Il dibattito sul Chat Control sta dividendo l’Europa.
L’obiettivo dichiarato è combattere gli abusi sui minori — una battaglia giusta e urgente.
Ma il metodo proposto, secondo me, rischia di aprire una porta molto più grande: quella della sorveglianza di massa.

Quando un sistema di controllo entra nella nostra vita digitale, non se ne va più. Proteggere i minori (cosa importante e davvero urgente) non deve significare rinunciare ai diritti fondamentali di tutti.

La domanda che dovremmo farci è:
possiamo sentirci davvero al sicuro in un mondo dove ogni parola privata può essere letta?

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Giornata Internazionale del Diritto alla Bestemmia🫣

Il nome sembra già un programma:

International Blasphemy Rights Day

in italiano Giornata Internazionale del Diritto alla Bestemmia. Una ricorrenza decisamente particolare, che ogni anno cade il 30 settembre e che ha un’origine ben precisa, legata non tanto all’idea di offendere la religione, quanto piuttosto a quella di difendere la libertà di espressione.

Perché proprio il 30 settembre?

Il 30 settembre 2005 vennero pubblicate, in Danimarca, le famose vignette satiriche su Maometto, che accesero un dibattito mondiale su quanto la satira, l’arte e l’opinione potessero spingersi oltre senza rischiare di sfociare nell’offesa. Insomma, un giorno che ha segnato la storia della libertà di parola, dando vita a una discussione globale tutt’altro che chiusa.

Chi ha deciso questa giornata e quando è nata?

Il merito va al Center for Inquiry, un’organizzazione internazionale laica e umanista che nel 2009 lanciò ufficialmente questa giornata. L’idea era quella di incoraggiare le persone a parlare liberamente, anche quando le loro opinioni potevano risultare “scomode” o giudicate irriverenti da alcuni. In poche parole: una difesa del pensiero critico e del diritto a non essere messi a tacere solo perché si sfiora un tema considerato “sacro”.

Questa giornata è promossa soprattutto nei Paesi occidentali, in particolare negli Stati Uniti e in Canada, dove il concetto di libertà di espressione è spesso messo sul piedistallo come diritto inalienabile. Ma negli anni è riuscita a farsi conoscere anche in Europa, con eventi universitari, dibattiti pubblici e persino spettacoli comici dedicati al tema. In Italia non è molto diffusa, ma non mancano blog, festival e associazioni culturali che ne approfittano per ricordare che la libertà di parola non dovrebbe conoscere tabù.

Cosa si fa durante l’International Blasphemy Rights Day?

Non aspettatevi cortei di gente che grida improperi al cielo. Piuttosto, il 30 settembre si organizzano dibattiti, conferenze, performance artistiche, spettacoli teatrali e mostre satiriche. In alcune università americane vengono promossi contest di scrittura, vignette e stand-up comedy, con studenti pronti a sfidare i tabù con ironia e intelligenza.
E, naturalmente, non manca chi approfitta della giornata per lanciarsi in qualche “provocazione social” che finisce per diventare virale.

Curiosità da ogni parte del mondo

  • In Irlanda, fino a pochi anni fa, esisteva addirittura una legge sulla bestemmia punibile con multe salatissime. Dopo molte polemiche, nel 2018, il Paese ha detto addio a questa norma con un referendum: un bel tempismo, visto che la ricorrenza internazionale ne aveva acceso i riflettori.
  • In Grecia, la bestemmia era considerata reato penale fino a tempi recentissimi, con casi finiti persino in tribunale per sketch comici o meme su Facebook.
  • Negli Stati Uniti, alcuni comici hanno fatto del “blasfemo ironico” la loro bandiera, trasformando questa giornata in un’occasione per spettacoli sold-out.
  • Persino online la giornata ha i suoi rituali: c’è chi ogni anno pubblica il proprio “blasfemo preferito” (rigorosamente ironico) come fosse una citazione d’autore.

Una giornata da prendere con ironia

Più che un inno alla bestemmia, questa giornata è un promemoria che la libertà di parola non deve fermarsi davanti ai tabù. Certo, la sensibilità va rispettata – nessuno invita a offendere gratuitamente – ma ricordare che anche le idee più irriverenti hanno diritto di esistere è un modo per mantenere viva la democrazia.

