 palestinesi a Gaza.
A Ramallah, la gente si è riunita per mostrare la propria rabbia di fronte a questo triste numero. I canti hanno condannato Israele e mostrato sostegno alla resistenza.
Nessuno in Palestina pensa che lo sciopero cambierà qualcosa, tanto meno che la guerra finisca. Ma sotto l’occupazione e l’oppressione israeliana, questo atto rappresenta una sfida e un potente simbolo di solidarietà palestinese.

Quando Israele ha iniziato a bombardare Gaza il 7 ottobre 2023, Fayez Atil ha intuito che anche la sua comunità nella Cisgiordania occupata sarebbe stata presto attaccata.
Atil proviene dal villaggio palestinese di Zanuta, una tradizionale comunità di pastori nella Valle del Giordano.
I coloni degli insediamenti illegali israeliani hanno molestato e attaccato il suo villaggio per anni. Tuttavia, la violenza ha subito una brusca escalation dopo che Israele ha lanciato quella che molti descrivono come una guerra “genocida” contro Gaza.
“All’improvviso è sembrata una guerra”, ha detto ad Al Jazeera per telefono.
“Ogni giorno e ogni notte, i coloni illegali cercavano di rubare le nostre pecore o di vandalizzare il nostro villaggio distruggendo le nostre proprietà e le nostre auto”.

Fonti: UN, OCHA, MSF, Al Jazeera, Mondoweiss, Haaretz, UNICEF, Amnesty Int., Reuters, Human Rights Watch, Palestinian Red Crescent Society, Croce Rossa Int., Euro-med Human Rights, Save the children, Unrwa, Defence for children

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אליאנהDalaine (@Daline_Dee_99) on X

Il NYT ha pubblicato questo video trovato sul cellulare di un paramedico assassinato,che contraddice le puttanate che l'IDF ha detto,sul fatto che non erano riconoscibili. Li hanno assassinati volutamente, davanti agli occhi,inermi,del mondo. Serve una Norimberga senza precedenti

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Il NYT ha pubblicato questo video trovato sul cellulare di un paramedico assassinato,che contraddice le puttanate che l'IDF ha detto,sul fatto che non erano riconoscibili. Li hanno assassinati volutamente, davanti agli occhi,inermi,del mondo. Serve una Norimberga senza precedenti

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Emelia (@vikingwarior20) on X

First moments the school was bombed today. Imagine all this happening and no one care 😡😡😡😡😡😡😡😡😡😡 You will care when your turn comes …………… soon

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