La tempestiva azione del Gruppo Marina consentì di salvaguardare molte delle opere della Marina

La Marina fu anche protagonista nella liberazione di Venezia. Il 28 aprile il Gruppo Marina, che faceva capo al contrammiraglio Franco Zannoni, appartenente al Comitato Centrale Militare, alle dipendenze del C.L.N., entrò in azione sin dall’alba in concorso con le squadre dei gruppi dei partiti inquadrate per sestiere, riunite sotto il comando del capitano di corvetta Carlo Zanchi. Furono occupate le caserme San Daniele e Sanguinetti, l’ex comando della Marina Repubblicana, vari uffici distaccati, il circolo ufficiali, i Cantieri A.C.N.I.L. e Celli, il Magazzino viveri di San Biagio. Il Gruppo attaccò a mano armata l’Arsenale, disperdendo con il fuoco delle armi gli ultimi residui centri di resistenza del forte reparto della Marina tedesca che aveva protetto la fuga del comando tedesco dell’Arsenale. Fu lanciato un ultimatum che prevedeva che i tedeschi lasciassero l’Arsenale entro le 16, senza attuare il piano distruttivo previsto e senza far saltare la polveriera della Certosa. Poco prima dell’ora di scadenza fu alzata la bandiera nazionale sui pennoni delle torri e il capitano di vascello Rosario Viola, per delega del C.L.N., assunse il comando temporaneo dell’Arsenale, nominando il colonnello delle Armi Navali Alberto Gerundo direttore di Marinarmi e il tenente colonnello del Genio Navale Alfio Denaro, direttore di Maricost. La tempestiva azione del Gruppo Marina consentì di salvaguardare molte delle opere della Marina; l’Arsenale, in particolare i macchinari e i bacini, aveva già subito notevoli danni a opera dei tedeschi. Gli oltre trecento uomini della X MAS, con i loro ufficiali e l’armamento al completo, si asserragliarono nella caserma Sant’Elena; dovettero essere condotte lunghe trattative poiché essi richiedevano salvacondotti che li mettessero al sicuro dall’azione dei partigiani; cosa che il C.L.N. non voleva dare. Fu necessario un ultimatum dato il 29 per arrivare alla resa, che si svolse il 30, in concomitanza con l’arrivo dei reparti dell’Esercito regolare, dei commando alleati e degli NP della Marina. Grazie all’arrivo dei commando il Gruppo Marina di Lido poté procedere all’occupazione delle principali batterie, che fino ad allora avevano minacciato di aprire il fuoco sulla città, al disarmo del personale della Difesa e alla cattura dei numerosi mezzi della Marina Repubblicana, compresa una motosilurante.
Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale, Anno XXIX, 2015, Editore Ministero della Difesa

L’ultima fase dell’azione partigiana a Venezia si intensificò nel mese di aprile del 1945, dopo che il 10 aprile le forze alleate avevano attaccato la Linea Gotica. A Venezia, ancora una volta, si ripresenta una situazione unica per gli spazi e le modalità con cui si svolse l’Insurrezione. L’obiettivo comune era quello di preservare la città nel suo complesso, nel suo patrimonio storico e artistico, nel suo patrimonio archivistico legato alle amministrazioni e ai ministeri fascisti, nel patrimonio industriale di Porto Marghera <230. L’andamento iniziale dell’insurrezione fu quindi lento, parziale, anche per timore delle rappresaglie e dell’isolamento di cui Venezia godeva rispetto al fronte militare di terra. In seguito, tra il 25 e 26 aprile, il moto insurrezionale si fece più forte, grazie ad un più convinto intervento della popolazione locale. Ancora fondamentale fu la rivolta dei detenuti che si tenne nel carcere di Santa Maria Maggiore il 26 aprile del 1945, e le insurrezioni operaie che si ebbero in molte fabbriche di Marghera. Nella notte del 27 aprile i volontari dei GAP e delle brigate cittadine riuscirono ad occupare la caserma di San Zaccaria <231. Solo agli inizi di maggio furono isolate e sconfitte le ultime cellule di fascisti che ancora presidiano i punti strategici o le caserme, come accadde con la X MAS a Sant’Elena <232, l’8 maggio del 1945. In questo clima avvenne quindi la mediazione con le forze tedesche grazie alla partecipazione, come mediatore, del patriarca Piazza, che non era mai stato vicino alla resistenza <233. L’intervento del patriarca come responsabile delle trattative fu promosso, oltre che per salvaguardare la città e i cittadini, anche per interessi politici di arginamento delle forze partigiane più a sinistra. Questo episodio fece discutere molti aderenti alla resistenza già all’epoca <234. Il 28 aprile, in Piazza San Marco, mentre le truppe alleate entravano in città, una grande manifestazione fece sventolare nel cielo il tricolore. Venezia era libera, la guerra era terminata.
[NOTE]
230 ERNESTO BRUNETTA, La lotta armata: spontaneità e organizzazione, in GIANNANTONIO PALADINI, MAURIZIO REBERSCHAK, GIUSEPPE TATTARA (a cura di), La Resistenza nel Veneziano, Università di Venezia, Istituto Veneto per la Storia della Resistenza, Venezia, 1985, p. 437.
231 Ivi, p. 439.
232 Ivi, p. 438.
233 MAURIZIO REBERSCHAK, I cattolici veneti tra fascismo e antifascismo, in EMILIO FRANZINA (a cura di), Movimento cattolico e sviluppo capitalistico, atti della giornata di studi (Venezia, 1974), Marsilio, Venezia, Padova, 1974
234 GIULIO BOBBO, La lotta resistenziale a Venezia, in GIULIA ALBANESE, MARCO BORGHI (a cura di) Memoria resistente: la lotta partigiana a Venezia e provincia nel ricordo dei protagonisti, Istituto veneziano per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea, Nuova Dimensione, Venezia, Portogruaro, 2005, p. 234
Francesco Donola, Armando Pizzinato: pittore partigiano, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2022-2023

In quasi tutte le parrocchie, comunque, si verificarono scontri armati, più o meno accaniti, tra le parti: «I tedeschi parevano furie scatenate; sparavano in tutte le direzioni; si temeva quasi una rappresaglia»; a Noale, però, la nutrita sparatoria ingaggiata dai fuggitivi, col timore di un’imboscata, non ebbe risposta e «fu assicurato alle staffette tedesche libero il passaggio e così il paese non ebbe a soffrire alcun danno per la ritirata» <492. A quanto riportato dalle cronistorie, comunque, furono scongiurati tragici spargimenti di sangue e, all’arrivo degli alleati, il 30 aprile, il bilancio era di qualche caduto, in entrambi gli schieramenti, e qualche prigioniero tedesco arresosi. Fortunatamente, l’unico episodio di “rappresaglia” nei confronti della popolazione, si risolse, a Peseggia [frazione del comune di Scorzè, in provincia di Venezia], da parte di alcune SS, nell’atto di chiudere a chiave nel campanile, un gruppo di ostaggi. Nulla di paragonabile alle decine di vittime che, con il proprio corpo, protessero la ritirata nazifascista lungo quel tristemente famoso percorso, rievocato da Egidio Ceccato in “Il sangue e la memoria” <493. A differenza di quanto accadde in alcune parrocchie in corrispondenza di altri eventi significativi, quali, ad esempio, la caduta di Mussolini, questa volta, i curati non poterono esimersi dal celebrare con «festoso scampanio» <494 l’avvenuta liberazione, facendo da sfondo allo sventolio di bandiere e fazzoletti con il quale la popolazione dava sfogo al proprio entusiasmo.
[…] I contenuti di un volantino del C.L.N., rinvenuto fra gli incartamenti della prefettura repubblicana veneziana per l’anno 1945, fanno presagire il subitaneo riaffiorare delle contrapposizioni ideologiche in concomitanza con il volgere al termine della parentesi resistenziale e, di conseguenza di quella che fu, senza giri di parole, rassegnata convivenza e forzata collaborazione; i «corvi neri» “che un giorno si sono inchinati al fascismo e ne hanno incensato i capi e le loro opere tentano ora di spacciare la falsa moneta del loro patriottismo per usare della vostra opera e del vostro sacrificio […]. Stanno ancora col piede sui due piatti della bilancia, pronti ad abbandonarvi e negare se il vento dovesse cambiare direzione. Lavorano nel silenzio e nel mistero per non rilevare ora la loro identità. […] continuano la loro trama diretti da un papa già fascista, ora filo-inglese, domani ancora fascista se gli avvenimenti e l’interesse dovesse consigliarli [sic] di mutare bandiera”. All’esortazione «Diffidate dei preti!», seguivano i capisaldi della polemica anticlericale, ossia le accuse rivolte al clero di tenere i fedeli lontani dalla cultura «in stato di ignoranza, di inferiorità, perché non scopriate le loro menzogne per dominarvi con l’oscurantismo e la paura. […] Siate uomini e non schiavi della sottana nera» [27 gennaio 1945] <498.
[NOTE]
498 ACS, cit., cat. K42, b. 50, fasc. 92, «Venezia. Attività del clero».
492 Don E. Neso, Cronaca relativa alla parrocchia di Noale. Dicembre 1943-Giugno 1945, op. cit., p. 3.
493 E. Ceccato, Il sangue e la memoria, op. cit.
Daiana Menti, Il clero del Miranese dall’inizio del Novecento alla seconda guerra mondiale nelle sue relazioni con le pubbliche autorità, Tesi di Laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, Anno Accademico 2012-2013

#1945 #aprile #Città #clero #CLN #curati #DaianaMenti #fascisti #FrancescoDonola #frazione #GiulianoManzari #Liberazione #maggio #Marina #Militare #MiranoVE_ #NoaleVE_ #parroci #partigiani #provincia #Resistenza #ScorzèVE_ #tedeschi #Venezia

4-6 novembre, roma: ix edizione de “il progetto e le forme di un cinema politico” – liberazione / liberazioni

LIBERAZIONE/LIBERAZIONI
IX edizione de

“Il progetto e le forme di un cinema politico” 

Dal 4 al 6 novembre 2025:
giornata di studio, rassegna cinematografica e
riflessione critica sull’attualità della Resistenza.

