26 dicembre 1965
"Io non sono di proprietà di nessuno"
Franca Viola rappresenta un simbolo di coraggio e cambiamento nella storia italiana recente, il suo rifiuto del matrimonio riparatore nel 1965 ha contribuito a smantellare una norma arcaica che perpetuava la violenza sulle donne.
Negli anni Sessanta, in Sicilia, il matrimonio riparatore era previsto dall'articolo 544 del Codice Rocco: chi rapiva una donna a scopo di matrimonio poteva evitare la condanna sposandola, estinguendo il reato. Questa pratica rifletteva una cultura patriarcale che vedeva la donna come "proprietà" familiare, specialmente in contesti rurali e mafiosi come Alcamo, in provincia di Trapani.
Franca Viola, una ragazza di 17 anni, sfidò questa logica con il suo "no", aprendo la strada alla legge Fortuna-Baslini del 1968 che abolì tale istituto.
Ad Alcamo, negli anni '60, il clan Rimi dominava: Filippo Melodia, nipote del boss, incarnava quel mix di potere criminale e codici d'onore arcaici.
Il 26 dicembre 1965, Filippo Melodia, ex fidanzato di Franca, irruppe nella casa della ragazza ad Alcamo con 12 complici, devastarono l'abitazione, aggredendo la madre che tentava di difenderla e rapirono anche il fratellino di 8 anni, poi rilasciato.
Franca fu segregata per otto giorni in un casolare isolato e poi nella casa della sorella di Melodia: subì violenze fisiche, sessuali e fu lasciata a digiuno.
Il giorno di Capodanno, i parenti di Melodia contattarono il padre di Franca per la "paciata", un incontro per imporre le nozze riparatorie. I genitori, in accordo segreto con la polizia, finsero di accettare e all'alba del 2 gennaio 1966, le forze dell'ordine fecero irruzione, liberando la ragazza e arrestando il rapitore e i complici.
A giugno del 1966, il tribunale di Alcamo processa Melodia per ratto, violenza carnale e legami mafiosi: il PM chiede oltre 22 anni. Condannato a 11 anni, esce nel 1976 ma muore assassinato nel 1978 vicino Modena, forse per vendette mafiose.
Il "no" di Franca ispirò la legge 442/1968, abolendo il matrimonio riparatore e aprendo al divorzio (1970).
Simbolo femminista, la sua storia educa generazioni su consenso e autonomia, specie in Sicilia dove mafia e patriarcato si intrecciano ancora.
Oggi, a 76 anni, Franca vive serena con la sua famiglia, ma il suo coraggio resta indelebile.
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"Io non sono di proprietà di nessuno"
Franca Viola rappresenta un simbolo di coraggio e cambiamento nella storia italiana recente, il suo rifiuto del matrimonio riparatore nel 1965 ha contribuito a smantellare una norma arcaica che perpetuava la violenza sulle donne.
Negli anni Sessanta, in Sicilia, il matrimonio riparatore era previsto dall'articolo 544 del Codice Rocco: chi rapiva una donna a scopo di matrimonio poteva evitare la condanna sposandola, estinguendo il reato. Questa pratica rifletteva una cultura patriarcale che vedeva la donna come "proprietà" familiare, specialmente in contesti rurali e mafiosi come Alcamo, in provincia di Trapani.
Franca Viola, una ragazza di 17 anni, sfidò questa logica con il suo "no", aprendo la strada alla legge Fortuna-Baslini del 1968 che abolì tale istituto.
Ad Alcamo, negli anni '60, il clan Rimi dominava: Filippo Melodia, nipote del boss, incarnava quel mix di potere criminale e codici d'onore arcaici.
Il 26 dicembre 1965, Filippo Melodia, ex fidanzato di Franca, irruppe nella casa della ragazza ad Alcamo con 12 complici, devastarono l'abitazione, aggredendo la madre che tentava di difenderla e rapirono anche il fratellino di 8 anni, poi rilasciato.
Franca fu segregata per otto giorni in un casolare isolato e poi nella casa della sorella di Melodia: subì violenze fisiche, sessuali e fu lasciata a digiuno.
Il giorno di Capodanno, i parenti di Melodia contattarono il padre di Franca per la "paciata", un incontro per imporre le nozze riparatorie. I genitori, in accordo segreto con la polizia, finsero di accettare e all'alba del 2 gennaio 1966, le forze dell'ordine fecero irruzione, liberando la ragazza e arrestando il rapitore e i complici.
A giugno del 1966, il tribunale di Alcamo processa Melodia per ratto, violenza carnale e legami mafiosi: il PM chiede oltre 22 anni. Condannato a 11 anni, esce nel 1976 ma muore assassinato nel 1978 vicino Modena, forse per vendette mafiose.
Il "no" di Franca ispirò la legge 442/1968, abolendo il matrimonio riparatore e aprendo al divorzio (1970).
Simbolo femminista, la sua storia educa generazioni su consenso e autonomia, specie in Sicilia dove mafia e patriarcato si intrecciano ancora.
Oggi, a 76 anni, Franca vive serena con la sua famiglia, ma il suo coraggio resta indelebile.
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