Evento RoR: Serigrafia Live e Proiezione "To Kill a War Machine" - DeLollis Underground

De Lollis Underground, venerdì 12 dicembre alle ore 17:00 CET

H. 17 Serigrafia Live (Porta la tua maglia nera)

H. 18 Proiezione + Cena vegana per inguaiatx

La proiezione del documentario “To Kill a War Machine” si inserisce nelle iniziative di avvicinamento all’ormai consueto appuntamento anti carcerario del 31 dicembre a Roma: un momento di condivisione e di lotta contro il carcere e la società che ne ha bisogno.

La solidarietà con chi è sequestrato nelle carceri e nei Cpr va costruita e diffusa attivamente soprattutto in momenti come questo in cui la reazione statale si fa più aspra e spietata.

Come ben sappiamo la repressione colpisce duramente chi lotta e chi si impegna quotidianamente a resistere. Il messaggio dello stato e del suo apparato securitario è chiaro, la repressione arriva per chiunque tenti di uscire fuori dal seminato. Nell'ultimo periodo sono arrivate notifiche di nuove indagini e denunce nel contesto della mobilitazione a fianco della Palestina.

Ecco perchè è sempre più fondamentale stringersi attorno e sostenere chi si impegna attivamente nella lotta.

Proprio per questo motivo dopo la proiezione ci saranno un aperitivo benefit e un dj set per sostenere le spese legali di un gruppo di inguaiatx che hanno attraversato le lotte per la Palestina in modo informale o individuale, al di là dei grandi movimenti, dei gruppi e delle strutture militanti. La solidarietà è una delle armi in nostro possesso per spezzare il meccanismo statale che isola, divide e distrugge chi resiste e contrattacca.

Esprimere complicità con le inguaitx e le bevutx è necessario per non lasciare nessunx alla mercè di giudici, pm e guardie, e per evitare di responsabilizzare singoli e singole lasciando che paghino da solx il prezzo della lotta.

Un abraccio allx attivistx di Prisoners for Plaestine in sciopero della fame.

Tarek, Anan, Ali, Mansour, Stecco, Luigi, Bak e Ale liberx.

https://roma.convoca.la/event/evento-ror-serigrafia-live-e-proiezione-to-kill-a-war-machine-delollis-underground

Discussione +Aperitivo Benefit Spese Legali

Rifondazione Larossaprimavera, domenica 14 dicembre alle ore 17:00 CET

Anche a Roma, come nel resto d’Italia, la scure della repressione si abbatte su chi è sceso in strada al fianco di Alfredo Cospito durante il suo sciopero della fame contro 41 bis e ergastolo ostativo.
I primi di Gennaio prenderà il via un processo contro tredici persone per i fatti avvenuti a piazza Trilussa il 28 gennaio 2023, il processo dovrebbe entrare nel vivo in primavera, nello stesso periodo in cui nelle stanze del Ministero della Galera si discuterà della permanenza di Alfredo nel circuito carcerario di tortura bianca che è il 41 bis.
Come parte degli imputati in questo processo vorremmo usare il procedimento a nostro carico per dare nuovo slancio alla lotta in solidarietà ad Alfredo, in solidarietà ai prigionieri rivoluzionari.  Contro la galera e il mondo che sottende.
Per discutere di questo e di come il carcere duro sia sempre meno che una semplice ipotesi per i prigionieri e di come a cascata le misure repressive colpiscano le varie forme di resistenza e lotta ci vediamo domenica 14 dicembre alle 17:00 alla Fondazione “ La Rossa Primavera “.  A seguire aperitivo benefit per le spese legali.

https://roma.convoca.la/event/discussione-aperitivo-benefit-spese-legali

█ Betlem recupera la llum de Nadal després de dos anys: "Tant de bo porti una mica d'esperança" ▓▒░ El 2023 i el 2024, la ciutat on va néixer Jesús va cancel·lar la decoració nadalenca en solidaritat amb els palestins de Gaza
https://www.3cat.cat/3catinfo/betlem-recupera-la-llum-de-nadal-despres-de-dos-anys-tant-de-bo-porti-una-mica-desperanca/noticia/3384265/?ext=MASTODON_SOCIAL

#3catinfo #cisjordania #proximorient #religio #nadal #palestina #internacional

Kaja Kallas și Mike Waltz, în 🇯🇴#Iordania pentru a discuta despre ajutorul umanitar pentru #Gaza.