ROMA

Libreria Spazio Sette
Cinema Farnese
Teatro Palladium

Torna a Roma, dal 4 al 6 novembre 2025, Il progetto e le forme di un cinema politico, la rassegna ideata e curata dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD) in collaborazione con la Fondazione Gramsci, giunta quest’anno alla sua nona edizione.

Pensata come un laboratorio aperto di pensiero critico e confronto interdisciplinare, l’iniziativa si articola in una giornata di studio e in una rassegna cinematografica, con l’obiettivo di esplorare il cinema non solo come prodotto artistico o documento del reale, ma come strumento attivo di riflessione politica. Il progetto propone una definizione più ampia e profonda di cinema politico: un linguaggio capace di agire sulla percezione del mondo, interrogando la memoria, la storia, i conflitti e le trasformazioni in corso attraverso il potere delle immagini.

Quest’anno, il titolo scelto – Liberazione/Liberazioni – risuona con particolare forza, perché la rassegna si colloca nel quadro dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, ricorrenza che, ben oltre la celebrazione rituale, invita a un rinnovato esercizio di pensiero critico e consapevolezza storica. L’anniversario del 1945 cade infatti in un momento cruciale della storia italiana ed europea, in cui le democrazie sembrano sottoposte a una crescente pressione.

Il cuore della rassegna e della riflessione critica sarà dunque non solo il momento storico della Liberazione e il cinema del dopoguerra – che ha inaugurato la stagione più fertile del cinema italiano – ma anche, e soprattutto, le forme di cinema politico emerse dopo il 25 aprile 1945, con linguaggi e visioni capaci di intercettare il presente e proiettarlo oltre, verso nuove possibilità di resistenza, memoria e trasformazione sociale.

Il programma si apre martedì 4 novembre con una intensa giornata di studio presso la Libreria Spazio Sette di Roma. A inaugurare i lavori saranno i saluti istituzionali di Vincenzo Vita, presidente dell’AAMOD, e di Francesco Giasi, direttore della Fondazione Gramsci. Seguiranno tre momenti di riflessione articolati tra mattina e pomeriggio, con il coinvolgimento di studiosi e studiose che, da prospettive diverse, affronteranno il tema della liberazione, della resistenza e delle sue risonanze nel cinema e nella società contemporanea.

Il primo intervento sarà a cura di Ermanno Taviani, che introdurrà il tema “Cinema e Liberazioni”, ponendo le basi teoriche per l’intera giornata. Paolo Speranza interverrà con una relazione dedicata alla rappresentazione della Resistenza nel cinema italiano, ripercorrendo l’evoluzione di un immaginario cruciale nella narrazione collettiva del dopoguerra. Maurizio Zinni si concentrerà invece sulle revisioni cinematografiche della Liberazione, con un intervento dal titolo provocatorio: Solo un muro pieno di buchi, in cui analizzerà le retoriche e le fratture emerse nel corso degli anni. A dialogare con i relatori sarà Alessia Cervini, nel ruolo di discussant.

Dopo una breve pausa, la sessione proseguirà con due voci che offriranno sguardi non eurocentrici: Samuel Antichi rifletterà sul ruolo della macchina da presa come strumento di lotta e protezione all’interno della pratica documentaria palestinese, mentre Donatella della Ratta porterà una lecture-performance intitolata Violenza speculativa, incentrata sulle promesse non mantenute e sulle contraddizioni della narrazione visiva nei contesti di conflitto. Giacomo Ravesi accompagnerà la discussione con un focus critico su questi contributi.

Nel pomeriggio, coordinati da Christian Uva, si alterneranno le voci di Matteo Cavalleri, che esplorerà l’antropologia etica della Resistenza attraverso l’analisi di soggetti e figure emblematiche, e Micaela Veronesi, con un intervento dedicato alle donne nei documentari resistenziali, mettendo in luce i linguaggi che hanno costruito la memoria femminile del Novecento. Valerio Romitelli proporrà un approfondimento su Il campo giusto di Elio Cicchetti, un film partigiano mancato ma emblematico per le riflessioni che solleva. A chiudere, Alma Mileto offrirà uno sguardo sul cinema contemporaneo, interrogandosi su come il concetto di liberazione venga ereditato e rielaborato dalle nuove generazioni. Il pomeriggio si concluderà con il contributo di Alexander Höbel.

La rassegna cinematografica prenderà il via mercoledì 5 novembre al Teatro Palladium, con una selezione di film che attraversano il cinema della Liberazione e quello più recente, con uno sguardo trasversale sulle estetiche del dissenso e sulle narrazioni di resistenza. A introdurre la serata sarà Stefania Parigi. La prima proiezione sarà Roma città libera, diretto nel 1946 da Marcello Pagliero, un’opera cardine del neorealismo, ambientata in una Roma liberata ma ancora ferita dalla guerra. Il film, girato in gran parte in esterni, racconta la vita di due giovani marginali in una città che cerca di ritrovare un senso e un’identità. Una pellicola dallo stile sobrio e disilluso, che mostra una capitale notturna, cupa e desolata, abitata da piccoli espedienti, generosità improvvise e una malinconia profonda.

Seguirà Corbari di Valentino Orsini, del 1970, che rievoca la vicenda storica di Silvio Corbari, partigiano romagnolo simbolo della resistenza armata. Il film si distingue per un’aderenza rigorosa ai fatti e per la tensione morale che attraversa l’intero racconto, incarnata da un giovane Giuliano Gemma in una delle sue interpretazioni più intense. Girato in pieno clima post-sessantottino, Corbari rilegge la lotta partigiana alla luce delle battaglie politiche del presente, con una regia vibrante e un’impostazione chiaramente militante.

La giornata si chiuderà con Caccia tragica di Giuseppe De Santis, del 1947, una delle opere fondative del cinema neorealista a sfondo sociale. Ambientato nel secondo dopoguerra, il film racconta la caccia a una banda di criminali che ha assaltato un camion di viveri destinato a una cooperativa agricola. In bilico tra western rurale e parabola morale, Caccia tragica mette in scena la fragilità del patto democratico appena nato, il peso delle disillusioni e la necessità di una nuova coscienza collettiva. La proiezione avverrà in pellicola 35mm.

Giovedì 6 novembre, sempre al Palladium, la programmazione proseguirà con Austerlitz di Sergei Loznitsa, film documentario del 2016 che esplora il turismo della memoria nei campi di concentramento nazisti. Attraverso lunghe inquadrature fisse, Loznitsa mostra visitatori che scattano selfie o consumano panini tra le baracche, restituendo un’immagine disturbante della banalizzazione del male e della trasformazione dei luoghi della tragedia in scenari da cartolina.

A seguire sarà proiettato Nome di battaglia: donna, il film di Daniele Segre del 2016, che raccoglie testimonianze vive, potenti e commoventi di partigiane italiane, restituendo loro voce, corpo e spazio. Una pellicola preziosa, in cui la resistenza al fascismo si intreccia con quella contro il patriarcato, e dove la memoria orale diventa una forma attiva di lotta politica.

Chiuderà la giornata A Fidai Film di Kamal Aljafari, presentato nel 2024 e girato tra Palestina, Germania, Brasile, Francia e Qatar. Il film, sperimentale e stratificato, si sviluppa come un dialogo con l’assenza e con le immagini negate, costruendo un montaggio ipnotico tra i resti del cinema palestinese disperso o censurato. Al termine della proiezione è previsto un incontro con il regista, in dialogo con Wasim Dahmash.

La rassegna si concluderà al Cinema Farnese con due opere che riportano il discorso alla memoria famigliare e al contesto storico italiano. Il primo titolo è La Liberazione, un film di famiglia, un progetto firmato da Michele Manzolini e Paolo Simoni, che unisce fonti d’archivio, materiali privati e riflessione storiografica per offrire una visione intima e collettiva insieme del 25 aprile. Presentato da Paolo Simoni, il film invita a rileggere la Liberazione attraverso gli occhi delle famiglie italiane, in un dialogo tra la grande e la piccola storia.