E se il 30 settembre qualcuno vi dirà che oggi è la “festa della bestemmia”, sorridete: non è un invito a imprecare contro il cielo, ma a ricordare che la vera forza sta nel poter parlare liberamente… magari con un pizzico di ironia e senza prendersi troppo sul serio.

Autore: Lynda Di NataleFonte: webImmagine: AI

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Sabato 4 ottobre a Torino parlerò di leggende e realtà nell'esplorazione della Luna, all'interno della rassegna "Stregati dalla Luna" organizzata anche quest'anno dal #CICAP.

L’incontro si richiama alla “Notte Internazionale della Luna” (International Observe the Moon Night), un’iniziativa #NASA di divulgazione scientifica e osservazione del cielo. 🔭📡🪐

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Evviva la #scuola, per Tutte e Tutti. La scuola che promuove #pensierocritico e #creativo. Che insegna il #dubbio, il #conflitto e la #condivisione. Che ascolta Tutte e Tutti.
La scelta.
Oggi per @repubblica
La risposta giusta – di Effimera - Effimera

  La giornata di manifestazioni che ha attraversato Milano il 6 settembre 2025, in risposta allo sgombero del centro sociale Leoncavallo, è stata un avvenimento [...]

Effimera

La memoria non è un archivio, è una ferita che pulsa nel presente.

Ogni giorno ci viene chiesto di dimenticare: il passato scomodo, le parole non dette, le promesse tradite. Ma ricordare è un atto politico. Non c’è futuro senza la dignità del ricordo.

#memoria #resistenza #pensierocritico

@politica

QUANDO TUTTO SEMBRA COLLEGATO: LA TRAPPOLA DELL'APOFENIA

Apofenia: quando la mente vede connessioni dove non ce ne sono. Un meccanismo affascinante… ma anche il carburante ideale per i complotti.
Scopri come funziona:
🔗 https://www.storieblog.net/2025/08/04/quando-tutto-sembra-collegato-la-trappola-dellapofenia/

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Tra influencer che vendono emozioni, creator che dispensano verità in 30 secondi e realtà sempre più grottesche, la satira ha perso terreno. E se ridere non bastasse più? Un post ironico e amaro sul mondo che abitiamo (e scrolliamo).
Leggi qui ⬇️
https://blodiario.wordpress.com/2025/07/29/quando-la-realta-supera-la-satira-e-si-mette-in-posa-per-un-reel/

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L’intelligenza artificiale, i video realistici e la verità che scegliamo di vedere

Negli ultimi giorni, l’attenzione si è concentrata su Veo 3, il nuovo modello di intelligenza artificiale sviluppato da Google DeepMind. Presentato durante l’evento Google I/O 2025, Veo 3 rappresenta un significativo passo avanti nella generazione di contenuti video tramite IA. Questo strumento è in grado di creare video ad alta definizione a partire da semplici prompt testuali o immagini, integrando elementi come dialoghi sincronizzati, effetti sonori e musiche di sottofondo.

Le capacità di Veo 3 non si limitano alla generazione di immagini in movimento; il modello comprende e riproduce la fisica del mondo reale, garantendo movimenti fluidi e coerenti, e può interpretare complesse descrizioni per creare scene cinematografiche dettagliate. Questa tecnologia è attualmente accessibile attraverso l’app Gemini per gli abbonati Ultra negli Stati Uniti e tramite la piattaforma Vertex AI per le aziende.

Le preoccupazioni sollevate da Veo 3

L’introduzione di Veo 3 ha suscitato un mix di entusiasmo e preoccupazione. Da un lato, offre nuove opportunità per creatori di contenuti, educatori e professionisti del marketing, democratizzando la produzione video di alta qualità. Dall’altro, emergono timori legati alla possibilità di creare contenuti ingannevoli o manipolati con estrema facilità.

La capacità di generare video realistici con dialoghi e ambientazioni credibili solleva interrogativi sull’autenticità dei contenuti online. Inoltre, la potenziale sostituzione di ruoli creativi tradizionali, come attori e registi, con soluzioni automatizzate alimenta il dibattito sull’impatto dell’IA nel settore dell’intrattenimento e dei media.