🔗 https://wp.me/p9KpFA-4YvE

#Știri #Palestina #Israel #FâșiaGaza

LA PURGA DI NETANYAHU E GAZA COME PROVA DI UNA DITTATURA NASCENTE

- capire come funziona il nostro "alleato" e partner di scambi di armi e sicurezza digitale, alias stato canaglia.

di Lavinia Marchetti

Da Haaretz apprendiamo che un colonnello della riserva, German Giltman, con una carriera lunga e solida, vede bloccata la propria promozione perché ha osato dire, davanti alle telecamere, che non intende servire in un esercito di uno Stato privo di democrazia. Il suo “reato” consiste nella partecipazione a Brothers and Sisters in Arms, il movimento di riservisti che ha guidato la mobilitazione contro la riforma giudiziaria, diventato poi macchina di soccorso civile dopo il 7 ottobre e di nuovo attore politico quando la guerra (poi trasformatasi in genocidio) è entrata nella fase di logoramento permanente. La decisione del ministro della Difesa Israel Katz di fermare la sua nomina non è un capriccio personale, ma un messaggio bello chiaro a chi osa non concordare col governo terrorista di Israele. Ravit Hecht lo riassume in Haaretz con una formula che ci mostra in modo cristallino il quadro politico: «Le epurazioni politiche che ora raggiungono ogni angolo del settore pubblico rappresentano una delle espressioni più tangibili della dittatura nascente sotto la guida di Netanyahu». Uno stato che non solo ha l'atomica, ma che ha il "vizio" di aprire fronti di guerra ovunque, oltre a perpetrare un genocidio da due anni, con gli USA come cagnolini che li seguono pedissequamente. Quindi, la cosa, non è un fatto di poco conto, per tutti noi.

Da anni Benjamin Netanyahu vive in conflitto strisciante con le alte sfere della sicurezza. Capo di stato maggiore dopo capo di stato maggiore, ex direttori dello Shin Bet e del Mossad, hanno lasciato l’uniforme e, ai microfoni, raccontato la diffidenza e il disprezzo politico per il premier. Da una parte il leader di un blocco politico disposto a sacrificare il sistema istituzionale pur di preservare il potere personale; dall’altra un establishment militare conservatore, ma ancora legato a un’idea minima di continuità statale e di “interesse nazionale” che non coincide con la sopravvivenza giudiziaria del primo ministro. Uno schifo da ambo le parti. Non c'è il bene o il male, ma solo capire gli esiti possibili di questa lotta al potere.

Katz, ministro della Difesa di scarso peso reale, sfrutta la propria funzione per attaccare il capo di stato maggiore Eyal Zamir e segnare un punto nella contabilità interna al Likud. Gli serve visibilità davanti a un elettorato radicalizzato, stanco di generali che parlano di “limiti” nella guerra, esasperato da qualsiasi voce anche lievemente diversa dalla linea di un’Operazione permanente e senza freni. Hecht descrive Katz come un “comparsa” che si agita in un conflitto più grande di lui, e proprio per questo tanto più aggressivo verso chiunque nel mondo militare porti il marchio delle proteste democratiche.

Il punto è molto più semplice di quanto sembri: avere un esercito guidato da fedelissimi, pronti a eseguire senza obiezioni i desideri del capo di governo, significa arrivare alle prossime elezioni, o a una fase istituzionale ancora più instabile, con il monopolio delle armi legali nelle mani del blocco al potere. Brothers and Sisters in Arms diventa un bersaglio simbolico, anche mafioso, e l’accanimento verso Giltman ha un valore fortissimo perché colpisce un’organizzazione che rappresenta il contrario del sogno autoritario di Netanyahu. Brothers and Sisters in Arms nasce nel 2023 dalla scelta di migliaia di riservisti di legare il proprio servizio all’esistenza di una democrazia minima: niente più arruolamento a oltranza dentro uno Stato che cancella il controllo dei giudici e trasforma l’esercito in braccio armato di un regime illiberale. Soprattutto grazie a loro abbiamo anche dati certi del genocidio.

Questi ex soldati hanno posto problemi sui limiti all’uso di forza, hanno obiettato davanti a ordini di distruzione totale, e soprattutto si sono permessi di sollevare dubbi sul rapporto tra obiettivi militari e catastrofe umanitaria. Per questo stanno rischiando l’accusa di tradimento. La purga non riguarda solo promozioni e incarichi. È un lavoro di selezione antropologica: tenere vicino chi accetta la fusione tra identità nazionale, progetto coloniale e sopravvivenza giudiziaria del premier e spingere ai margini chi prova a difendere criteri diversi.

Hecht parla di «dittatura nascente», e questo vale soprattutto per Gaza, che diventa laboratorio coloniale di un potere ormai quasi libero da freni interni. Dopo 80 anni di brutale colonialismo, il "laboratorio" è diventato mattatoio e la macchina militare, sostenuta da un governo che include figure apertamente suprematiste è diventata esecutrice dei peggiori crimini possibili contro l'umanità. Nel linguaggio dei regimi, si tratta della transizione da esercito di Stato a esercito del capo. Una evoluzione che attraversa spesso fasi intermedie, fatte di nomine mirate, punizioni esemplari, campagne mediatiche contro generali ritenuti tiepidi. In Israele, il fallimento del 7 ottobre offre al governo un pretesto potente: attribuire tutta la responsabilità alle forze di sicurezza per coprire quella politica, e usare la “colpa” dell’establishment militare come chiave per riplasmarlo secondo le esigenze della coalizione.