A seguire sarà proiettato Le stagioni del nostro amore di Florestano Vancini (1966), film intenso che narra la storia di un intellettuale disilluso, interpretato da Enrico Maria Salerno, che ripercorre le proprie scelte giovanili e la stagione della Resistenza, interrogandosi sul senso dell’impegno nella società del boom economico. Una riflessione amara e profonda sulla memoria, l’identità e la coerenza etica, resa ancora più attuale dall’instabilità del presente.

informazioni e PROGRAMMA completo:
https://slowforward.net/wp-content/uploads/2025/10/liberazione-liberazioni_-programma-nov-2025.pdf

#AAMOD #cinema #CinemaFarnese #cinemaPolitico #FondazioneArchivioAudiovisivoDelMovimentoOperaioEDemocratico #FondazioneGramsci #Liberazione #Liberazioni #Resistenza #SpazioSette #TeatroPalladium

Le pattuglie tedesche ispezionavano ogni angolo della capitale

“Attorno a questo lavorio c’era il consenso, anzi la complicità della popolazione: oneste famigliole borghesi, umili case operaie, ospitavano, sfamavano chi era costretto ogni notte a cambiar domicilio, tenevano in serbo carte pericolose; impiegati, funzionari fornivano informazioni, tessere, bolli, documenti falsi; fornai facevano il pane per gruppi di patrioti, trattorie sfamavano celatamente gente braccata, chirurghi aprivan la pancia a malati immaginari, monacelle di clausura accoglievano ebrei e renitenti alla leva, sacerdoti trasmettevano messaggi segreti in confessionale. […]. Ci accomunava l’attesa per tutti uguale, l’angoscia per tutti uguale di un male vicino, nostro o di persone care, la speranza ferma contro quel limite, il giorno della liberazione; al di là del quale non ci raffigurava nulla, solo una gran luce entro cui tutto sarebbe stato facile, il pensare, l’operare, il lasciare passare gli anni” <72.
Borghesi, studenti, donne cercarono in ogni modo di contribuire con gesti di ribellione verso gli invasori e di solidarietà verso gli oppressi, correndo enormi rischi per la propria incolumità e per quella dei propri familiari. Le pattuglie tedesche ispezionavano ogni angolo della capitale, si trovavano a pochi metri l’una dalle altre, con fucili spianati e camionette pronte a caricare gli oppositori, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, e come ci è stato raccontato dai protagonisti di quegli anni drammatici. Il coprifuoco fu istituito alle ore 17, le retate divennero più frequenti, così come le ruberie: eppure, clandestinamente, la rete di aiuto divenne sempre più fitta. Si cercava di procurare una maggiore quantità di materie prime, come ad esempio ortaggi o animali, per sfamare i fuggitivi, i ripostigli delle case vennero dotati di nascondigli improvvisati. Frequente divenne l’uso della loro carta annonaria <73, di cui i clandestini erano ovviamente privi, per poter prendere razioni di cibo da condividere con loro: esibendo questo documento nominale era possibile rivolgersi a venditori autorizzati e acquistare prodotti alimentari. I fuggiaschi iniziarono ad affluire in numero sempre più considerevole anche dalle campagne, in primis da quelle abruzzesi e ciociare. La situazione divenne ancora più critica: non c’erano più ferrovie, ed erano saltate tutte le linee di comunicazione, gas e luce, le riserve di cibo erano sempre più scarse e i prezzi degli alimenti era salito in maniera esorbitante, soprattutto pane, pasta, farina e olio. Nessuno pensava di fare qualcosa di speciale, tutti si rimboccavano le mani per rendere meno arduo il sopravvivere quotidiano, come abbiamo visto. Portare medicine ai feriti, ospitare fuggiaschi, ricercati ed ebrei, condividere cibo: ciascuno nel proprio (grande) piccolo, trascorse i mesi dell’occupazione attuando una forma di resistenza, armata e non. La Roma di quei mesi è stata sempre più spesso descritta con tre parole: fame, freddo, paura.
Fame, problema quotidiano a cui cercavano di provvedere le donne, spesso iniziando una fila interminabile all’alba, per poter almeno comprare le razioni di cibo utili a sfamare la propria famiglia. e quante volte, all’arrivo del proprio turno, i forni si scoprivano vuoti: nacquero da questa situazione gli assalti, con immediate fucilazioni per le donne che se ne erano rese protagoniste. Il freddo accompagnò tutto il periodo dell’occupazione, senza contare che i continui furti dei tedeschi negavano alla popolazione non solo di poter sfruttare le proprie risorse alimentari, ma anche l’uso di stufette e beni di prima necessità, per sopravvivere alle intemperie. Paura. Ma su questo non credo sia necessario spendere parole per spiegarne il perché.
[…] Dopo 272 giorni di sofferenze, violenze e privazioni, il 4 giugno 1944 Roma venne liberata dagli Alleati. Ma, nel mese di maggio, visse forse la fase più drammatica della sua occupazione: i tedeschi intensificarono i controlli e i divieti divennero più stringenti, con l’obiettivo di intimorire le bande partigiane, mettendole nella condizione di rinunciare a qualsiasi rappresaglia, evitando così l’insurrezione. Così non fu, Roma continuò a essere divisa in zone controllate militarmente da gruppi del Cnl. Coordinati fino a quel momento da una giunta con a capo Giorgio Amendola, Sandro Pertini e Riccardo Bauer e organizzati con radio, staffette e pattuglie, i partigiani compirono vere e proprie azioni militari per reagire all’occupazione. In quei giorni di maggio tutti questi gruppi vennero posti sotto il comando del capitano Roberto Bencivenga, in contatto con i comandi alleati che fornivano armi e organizzavano azioni di disturbo alle colonne tedesche, sabotaggi ai mezzi e alle linee di trasporto e alle vie di comunicazione più usate: strade e telefoni in primis. Inoltre, divenne più attiva la partecipazione della popolazione, turbata dall’eccidio delle Fosse Ardeatine, dopo la deportazione degli ebrei nell’ottobre precedente.
Nel frattempo, gli eserciti alleati si avvicinarono a Roma, dopo aver rotto la linea Gustav, un sistema di fortificazioni eretto dai tedeschi verso il fronte abruzzese, e aver superato le montagne di Gaeta e Terracina. Anzio e la Casilina furono le prime zone in cui giunsero e immediatamente partì l’ordine del generale Albert Kesselring di battere in ritirata, per attirare gli Alleati lungo la linea gotica (il sistema di fortificazioni costruito nella parte settentrionale della penisola), e cercando nel frattempo di limitare le perdite tra i propri uomini. Il 27 maggio iniziò la ritirata, con i tedeschi che comunque difesero le vie di Roma, per consentire a tutti i militari di attraversare la città e dirigersi verso nord. Sulla Casilina si ebbe lo scontro più duro, con i tedeschi che resistettero per cinque giorni, salvo poi dover cedere agli attacchi degli angloamericani, che si aprirono così la strada per Roma il 1° giugno. Strada che, come abbiamo visto, era ormai priva delle principali linee di comunicazione: si chiese quindi ai romani di fare uno sforzo per cercare di rendere praticabili i pochi impianti non andati distrutti. Squadre armate di cittadini risposero all’appello mettendosi a lavoro: la collaborazione con gli Alleati divenne sempre più simbiotica.
Il 3 giugno i tedeschi abbandonarono definitivamente la capitale; il pomeriggio del 4, la Quinta divisione dell’esercito americano, guidata dal generale Mark Clarck entrò a Roma attraverso le strade provenienti da sud. Ma i tedeschi, prima di abbandonare definitivamente la città, compirono un’ultima strage, l’eccidio de la Storta, una località sulla via Cassia, in cui vennero trucidati gli ultimi prigionieri di via Tasso: 14 persone, 12 italiani, un inglese e un polacco, tra cui sindacalisti, partigiani ed ex ufficiali. Roma comunque era ufficialmente di nuovo libera: gli angloamericani furono accolti con giubilo, mentre Ivanoe Bonomi venne convocato in Campidoglio e nominato nuovo Presidente del Consiglio, a seguito di un incontro con i rappresentanti delle Nazioni Unite. Persone di ogni fede e partito si recarono sotto la finestra di papa Pio XII in piazza San Pietro, inneggiando al suo nome e ringraziandolo per quanto fatto nei lunghi mesi di occupazione. Il re Vittorio Emanuele III mantenne fede ai patti stipulati nei mesi precedenti con la corrente antifascista, ritirandosi a vita privata: la questione monarchica venne rimandata al dopoguerra, nel frattempo il figlio Umberto ottenne la luogotenenza.
Pochi mesi dopo i fatti raccontati, si procedette all’apertura delle cave sull’Ardeatina, e a una prima identificazione dei cadaveri sepolti nella fossa comune. Un’immagine che rimanda a ciò che era a quel punto Roma: libera dagli occupanti, ma non dai propri fantasmi. E con un futuro da (ri)costruire con una parola d’ordine: libertà.
[NOTE]
72 Monelli, Roma 1943, cit., p. 339.
73 Ribattezzata dai romani come “tessera della fame”.
Cristiana Di Cocco, L’occupazione tedesca di Roma. Il diario di Giulio Di Legge, Roma TrePress, 2023

#1943 #1944 #alleati #aprile #clandestini #CristianaDiCocco #ebrei #fame #fascisti #freddo #fuggiaschi #giugo #Liberazione #maggio #marzo #novembre #partigiani #paura #rappresagle #Resistenza #roma #tedeschi

fiap – federazione italiana associazioni partigiane: i prossimi incontri (ottobre)

Federazione Italiana Associazioni Partigiane

Siamo lieti di invitarvi alle prossime iniziative di ottobre

che si terranno presso la

Casa della Memoria e della Storia (via San Francesco di Sales, 5 – Roma, e altre sedi)

segue testo in txt:

2 ottobre FIRENZE / 4 ottobre ROMA 2025 ore 15.30 – 19.30

Chille de la balanza – Fondazione Ernesto Rossi

Gaetano Salvemini Gabinetto Vieusseux

in collaborazione con

Casa della Memoria e della Storia, Roma

Università degli studi di Firenze Comune di Firenze

Circolo Gobetti, Firenze Fondazione Critica liberale

Fondazione Circolo Fratelli Rosselli

Fondazione Giacomo Matteotti Pacini editore

Pisa Fondazione Spadolini Nuova Antologia

Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea

FIAP Federazione Italiana Associazioni Partigiane

promuovono

a cento anni dal

“NON MOLLARE”

Convegno di Studi

Firenze – Roma

FIRENZE, Gabinetto Vieusseux

giovedì 2 ottobre 2025, ore 9,30-18,00

ore 9,30 Saluto introduttivo, Riccardo Nencini

Presidente Gabinetto Vieusseux

Saluti istituzionali – ore 10,15

Introduce e presiede

Ariane Landuyt (Fondazione Rossi-Salvemini)

Intervengono

Gabriele Paolini (Università di Firenze)

Il “Non Mollare” nella storia del giornalismo italiano

Marino Biondi (Università di Firenze)

Scrivere in clandestinità

Giulia Tellini (Università di Firenze)

La casa del “Non Mollare”: il ruolo di Amelia Pincherle

Rodolfo Vittori (Fondazione Rossi-Salvemini)

I protagonisti del “Non Mollare”

Introduce e presiede – ore 14,30

Paolo Bagnoli (Fondazione Spadolini Nuova Antologia)

Intervengono

Francesco Torchiani (Università di Pavia)

Salvemini e il “Non Mollare”

Patrizia Guarnieri (Università di Firenze)

Dopo il “Non Mollare”: intellettuali antifascisti in fuga

Mimmo Franzinelli (Fondazione Rossi-Salvemini)

Ernesto Rossi nel laboratorio (e nella memoria) del “Non Mollare”

ore 16,00 Chille de la balanza, “Non Mollare”: Teatro di libertà

ore 16,30 Tavola rotonda: L’attualità del “Non Mollare”

Introduce e presiede

Fulvio Conti (Università di Firenze)

Intervengono

Vannino Chiti (Istituto Storico Toscano della Resistenza

e dell’Età contemporanea)

Agnese Pini (“Quotidiano Nazionale”)

Valdo Spini (Fondazione Circolo Fratelli Rosselli)

Gian Antonio Stella (“Corriere della Sera”)

_______________________

_______________________

ROMA, Casa della Memoria e della Storia

sabato 4 ottobre 2025

ore 15,30-19,30

Via San Francesco di Sales, 5

ore 15.30 Introduce e presiede

Andrea Ricciardi

(FIAP e Fondazione Rossi-Salvemini)

Saluti istituzionali

Luca Aniasi, presidente FIAP

Bianca Cimiotta Lami, vicepresidente FIAP

Matteo Stefanori, Casa della Memoria e della Storia, Roma

Intervengono

Sergio Bucchi (Università La Sapienza, Roma)

Salvemini, l’Italia liberale e la democrazia

Antonella Braga (Fondazione Rossi-Salvemini)

Tre riviste libere: “Rivoluzione liberale” “IlCaffè”, “Non Mollare”

Fabio Vander (Senato della Repubblica)

I comunisti e il “Non Mollare”

Mimmo Franzinelli (Fondazione Rossi-Salvemini)

Il “Non Mollare” contro le fake-news di Regime

ore 17,30 – Chille de la balanza “Non Mollare”. Interviste impossibili

ore18,00 Tavola rotonda: “Non mollare”: la libertà di stampa tra ieri e oggi

Introduce e presiede

Andrea Ricciardi

(FIAP e Fondazione Rossi-Salvemini)

Intervengono

Roberta Carlini (Istituto Universitario Europeo, Firenze)

Eric Jozsef (“Libération”)

Enzo Marzo (“Critica Liberale”)

Francesca Schianchi (“La Stampa”)

______________________________

Venerdì 10 Ottobre ore 17.30

Casa della Memoria e della Storia

Via San Francesco di Sales, 5 – Roma

Presentazione del volume

Vite, carte, memorie. Archivi di donne in Toscana

a cura di Rosalia Manno, Aurora Savelli

Anna Scattigno, Monica Valentini

Edizioni Effigi 2024.

Fiap in collaborazione con Archivia – Casa Internazionale delle Donne

________________________________

22 ottobre dalle ore 15.00 e 23 ottobre dalle ore 10.00 alle ore 20.00

Casa della Memoria e della Storia

Via San Francesco di Sales, 5 – Roma

CONVEGNO: La ri/nascita dell’associazionismo partigiano e democratico: riflessioni fra passato e presente (1945-2025).

seguirà programma

Iniziativa per l’80 della Liberazione con ANVRG

con le Associazioni della Casa della Memoria e della Storia.

Il convegno di studio promosso dall’ANVRG

presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma

con la collaborazione delle Associazioni

si propone di delineare il quadro tutt’altro che pacificato

che portò alla nascita delle associazioni combattentistiche e di reduci partigiani nel contesto del primissimo secondo dopoguerra italiano.

Le riflessioni saranno sia di carattere storiografico, affidate a relatori di chiara fama, che di carattere interno alle associazioni stesse.

Non mancherà una riflessione sulla nascita della cultura storiografica

della Resistenza, incarnata fin dalla fine degli anni Quaranta dall’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia

(oggi Istituto Nazionale Ferruccio Parri)

_____________________________________

Venerdì 24 ottobre 2025 ore 17.30

Casa della Memoria e della Storia

Via San Francesco di Sales, 5 – Roma

Convegno Romano AFI

25 Aprile 1945 e dintorni.

Documenti postali, francobolli e altre forme di divulgazione

dal 1929 alla Repubblica

Associazione Filatelica Numismatica Italiana

Fondazione Bruno Buozzi

___________________________________

Mercoledì 29 ottobre 2025 ore 17.30

Casa della Memoria e della Storia

Via San Francesco di Sales, 5 – Roma

Presentazione del volume

La stele e le stelle. Memoir d’Eritrea di Tina Iannotta

Saluti di Bianca Cimiotta Lami – Vicepresidente FIAP

Dialogano con l’autrice Sonia Marzetti Storica e Vicepresidente

FIAP Roma e Lazio e

Sonia Gallico – Autrice di pubblicazioni sulla Tunisia.

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili in sala

L’iniziativa verrà trasmessa in diretta streaming sulla Pagina Facebook della FIAP: https://www.facebook.com/FIAPItalia

#antifascismo #antifascisti #CasaDellaMemoriaEDellaStoria #donne #FederazioneItalianaAssociazioniPartigiane #Fiap #guerraDiLiberazione #guerraPartigiana #Liberazione

Log into Facebook

Log into Facebook to start sharing and connecting with your friends, family, and people you know.