Ma siamo sicuri che sia davvero questo il problema?

La verità è che da anni non distinguiamo più il vero dal falso — e non abbiamo certo avuto bisogno dei video creati dall’IA per perderci.
Le fake news circolano da molto prima dell’intelligenza artificiale generativa. I titoli acchiappa-click, le notizie inventate o distorte, le foto decontestualizzate… tutto questo esiste già. E funziona.

Non servono video falsi per crederci

Le fake news, prima e dopo l’avvento di tecnologie come Veo 3, continuano ad avere caratteristiche ricorrenti che non dipendono dallo strumento utilizzato ma dal modo in cui sono costruite: fanno leva su emozioni forti (paura, rabbia, indignazione), confermano idee già presenti in chi legge, sono spesso confezionate in modo sensazionalistico, e hanno titoli o contenuti volutamente ambigui. Tutti elementi che abbiamo già visto analizzando i meccanismi classici della disinformazione.

Come spiegato in dettaglio nella guida su come riconoscere una fake news (https://www.staipa.it/blog/come-riconoscere-una-fake-news-parte-3/), queste notizie false raramente si presentano come completamente inventate: più spesso distorcono, esagerano o rimescolano contenuti veri per ottenere un effetto specifico. E anche con strumenti di nuova generazione, il principio resta lo stesso: se non siamo allenati a riconoscerle, ci cascheremo comunque.

Il meccanismo è noto e ha un nome preciso: bias di conferma.
Tendiamo a dare più credito alle notizie che confermano le nostre opinioni, e a ignorare (o attaccare) quelle che le mettono in discussione. È un filtro mentale che ci fa credere a ciò che vogliamo sia vero.

A questo si aggiungono altri bias cognitivi:

  • Effetto di verità illusoria: più sentiamo ripetere una notizia, più ci sembra vera.
  • Bias dell’autorità: se lo dice una figura autorevole (o che consideriamo tale), ci fidiamo.
  • Effetto Dunning-Kruger: più ne sappiamo poco, più crediamo di capirci qualcosa.

Il problema, insomma, non sono (solo) gli strumenti. È l’uso che ne facciamo.
E soprattutto, è l’atteggiamento con cui ci avviciniamo all’informazione.

I canali inaffidabili useranno l’IA, quelli seri faranno debunking

Non c’è dubbio che i canali inaffidabili useranno questa tecnologia per rafforzare le proprie narrazioni. Lo fanno già oggi, con mezzi più grezzi: immagini modificate, titoli distorti, contenuti presi fuori contesto.
L’intelligenza artificiale generativa darà loro un’arma in più. Ma non è questo a doverci spaventare.

Perché anche i canali affidabili continueranno a fare ciò che fanno: verificare, contestualizzare, debunkare.
E soprattutto, continueranno a basarsi su un principio tanto semplice quanto cruciale: la responsabilità dell’informazione.

È una questione di scelta (come lo è sempre stata)

Alla fine, tutto si riduce a questo: la scelta delle fonti.
Oggi più che mai, serve esercitare il pensiero critico.
Serve sapere che il nostro cervello può ingannarci.
Serve riconoscere che a volte ci fidiamo non perché qualcosa è vero, ma perché ci fa comodo pensarlo.

I video falsi sono solo l’ultima evoluzione di un problema antico: la tendenza umana a credere a ciò che ci rassicura, che ci scandalizza, che conferma il nostro mondo.

Non serve avere paura dell’intelligenza artificiale. Serve avere consapevolezza di noi stessi.

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Ogni volta che scegliamo, pensiamo di farlo con la testa.
Ma spesso è il cervello a scegliere per noi.
In automatico. In silenzio.
In base a scorciatoie mentali che non sappiamo nemmeno di avere.
Il problema non è che siamo manipolabili.
Il problema è che ci hanno convinti di non esserlo.

Come ci illudiamo di scegliere mentre ci scelgono.
Link nei commenti.
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Every time we make a choice, we think we’re doing it consciously.
But often it’s our brain deciding for us.
Automatically. Quietly.
Following shortcuts we don’t even know are there.
The problem isn’t that we can be manipulated.
The problem is we’ve been told we can’t.

How we believe we’re choosing, while we’re being chosen.
Link in comments.
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