IL METODO NETANYAHU

L’articolo di Hecht suggerisce che Netanyahu abbia individuato nei ministeri più sensibili, Giustizia, Sicurezza nazionale, Difesa, i propri arieti personali. A Levin viene affidato il compito di aprire una breccia definitiva nel sistema giudiziario. A figure come Ben-Gvir e Smotrich la delega per radicalizzare polizia, amministrazione civile nei territori occupati, burocrazie del controllo quotidiano sul popolo palestinese. Katz ha la missione di piegare il sistema militare, umiliando generali recalcitranti e promuovendo funzionari del tutto allineati con la visione del premier.

Questo metodo si basa su alcuni elementi costanti.

Anzitutto l’assenza di responsabilità personale. Netanyahu rifiuta esplicitamente qualsiasi forma di assunzione di colpa per il 7 ottobre. Quel buco nero diventa al contrario leva retorica per giustificare un’“Operazione” generalizzata, sul piano militare a Gaza e su quello istituzionale all’interno. Mentre il massacro viene indicato come “pogrom” senza precedenti dopo la Shoah, l’intera struttura di comando che avrebbe dovuto impedirlo viene trattata come corpo estraneo da subordinare definitivamente. Poi il ricatto implicito verso il blocco di destra. Qualsiasi critica interna rischia di essere associata al campo “di sinistra”, alle proteste, all’“élite dei generali”. Un ministro ambizioso, in questo quadro, trae vantaggio dal mostrarsi più zelante di tutti nella caccia ai “traditori”. Katz interpreta alla lettera questo copione. Infine la preparazione di una fase elettorale o di crisi ancora più aspra. Hecht osserva che Netanyahu vuole arrivare al prossimo passaggio decisivo con le agenzie di sicurezza «riempite di suoi uomini». Qui la parola “riempite” indica una trasformazione strutturale: non piccoli aggiustamenti, ma un cambio profondo di composizione. Quando la polizia, l’esercito e soprattutto il mossad, vedono affluire ai vertici figure politicamente selezionate, le regole che guidano l’uso della forza cambiano natura. Da fuori, soprattutto se lo sguardo resta concentrato su Gaza, la partita interna al sistema israeliano può sembrare dettaglio marginale. In realtà l’una alimenta l’altra. La distruzione della società palestinese procede di pari passo con la concentrazione di potere nelle mani di un gruppo dirigente che ritiene l’intero spazio tra il Giordano e il mare un teatro di sovranità esclusiva ebraica, privo di limiti esterni o interni.

COSA SIGNIFICA PER GAZA E WEST BANK?

Per chi guarda da Gaza, da Ramallah e dalle diaspore, questa trasformazione produce un esito ancora più devastante. Un Israele guidato da un blocco completamente autoritario, sorretto da un esercito filtrato per fedeltà politica, difficilmente arresterà la propria corsa verso annessione definitiva, pulizia etnica strisciante, demolizione delle condizioni di vita palestinesi. Tanto più che ormai anche l'opinione pubblica ha tradito la sua ferocia e la sua volontà o genocidaria convinta, o negazionista. La “dittatura nascente”, in questo senso, non rappresenta tanto una minaccia per i cittadini israeliani, ma coincide con l'annessione totale della Cisgiordania e l'eliminazione/epurazione di un popolo intero.
Le epurazioni iniziano così, genocidio, finta tregua ma genocidio a toni più bassi, calo dell'attenzione e poi, una promozione bloccata, un colonnello messo ai margini perché ha pronunciato la parola “democrazia” davanti a un microfono. Molto presto, se nessuno se ne accorge, quelle stesse epurazioni diventeranno un'arma contro chiunque si opponga, dentro o fuori i confini. La storia conosce bene queste traiettorie. Se fino ad ora abbiamo visto un genocidio devastante, presto, nel silenzio, potremmo assistere alla cancellazione totale della Palestina e all'apertura di altri fronti. Non dimentichiamo della follia del "Grande Israele". Tutto sembra andare in questa direzione.

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@attualita

BENEFIT SPESE LEGALI PER I PRIGIONIERI PALESTINESI IN ITALIA

Bisaboga, sabato 6 dicembre alle ore 15:00 CET

https://balotta.org/event/benefit-spese-legali-per-i-prigionieri-palestinesi-in-italia

Simone Cumbo "Verso il nulla" - musica "Earth" Dylan John Sparkes

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█ La visita del canceller alemany Merz a Israel, cop a la legalitat internacional ▓▒░ Alemanya és el principal exportador europeu d'armes a Israel, país sota acusació per genocidi a Gaza, i l'entrevista amb Netanyahu també obvia l'ordre de cerca i captura emesa pel[…]
https://www.3cat.cat/3catinfo/la-visita-del-canceller-alemany-merz-a-israel-cop-a-la-legalitat-internacional/noticia/3384225/?ext=MASTODON_SOCIAL

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📰 «Presto la fase 2 della pace, ma nessuno Stato di Palestina». Netanyahu vuole la sconfitta totale di Hamas: «Come la Germania dopo il nazismo»

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🔗 https://www.open.online/2025/12/07/israele-gaza-netanyahu-pace-stato-palestina/