Facebook

Il PCI solidarizzava con i Vietcong, ripensando alla Resistenza in Italia

Contro l’idea del ‘tradimento’ degli ideali resistenziali e la concezione rivoluzionaria e classista della Resistenza portata avanti dai movimenti (e da alcune frange del partito, per la verità), il PCI oppose (e ripropose) una narrazione della Resistenza entro la cornice togliattiana della svolta di Salerno: una Resistenza interclassista e democratica, fortemente ancorata al concetto di ‘popolo’, legata semanticamente a quello di ‘nazione’, costruita discorsivamente sull’unione delle diverse componenti sociali e politiche del paese (quelle progressiste, ovviamente) <20. In occasione del ventennale della Resistenza, il 25 aprile del 1965, si invocava una «nuova unità operaia e democratica» , mentre l’anno seguente un giovane Achille Occhetto, dal 1963 segretario della federazione giovanile, parlava <21 della Resistenza nei termini di «vittoria del popolo» e «guerra di popolo». Contro la ‘Resistenza rossa’ si scagliò anche Paolo Spriano <22, opponendo la «verità storica» alla formula coniata dal movimento studentesco. E la verità (neanche a dirlo) risiedeva proprio nell’elemento popolare: «quando si vuole adoperare la formula ‘ci fu una sola Resistenza e fu Resistenza proletaria’, si dice cosa non vera: non vera nella realtà, poiché alla Resistenza parteciparono forze sociali e politiche diverse, non vera neppure nelle intenzioni comuniste, nella piattaforma che i comunisti le davano. […] La Resistenza che è culminata nell’insurrezione al Nord, fu un grande sommovimento di popolo, fu vittoriosa, anche perché il PCI, che tanta parte ebbe nel suscitarlo, intese profondamente questo carattere unitario, nel quale la classe operaia assunse una funzione di direzione, una funzione positiva, nazionale nuova». <23
Sarebbe certamente tedioso fare un elenco delle centinaia di articoli e le decine di pubblicazioni sulla Resistenza che uscirono intorno alla metà degli anni settanta, soprattutto per il trentennale, nel 1975, ma è opportuno semmai metterne in luce alcuni aspetti. Tra questi, vale la pena ricordare il ruolo importante assunto dal discorso sul Vietnam. Tra la metà degli anni sessanta e la metà del decennio successivo, infatti, ‘popolo’ e ‘Resistenza’ si trovarono con altissima frequenza sullo stesso asse discorsivo della narrazione delle lotte del popolo vietnamita contro l’imperialismo statunitense. «Ha diritto il popolo del Viet Nam del Sud a essere indipendente e libero e unito anche se questo turberà ‘l’equilibrio’ a sfavore dell’imperialismo americano nel sud-est asiatico?», chiedeva retoricamente Mario Alicata ai lettori de l’Unità nei giorni dell’evacuazione di Hanoi nel luglio del 1966. E ancora: «Ha diritto l’imperialismo americano a massacrare impunemente un popolo, a trascinare il mondo verso un conflitto generalizzato, per opporsi all’inarrestabile marcia dei popoli verso la loro indipendenza nazionale, sol perché in alcuni paesi tale bandiera è stretta nel pugno in primo luogo dai comunisti?». <24
In generale, sulla stampa di partito, la semantizzazione del discorso sul Vietnam si basava sul alcuni fondamentali assunti: l’eroismo del popolo vietnamita <25, la sua forza <26, il suo coraggio <27, la sua unità <28, la sua volontà <29, il suo sacrificio <30, la sua conseguente invincibilità <31; la rappresentazione biblica del re Davide contro il gigante Golia <32; la denuncia del genocidio di un popolo e di una ‘guerra sporca’ <34; il collegamento locale/globale, tra la lotta del popolo vietnamita e la lotta dei popoli del mondo (tra cui quello italiano) <35; il discorso sulla ‘guerra di popolo’ <36; la congiunzione spirituale tra la Resistenza del popolo italiano e la resistenza del popolo vietnamita. Ciò che collegava narrativamente i due popoli era proprio la vitalità degli ideali resistenziali. Nel ventennale della Resistenza italiana, nel 1965, Enrico Berlinguer spiegava, in un articolo su l’Unità dal titolo evocativo, “La Resistenza oggi”, che l’attualità della lotta partigiana era data da «ciò che [avveniva] nel mondo», e cioè «l’attacco barbaro che gli americani [stavano conducendo] contro il popolo del Viet Nam», e «ciò che [accadeva] in Italia» contemporaneamente, ossia «un’offensiva padronale e un’involuzione politica che [mettevano] in causa le conquiste fondamentali delle classi lavoratrici e le prospettive stesse di un’avanzata del nostro regime democratico». Perciò, concludeva, non era retorico l’appello che aveva fatto Longo «perché l’Italia della Resistenza [fosse] tutta, moralmente, politicamente, e in tutte le forme concrete che si renderanno necessarie, con la Resistenza del popolo del Viet Nam». <37
È presente in questo passo un nodo fondamentale del pensiero e della politica berlingueriana, poi anche base discorsiva del ‘compromesso storico’. In Italia, come in altre parti del mondo per certi aspetti affini, la possibilità di scivolamento nella crisi istituzionale, cioè di un’involuzione politica e di un rovesciamento delle conquiste democratiche a opera di forze reazionarie sempre presenti nel tessuto sociale, gettava un’ombra perenne sul paese.
È a partire dagli anni sessanta, dunque, che l’idea della crisi era entrata in sordina nel discorso del partito. Il XII congresso, svoltosi a Bologna tra l’8 e il 15 febbraio del 1969, rilevando l’approssimarsi della conclusione dell’esperimento del centrosinistra, aveva sottolineato la necessità di una «nuova maggioranza di forze laiche e cattoliche» che fosse «espressione politica dell’aggregazione di un nuovo ‘blocco politico’ di classi e ceti sociali». Ma se inizialmente la crisi era concettualizzata eminentemente come fenomeno <38 politico, in seguito, nel corso degli anni settanta e con i primi segnali di recessione, fu sempre più spesso presentata anche come questione economica. Il XIII congresso, infatti, tenutosi a Milano tra il 13 e il 17 marzo del 1972, registrava lo stato di crisi politico-economica in cui versava il paese, che si era generato grazie alle storture di una crescita non (o mal) regolamentata. Un episodio drammatico come la strage di piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969, aveva nel frattempo concorso a rafforzare gli scenari più bui <39. Per «isolare e per battere il fascismo», aveva scritto Alessandro Natta su Rinascita del luglio 1973, occorreva «una politica capace di risolvere in termini di libertà, giustizia, di progresso i problemi delle masse popolari» attraverso un «incremento di libertà e di giustizia» e l’«espansione della partecipazione e del controllo popolare». <40
[NOTE]
20 Bassi, “Una guerra semantica”. Si veda la figura n. 21, Carlo Levi, “25 aprile”, l’Unità, XL, 113 (25 aprile 1963), in appendice iconografica. Nell’illustrazione era scritto: «Se per la prima volta noi ci incontrammo insieme nella nuova coscienza di lotta e di rivolta, nel sangue, nell’azione sbocciata come un fiore, questo nuovo valore, questa è la Resistenza. Se questo primo seme comune, sotterrato negli anni, ha germogliato nuovo a un luglio di popolo per l’oggi, per il dopo, questa è la Resistenza».
21 “A venti anni dalla gloriosa insurrezione nazionale del 25 aprile. Trionfino gli ideali della Resistenza con una nuova unità operaia e democratica”, l’Unità, XLII, 113 (25 aprile 1965).
22 Achille Occhetto, “Andare avanti”, l’Unità, XLIII, 113 (25 aprile 1966).
23 Paolo Spriano, “Ancora sull’antifascismo tra i giovani. ‘Resistenza rossa’?”, l’Unità, XLVIII, 139 (23 maggio 1971).
24 Mario Alicata, “Il mondo a una svolta”, l’Unità, XLIII, 178 (24 luglio 1966).
25 Si parlava, per esempio, di «eroica lotta del popolo vietnamita, m.d.b., “Esaltante incontro di massa con le donne vietnamite”, l’Unità, XLIX, 299 (1° ottobre 1972), o di «eroici combattenti per la libertà», “Gli USA rispettino i patti!”, l’Unità, XLIX, 299 (1° novembre 1972).
26 “Un crimine immane che non ha piegato il Vietnam. Il martirio di un popolo”, l’Unità, L, 23 (24 gennaio 1973).
27 L’articolo “Hanoi: senza il sabotaggio di Nixon oggi nel Vietnam ci sarebbe la pace”, l’Unità, XLIX, 299 (1° novembre 1972) parlava per esempio di «lotta coraggiosa del popolo vietnamita».
28 Per esempio, in “Il Vietnam della tempesta”, l’Unità, XLV, 33 (3 febbraio 1968) si parlava di «un intero popolo» e di «lotta di tutto un popolo».
29 Per esempio: «il nemico non ha spezzato la volontà dell’eroico popolo del Vietnam», “‘Libertà e unità della Patria’ scopo della lotta del Vietnam”, l’Unità, L, 1 (2 gennaio 1973); «rafforzano il popolo vietnamita nella sua determinazione di combattere e vincere», “Continua la lotta e la vigilanza dei popoli mentre riprendono gli incontri di Parigi”, l’Unità, L, 1 (2 gennaio 1973).
30 Si parlava sovente di «popolo martoriato», “Gli USA rispettino i patti!”, l’Unità, XLIX, 299 (1° novembre 1972); di «sacrificio del popolo del Vietnam» e ancora di «popolo martoriato», “Manifestazioni e iniziative in tutta Italia”, l’Unità, XLIX, 350 (22 dicembre 1972).
31 Per esempio: «[Nixon] vuole sterminare tutto un popolo, ma il popolo vietnamita è come la terra, che sempre fa rinascere i suoi germogli e la vita», “Le donne protagoniste dell’esaltante manifestazione al Flaminio. Da ogni quartiere, da ogni comune per le loro sorelle del Vietnam”, l’Unità, XLIX, 299 (1° ottobre 1972).
32 Si vedano: «Oggi lo stesso popolo tiene testa, in condizioni di incredibile sproporzione di forza e con un incredibile coraggio, alla più grande potenza industriale del mondo, alla più avanzata tecnologia militare» “Il Vietnam della tempesta”, l’Unità, XLV, 33 (3 febbraio 1968); «La più potente e feroce macchina di guerra del mondo non è riuscita a soffocare la voce di libertà e indipendenza di un piccolo popolo», “I bombardamenti sono cessati. Ora si deve conquistare la pace”, l’Unità, XLV, 294 (2 novembre 1968).
33 Erano frequenti le espressioni come «barbaro genocidio», “Chi sono i Vietcong’”, l’Unità, XLV, 33 (3 febbraio 1968), o «barbaro massacro», “Manifestazioni e iniziative in tutta Italia”, l’Unità, XLIX, 350 (22 dicembre 1972).
34 Per esempio: “Alla notizia dell’accordo che pone fine alla sporca guerra nel Vietnam emozione ed entusiasmo in tutta Italia”, l’Unità, L, 24 (25 gennaio 1973).
35 Si diceva per esempio: «Una data storica che segna la vittoria dell’eroico popolo del Vietnam e di tutte le forze democratiche e di pace del mondo intero», “Accordo di pace. Continui la mobilitazione e la vigilanza”, l’Unità, L, 23 (24 gennaio 1973). Si veda anche “Una storica vittoria dell’eroico Vietnam e di tutti i popoli del mondo”, l’Unità, L, 24 (25 gennaio 1973).
36 «È la guerra di popolo che si sviluppa. Oggi colpisce il nemico più forte che mai, e non isolatamente, ma su tutto l’arco del fronte interno che risulta tutto in movimento, scompaginato da un’iniziativa militare e politica che rivela non solo uno slancio eroico inimmaginabile ma una linea politica robusta, nazionale, legata alle masse, profondamente connaturata con le esigenze di libertà e indipendenza tradizionali del popolo vietnamita», “No all’aggressione”, l’Unità, XLV, 33 (3 febbraio 1968). Sullo stesso numero, a pagina 8 e a caratteri cubitali: “Generazioni di vietnamiti in lotta per la libertà e l’indipendenza contro gli stranieri. Una guerra di popolo”, l’Unità, XLV, 33 (3 febbraio 1968).
37 Enrico Berlinguer, “La Resistenza oggi”, l’Unità, XLII, 113 (25 aprile 1965).
38 Alberto Cecchi (ed.), Storia del PCI attraverso i congressi (Roma: Newton Compton, 1977), pp. 321-322.
39 Dalla metà degli anni settanta, peraltro, il discorso sulla Resistenza (e sul popolo) risentirono del clima complicato dalla tensione sociale. Per esempio, nel giugno 1974 Arrigo Boldrini scriveva: «La risposta inequivocabile che la schiacciante maggioranza del popolo italiano ha dato al terrorismo degli squadristi neri contiene anche una indicazione che occorre cogliere in tutto il suo significato: gli ideali della Resistenza che furono a base del patto costituzionale e della nascita della Repubblica debbono permeare profondamente l’azione di ferma difesa dell’ordine democratico e debbono ispirare tutta la nostra vita sociale», “La Resistenza e le Forze armate”, l’Unità, LI, 150 (2 giugno 1974).
40 Alessandro Natta, “Per un modo nuovo di governare”, Rinascita, XXX, 27 (6 luglio, 1973)
Giulia Bassi, Parole che mobilitano. Il concetto di ‘popolo’ tra storia politica e semantica storica nel partito comunista italiano, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 2015-2016

#1963 #1965 #1968 #1972 #1973 #GiuliaBassi #guerra #Liberazione #lotta #partigiani #PCI #popolo #Resistenza #Vietcong #Vietnam

Con l’armistizio tentarono la costituzione di una Guardia Nazionale

Per meglio comprendere le opposte politicizzazioni cui furono soggetti i soldati, esposti ai «megafoni che gridano promiscuamente in lingue politiche diverse» <1270, è necessario approfondire i termini con cui, nell’autunno del 1944, si arrivò all’arruolamento di migliaia di volontari provenienti dalle fila partigiane.
Già nel corso della guerra fascista, il Regio Esercito confermò la propria diffidenza nei confronti di uomini particolarmente motivati come i volontari. Temuti portatori di un sistema di valori slegato dalla semplice obbedienza all’autorità, la loro fedeltà politica materializzatasi nell’assunzione dell’onere del combattimento metteva implicitamente in discussione la legittimità di una gerarchia, incardinata sull’obbligo giuridico e personale di servire la patria in armi.
Il volontarismo per la guerra fascista fu visto da Mussolini come un’occasione per confermare il ruolo di guida del Partito, ma proprio l’istituzione militare era diffidente di fronte a forme troppo aperte di politicizzazione.
[…] Dopo l’armistizio l’arruolamento di volontari ebbe una storia parimenti travagliata, i partiti di sinistra proposero proprio il volontarismo come condizione per ricostruire un Esercito screditato <1272. Alla supposta incompetenza dei quadri dirigenti, compromessi con il fascismo e responsabili di una guerra perduta, venne contrapposto lo slancio che i volontari avrebbero potuto portare ad una struttura stanca e burocratica. Lo spirito patriottico dei volontari avrebbe potuto ridare linfa e spirito combattivo anche ai militari di leva. Presentati come quieti, fedeli ed obbedienti, i soldati sarebbero stati vittime dell’inettitudine degli alti gradi, responsabili della guerra fascista.
I governi che si susseguirono nel corso della Guerra di Liberazione promulgarono due bandi per l’arruolamento di volontari, emessi però in condizioni e con obiettivi molto diversi.
Dopo il 25 luglio, i partiti riammessi all’agone politico dopo la destituzione di Mussolini, sopratutto quelli con un’anima più “rivoluzionaria” come il Partito d’Azione ed il Partito Comunista Italiano, si diedero da subito una politica militare che avrebbe dovuto fare i conti con il Regio Esercito e con il suo ruolo istituzionale. Il PCI chiese al governo di siglare la pace con gli Alleati e di iniziare la guerra contro i tedeschi <1273. Con l’Armistizio i comunisti, assieme agli altri partiti antifascisti, tentarono la costituzione di una Guardia Nazionale – un nome che rimandava a fasti risorgimentali e giacobini – che potesse affiancare le truppe regolari nella lotta contro i tedeschi. Ogni tentativo fu frustrato dal rifiuto dei militari di armare delle formazioni politicizzate <1274.
All’indomani dell’8 settembre, Ferruccio Parri ribadì agli stupiti rappresentanti dei servizi segreti americani la sua intenzione di organizzare un’armata di volontari da affiancare alle truppe regolari nella lotta contro i tedeschi, suscitando in Allen Dulles una certa diffidenza. Nei mesi seguenti, il Partito d’Azione fu fra i maggiori assertori del volontarismo come mezzo di rinnovamento delle forze armate <1275.
Il giorno dell’armistizio, le richieste di armi da parte dei “volontari” si moltiplicarono <1276. Come ricorda Giuseppe Conti, ci fu chi cercò di fare del volontariato antifascista «uno strumento nuovo di guerra, in contrapposizione all’ormai superato esercito monarchico», ma anche chi cercò di organizzare un volontariato meno politico e ostile alle forze armate regie <1277.
Con lo stabilizzarsi della situazione nel “Regno del sud”, Badoglio cercò di regolare definitivamente la questione. Nella porzione di terre liberate i volontari cominciarono ad essere arruolati da privati cittadini più o meno vicini ai partiti, allo scopo di dimostrare la volontà degli italiani di combattere e di sottrarre alla monarchia il monopolio dell’ancora inesistente sforzo bellico per il concorso alla liberazione della penisola. A Bari l’iniziativa passò nelle mani degli antifascisti, nella forma di un manifesto affisso a firma del Fronte Nazionale d’Azione, composto dai quattro partiti presenti in città. Il Prefetto ordinò l’arresto del tipografo e dei due esponenti del PdA e del PCI responsabili di aver diffuso dei manifestini incoraggianti per l’arruolamento <1278. Allo stesso tempo, un gruppo di monarchici organizzò una colonna volontari che avrebbe dovuto tanto combattere i tedeschi, quanto puntellare la monarchia di fronte ad una temuta rivolta comunista, che si sarebbe dovuta manifestare anche durante il congresso di Bari nel gennaio del 1944 <1279.
Il IX Corpo d’Armata propose di organizzare un vero e proprio «partito dell’ordine» con i reduci della Grande guerra, in modo da contrastare l’efficace propaganda del PCI <1280. Questa vicenda non rimase isolata nei confusi giorni successivi all’8 settembre, dato che «Comitati di volontari di guerra e Comitati d’azione» erano presenti in molte città pugliesi <1281. Lo stesso Badoglio decise di bloccare ogni tentativo di organizzare «irresponsabili bande di volontari», almeno nelle province sotto la sua giurisdizione, precisamente per assicurare l’ordine pubblico alle spalle degli eserciti alleati da poco sbarcati in Italia. In fin dei conti, «a coloro i quali fossero effettivamente animati da volontà di combattere, si era data la possibilità di arruolarsi in reparti regolari dell’Esercito» <1282. Il 10 ottobre 1943 Badoglio diramò una circolare ai prefetti, nella quale ribadì che: “nessun individuo, ente o associazione è autorizzato alla formazione di bande di volontari. Solamente l’Esercito è incaricato di ricevere, armare e istruire volontari. Chiunque operi contrariamente a queste tassative disposizioni sarà immediatamente arrestato e deferito al Tribunale di Guerra. Le bande eventualmente costituite o in corso di costituzione, vanno immediatamente sciolte e diffidati i promotori ad astenersi da ulteriori attività in merito” <1283.
In questo modo Badoglio cercò di rassicurare Vittorio Emanuele, che «mostrava di avere una fiducia più piena in Roatta, Ambrosio e gli altri militari “puri”, ostilissimi al volontariato». Per questo il 10 ottobre diffidò ogni cittadino dall’arruolare privatamente reparti volontari, ponendo un freno ai movimenti apparentemente appoggiati anche dagli alleati, come i Gruppi Combattenti Italia del generale Giuseppe Pavone <1284. Chiunque avesse voluto far guerra ai tedeschi avrebbe dovuto usare gli ordinari canali istituzionali. Questi vennero aperti dal Bando 8 del 28 ottobre 1943, con cui Ambrosio ordinò che fossero costituiti dei reparti composti unicamente da volontari da affiancare alle unità regolari <1285. I termini d’arruolamento previsti dal Bando 8 non mancarono di deludere quei partiti che avevano chiesto a gran voce una riforma dell’Esercito. “Si proibiscono dapprima come criminali di lesa maestà gli arruolamenti di volontari e quando, dopo la mortificazione prodotta dal troppo indugiare, lo slancio volontaristico è stato sviato e ridotto, si indicono arruolamenti concepiti con la tipica mentalità delle caserme per la quale un uomo è un numero e non già il portatore di un’esperienza e di un’idea” <1286.
[NOTE]
1270 ISNENGHI, Le guerre degli italiani…, p. 317.
1272 Vedi SANNA Daniele, Riorganizzazione e ridimensionamento del regio esercito durante la luogotenenza (giugno 1944 – giugno 1946), in «Amministrare. Rivista quadrimestrale dell’Istituto per la Scienza dell’Amministrazione pubblica», n. 1, 2010, pp. 248-250; CONTI, Aspetti della riorganizzazione…; pp. 100-103.
1273 Pavone, Una guerra civile…, p. 11.
1274 In questo senso andò una delle prime azioni del Fronte Nazionale costituito a Napoli, cui partecipò fra gli altri il futuro sottosegretario comunista al Ministero della Guerra, Mario Palermo, assieme a Pasquale Schiano, Adriano Reale e Vincenzo Arangio Ruiz. La speranza fu quella di convincere il generale Del Tetto, responsabile della difesa di Napoli, ad armare delle bande popolari. Le armi non furono date, PALERMO, Memorie…, pp. 159-160.
1275 PAVONE, Una guerra civile…, pp. 10-11; POLESE REMAGGI Luca, La nazione perduta. Ferruccio Parri nel Novecento italiano, Il Mulino, Bologna 2004, pp. 231-232; DE LUNA Giovanni, Storia del Partito d’Azione. La rivoluzione democratica (1942/1947), Feltrinelli, Milano 1982, pp. 99-101. CONTI, Aspetti della riorganizzazione…, pp. 101-103.
1276 Il comitato antifascista di Venezia chiese all’aiutante di campo del duca di Genova (che nel frattempo era fuggito) di poter essere armato per formare una «Legione Veneta» forte di 1.500 uomini, ma ottenne un secco rifiuto. A Ravenna le richieste di armi incontrarono l’opposizione del generale Carabba. A Novara il rifiuto venne dal generale Sorrentino, che comunque promise di armare una “Guardia Nazionale”. A Torino Adami Rossi non ricevette i rappresentati politici che chiedevano di essere armati, e lo stesso accadde nella Milano del generale Ruggero, che consegnò ottanta fucili il 9 settembre ma, dopo la resa ai tedeschi del 10, fece affiggere un proclama che minacciava di passare per le armi chiunque avesse accennato ad una resistenza. A Firenze il generale Chiappi usò un po’ di tatticismo incoraggiò i comunisti ad organizzarsi, salvo poi rifiutare loro le armi. A Piombino, nonostante l’opposizione dei comandi militari i “partiti” riuscirono anche a respingere un primo sbarco tedesco, ma Cesare Maria De Vecchi ordinò poi di liberare i prigionieri e di non aprire il fuoco sulle truppe tedesche. A Napoli il Comitato dei Partiti Antifascisti propose al comandante militare della città di armare il popolo LONGO Luigi, Un popolo alla macchia, Mondadori, Milano 1952, pp. 54-55, pp. 91-92; SPRIANO, Storia del partito comunista italiano. 7. La Resistenza, Togliatti e il partito nuovo, Einaudi, Torino 1975, pp. 24-37. Per entrare nel campo delle testimonianze, in questo senso vanno sia il racconto di Pasquale Plantera, che avrebbe partecipato allo sfortunato tentativo di fermare delle autocolonne tedesche tentato dal 5º Reggimento Bersaglieri a Volterra; sia quello di Alvaro Sabatini (Marco), che, assieme ad altri, avrebbe cercato di organizzare una difesa organizzata a Montepulciano. Sia Plantera che Sabatini sarebbero poi stati tra i partigiani senesi arruolatisi volontari del Gruppo “Cremona”. Vedi testimonianza di Pasquale Plantera (Serpente), e quella di Alvaro Sabatini (Marco) in Lo strano soldato…, p. 304, pp. 327-328; di natura molto diversa la “brigata proletaria” composta da operai di Monfalcone che avrebbero cercato di difendere le infrastrutture dove lavoravano, Voce Trieste, brigata Garibaldi, in COLLOTTI, SANDRI, SESSI (a cura di), Dizionario della Resistenza, vol II., Luoghi, formazioni, protagonisti, Torino, Einaudi, 2006, p. 234.
1277 CONTI, Aspetti della riorganizzazione…, p. 96; vedi anche PAVONE, I Gruppi Combattenti Italia. Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell’Italia Meridionale (settembre-ottobre 1943), in «Il Movimento di Liberazione in Italia», 1955, f. 1-2, n. 34-35, pp. 80-119.
1278 DEGLI ESPINOSA, Il regno del sud…, pp. 41-42, vedi anche p. 181. Dell’episodio parla anche PAVONE, I Gruppi Combattenti Italia…, pp. 82-83. ALOSCO A., L’arresto dei liberalsocialisti di Bari nel 1943, in «Annali dell’istituto Ugo La Malfa», vol. III, 1987.
1279 Il gruppo dirigente della colonna fu processato dal Tribunale Militare Territoriale di Bari nel gennaio del 1945, proprio a causa delle azioni violente che avrebbe organizzato in vista del congresso dei CLN, vedi ASBa, Tribunale Militare Territoriale di Guerra di Bari, vol. 9, Sentenze 1945, come citato in LEUZZI Vito Antonio, Lotta politica dopo l’8 settembre 1943. Reazione monarchica e organizzazione di una colonna armata contro il Congresso di Bari dei Cln, in SOVERINA, 1943…, pp. 236-239.
1280 ACS, PCM Napoli-Salerno 1943-1944, c. 4, n. 10 Situazione politica interna, sf. 9, Propaganda del partito comunista, Comando del IX Corpo d’Armata. Ufficio Affari Civili, prot. N. 349/AC/Ris, Combattenti della guerra 1915-1918.-, 19 novembre 1943.
1281 ACS, PCM Brindisi-Salerno, 1943-’44, c. 2-6, f.1, CC.RR. Italia merid., 4 ott. ’43, n. 23-1 prot., in CONTI, Aspetti della riorganizzazione…, p. 96n.
1282 BADOGLIO Pietro, L’Italia nella seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano 1946, p. 281.
1283 ACS, PCM Brindisi-Salerno, 1943-’44, c. 3-5, telegramma di Badoglio ai prefetti, 10 ott. ’43, n. 513, in CONTI, Aspetti della riorganizzazione…, p. 98.
1284 PAVONE, I Gruppi Combattenti Italia…, p. 101; un impressione, quella sull’isolamento di Badoglio rispetto a Vittorio Emanuele III e alla cerchia dei capi di stato maggiore, Roatta e Ambrosio in testa, confermata anche da Piero Pieri e Giorgio Rochat in PIERI Piero, ROCHAT Giorgio, Badoglio, UTET, Torino 1974, pp. 828-829.
1285 Raccolta ufficiale dei provvedimenti emanati dal governo italiano dall’8 settembre all’8 luglio 1944, Roma, 1944, p. 44, Bando del 28 ottobre 1943, n. 8, Arruolamento volontari nel Regio Esercito, emanato nella «Gazzetta Ufficiale», 27 novembre ’43, n. 3-B.
1286 «L’Italia del Popolo», n. 4, 19 nov ’43, Esercito e Milizia, p.2, citato in CONTI, Aspetti della riorganizzazione…, p. 100.
Nicolò Da Lio, Il Regio Esercito fra fascismo e Guerra di Liberazione. 1922-1945, Tesi di dottorato, Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, 2016

#1943 #1944 #alleati #Badoglio #esercito #fascisti #FerruccioParri #gerarchia #governi #GuardiaNazionale #guerra #Liberazione #NicolòDaLio #partigiani #regio #RegnoDelSud #Resistenza #soldati #tedeschi #volontari

renoize, festival antifascista: a roma, parco schuster, dal 4 al 6 settembre

𝐃𝐚𝐥 𝟒 𝐚𝐥 𝟔 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝐑𝐄𝐍𝐎𝐈𝐙𝐄 𝐅𝐞𝐬𝐭𝐢𝐯𝐚𝐥 𝐀𝐧𝐭𝐢𝐟𝐚𝐬𝐜𝐢𝐬𝐭𝐚 Dal 2008, RENOIZE a Parco Schuster è ricordare Renato, realizzando i suoi sogni. RENOIZE è politica, musica, teatro, laboratori, sport popolare, socialità. RENOIZE è l’ appuntamento da cui ripartire insieme ogni maledetto settembre, da quella maledetta sera di fine agosto del 2006. RENOIZE, a ottant’anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, è spazio di resistenza e costruzione collettiva di un mondo dove semplicemente il fascismo non sia previsto. RENOIZE è un festival antifascista, gratuito e autogestito, costruito collettivamente grazie all’ impegno, alla generosità e alla passione di chi, anno dopo anno, continua a crederci. RENOIZE è tutto questo e molto di più! RENOIZE “Sta nell’immaginazione, nella musica sull’erba, sta nella provocazione, nel lavoro della talpa, nella storia del futuro, nel presente senza storia, nei momenti di ubriachezza, negli istanti di memoria…sta nei sogni dei teppisti e nei giochi dei bambini” ++ 𝐈𝐍𝐅𝐎 𝐞 𝐏𝐑𝐎𝐆𝐑𝐀𝐌𝐌𝐀 ++  𝐆𝐈𝐎𝐕𝐄𝐃𝐈̀ 𝟒 𝐒𝐄𝐓𝐓𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄  VILLAGGIO DELLE RESISTENZE | 17:00 – 18:30 • Workshop : Cura e autocura collettiva
• Letture per bambinɜ 0–6 anni (a cura di SCOSSE APS)
• Laboratorio La scuola dei sogni (a cura dei doposcuola popolari Mammut e Quarticciolo)  GAZEBO CHE GUEVARA Ore 17:00 → Laboratorio di sartoria e pittura per grandi e piccolɜ
Ore 18:00 → Presentazione: “Sotto le mura di Gerusalemme” di e con Tano D’Amico  AREA DIBATTITI | 18:00 “Dentro e fuori la scuola”
Pratiche di rottura e autonomia nel mondo dell’educazione.  AREA SPETTACOLI | 19:00 – Il Circo Palacinca Capitan Palacinca e Il furbo Jok, girando il mondo hanno raccolto straordinarie attrazioni ed appreso incedibili abilità magiche e circensi con le quali propongono un variegato varietà totalmente imprevedibile…  AREA CONCERTI | dalle 20:30 • Daniele Fabbri
• Lino Musella
• Ascanio Celestini in dialogo con Moni Ovadia
• Acme
• Dimensione Brama
________________________________________  𝐕𝐄𝐍𝐄𝐑𝐃𝐈̀ 𝟓 𝐒𝐄𝐓𝐓𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄  VILLAGGIO DELLE RESISTENZE | 17:00 – 18:30 • Presentazione libro: “Ritorno a Gaza. Scritti di donne italopalestinesi sul genocidio ” (a cura di Mjriam Abu Samra – Ed. Q) • Laboratorio di cianotipia  GAZEBO CHE GUEVARA ore 17:00 → Laboratorio di sartoria e pittura per grandi e piccolɜ
ore 18:00 → Laboratorio di iperstizione e scrittura  AREA DIBATTITI | 18:00 “Quando il fascismo si fa istituzione: costruiamo reti di resistenza globali” Una tavola rotonda necessaria e urgente, per orientarsi tra le retoriche di cui fa uso il sistema per mantenere il consenso e su quali linee di sfruttamento e marginalizzazione vengono utilizzate per dividere, frammentare, isolare e impaurire. Costruendo insieme una mappa delle resistenze.  AREA SPETTACOLI | 19:00 – Circofficina Cabaret Una kermesse di numeri con artistɜ di ogni sorta e da ogni dove.
Giocolierɜ, Acrobatɜ, Clown, Teatranti, Maghɜ, Musicistɜ, Artistɜ di Strada, collaboreranno per la riuscita di questo Spettacolo.
La Circofficina è uno spazio libero di allenamento, creazione, condivisione d’arte, dal circo alla musica, al teatro, alla danza.  AREA CONCERTI | dalle 20:30 • Little Big Band “Tra le righe”
• Alessandro Liberini
• Napodano
• Naked Zippo
• Meganoidi
• DJ Set Mr3p
________________________________________  𝐒𝐀𝐁𝐀𝐓𝐎 𝟔 𝐒𝐄𝐓𝐓𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄  VILLAGGIO DELLE RESISTENZE | 17:00 – 18:30 Presentazione libro: “Ho ancora le mani per scrivere. Testimonianze dal genocidio a Gaza” (a cura di Aldo Nicosia – Ed. Q)  GAZEBO CHE GUEVARA | 18:00 Presentazione: “Una pianta ci salverà. Storia virtuosa della canapa” di e con Matteo Mantero  AREA DIBATTITI | 18:00 – “Scioperare guerre e genocidio” Pratiche dentro il nuovo regime di guerra contro colonialismo, riarmo, tagli a reddito e salari. GAZEBO ENOIZE | Ore 18:30
“Il naso nel bicchiere” – Workshop sull’analisi sensoriale del vino a cura di progetto Enoize.  AREA SPETTACOLI | 19:00 – “Zio Lupo” Zio Lupo è un pretesto per raccontare teatralmente insieme ai bambini del pubblico la favola attraverso il coinvolgimento di Lucindina, una dispettosa bambina che pagherà cari i suoi capricci.  AREA CONCERTI | dalle 20:30 • Sista gaia & Mauro Aniene (orange beat)
• Wild Mint
• Queen of Saba
• HiShine
• DJ Set SailorTrash & Moover ________________________________________  𝑻𝑼𝑻𝑻𝑰 𝑰 𝑮𝑰𝑶𝑹𝑵𝑰
 VILLAGGIO DELLE RESISTENZE – Laboratori creativi:
 Aquiloni ·  Ventagli ·  Pañuelos ·  Origami ·  Cartonati ·  Caccia al tesoro  AREA COMUNE | 17:00 – 01:00
Mostre – Video – Installazioni – Banchetti informativi – Bar – Cucine dal mondo
________________________________________  C𝐎M𝐄 𝐀R𝐑I𝐕A𝐑E A P𝐀R𝐂O S𝐂H𝐔S𝐓E𝐑  Indirizzo: Piazzale Ostiense, 00154 Roma (di fronte alla Basilica di San Paolo)
 Metro B – Fermata: San Paolo Basilica (3 min a piedi)
Bus: linee 23, 769, n716, nMB * Evento facebook: https://www.facebook.com/events/591135330284527 𝑷𝒆𝒓 𝑹𝒆𝒏𝒂𝒕𝒐, 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝒍𝒂 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒂 𝒓𝒂𝒃𝒃𝒊𝒂, 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝒊𝒎𝒎𝒖𝒕𝒂𝒕𝒐 𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆  Un Grazie ad @evasa_ per il bellissimo manifesto!
(https://www.instagram.com/evasa___/)

#Acrobatɜ #antifa #antifascismo #art #arte #ArtistɜDiStrada #clown #festival #festivalAntifascista #Gaza #genocidio #giochi #gioco #Giocolierɜ #Liberazione #Maghɜ #MjriamAbuSamra #musica #Musicistɜ #Palestina #renoize #scioperare #Teatranti #VillaggioDelleResistenze #vino #workshop

RENOIZE 2025 - Con Renato nel cuore

Event in Rome by Renato Biagetti - #ionondimentico and 2 others on Thursday, September 4 2025 with 842 people interested and 186 people going. 43 posts in the discussion.

Un po’ di zines fresche fresche da leggervi sotto l’ombrellone, mentre fate finta di lavorare o mentre rimanete incastrati nell’asfalto sciolto in attesa di liberazione:

https://robinbook.substack.com/p/paese-che-vai

di @ROBINBOOK

#liberazione #estate #PalestinaLibera #zines

Paese che vai...

PORTATI LA DISTRO!

LEGGI DIFFONDI COSPIRA

oggi, dalle 14, su radio onda rossa: “liberi sempre” e “perché io, perché non tu”

Tutta Scena Teatro ★ Radio Onda Rossa 87.9 fm

martedì 29 luglio 2025 ore 14
estratti da
LIBERI SEMPRE

letture della storica Michela Ponzani e dello scrittore Valerio De
Filippis, musiche di Marco Caparrelli (chitarra e voce), Marcello Lardo
(chitarra e basso), Nicolò Pagani (basso), Andrea Borrelli (batteria)

Un viaggio nel tempo, tra passato e presente, a 80 anni dalla guerra di
liberazione. La scoperta del coraggio delle donne nella Storia, i sogni,
le speranze di libertà, le scelte di disobbedienza, i dubbi, i tormenti
e la ribellione di una generazione pronta a battersi in una guerra
giusta chiamata Resistenza.

info
https://www.comune.roma.it/web-resources/cms/documents/Mun1_Festa_de_Noantri_2025_programmai.pdf

*

ore 14:40
PERCHÉ IO, PERCHÉ NON TU

di Barbara Balzerani
drammaturgia e voce Tamara Bartolini
sonorizzazioni, chitarra e voce Michele Baronio

Un libro, un incontro e la condivisione di un amore, il teatro. Il
teatro e la bellezza dell’opera di Pina Bausch, della sua arte
rivoluzionaria, del suo amore per la vita e per le sue contraddizioni.
Le immagini delle sue opere accompagnano, come un testo “segreto”,
questo progetto nato dalla lettura dei libri di Barbara Balzerani. Sono
libri densi di parole difficili da portare, pesanti come le colpe dei
vinti e dei vincitori, parole che colpiscono come lama di coltello, che
ci costringono al viaggio dentro di sé e dentro la Storia. Punto di
partenza è il suo ultimo libro “Perché io, perché non tu”, ma anche i
precedenti “Compagna Luna” e “La sirena delle cinque”. Tutti hanno
contribuito alla creazione di una drammaturgia che nasce dalla sua
scrittura e che cerca, nell’incalzare di domande e risposte, di creare
un dialogo tra due generazioni, tra il teatro e la letteratura, tra la
musica e le immagini, tra la storia individuale e la storia collettiva.
Una storia da raccontare senza censure e senza rimozione, nello spazio
in cui la parola e il suono, le immagini e il canto ci chiedono di
intrecciare sguardi critici nei confronti della realtà, anche quella più
difficile da elaborare.

http://archive.org/details/Radioteatro.PercheIoPercheNonTu (1h’)

#AndreaBorrelli #BarbaraBalzerani #guerraDiLiberazione #Liberazione #MarcelloLardo #MarcoCaparrelli #MichelaPonzani #MicheleBaronio #NicoloPagani #PinaBausch #radio #RadioOndaRossa #Resistenza #ROR #TamaraBartolini #teatro #TuttaScenaTeatro #TuttaScenaTeatroRadioOndaRossa