La rassegna di concerti tutta al femminile Voci di donna torna al Teatro Verdi di Sassari, per la ventiseiesima edizione, dal 28 ottobre al 25 novembre. #AlessiaDesogus #AmyWinehouse #CooperativaTeatroe/oMusica #MinisterodellaCultura #RegioneSardegna #RitaPavone #Sassari #TeatroVerdi #Vocididonna

https://latestata.it/agenda-cittadina/torneo/voci-di-donna-al-teatro-verdi-le-regine-della-musica/

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Tarquinia, scoperta una tomba etrusca inviolata del VIII secolo a.C. nella necropoli dei Monterozzi

Elena Percivaldi

La necropoli etrusca dei Monterozzi di Tarquinia – patrimonio UNESCO insieme a quella della Banditaccia di Cerveteri – continua a restituire sorprese eccezionali. Nei giorni scorsi si è conclusa la prima campagna di scavi del Pact (Progetto Archeologico Civiltà dei Tirreni), con un risultato straordinario: la scoperta di una tomba a camera inviolata, risalente con ogni probabilità alla fine dell’VIII secolo a.C.

Una tomba intatta con tracce di pittura

L’ipogeo, del tipo a “fenditura superiore”, è stato ricavato nel banco calcareo ricco di fossili marini, ai margini del pianoro dei Monterozzi. Al suo interno è stata individuata un’unica banchina modanata per la deposizione e, sulle pareti, tracce di colore rosso e giallo: una decorazione a fasce, semplice ma significativa, che rappresenta la più antica testimonianza pittorica finora nota a Tarquinia.

Il corredo funerario

Sebbene il corredo sia stato in parte danneggiato dal crollo della copertura e dalle infiltrazioni d’acqua, gli archeologi hanno recuperato numerosi oggetti, ora in fase di restauro: vasi di impasto non tornito e di argilla depurata, ornamenti personali, vasellame in lamina di bronzo e un numero particolarmente consistente di anellini di bronzo, sparsi in tutta la camera.

All’esterno della tomba, nello spazio antistante l’ingresso perimetrato da blocchi calcarei, è stata individuata una seconda sepoltura più recente, anch’essa accompagnata da un corredo frammentario.

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Una scoperta inattesa

Il settore in cui sorge l’ipogeo non era stato segnalato come particolarmente ricco di evidenze dalle esplorazioni della Fondazione Lerici negli anni ’50-’70. La scoperta, sottolineano i ricercatori, cambia quindi la percezione dell’uso funerario di quest’area, che offre anche una spettacolare vista verso l’antica città di Tarquinia.

Ricerche e prospettive

Lo scavo è stato finanziato dalla Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura e diretto dal prof. Vincenzo Bellelli, direttore del Pact, e dall’archeologo Daniele Rossetti.

Secondo Bellelli, la scoperta consentirà di arricchire in modo significativo le conoscenze sulle fasi più antiche della necropoli dei Monterozzi e della storia stessa di Tarquinia, una delle principali capitali dell’Etruria.

Nelle prossime settimane la nuova tomba sarà visitabile con visite guidate a cura del Pact, offrendo al pubblico l’opportunità unica di osservare da vicino un ipogeo etrusco rimasto inviolato per quasi 2.800 anni.

Foto: (C) PACT

#archeologia #Etruschi #InEvidenza #MinisteroDellaCultura #necropoliDeiMonterozzi #notizie #Pact #PatrimonioUNESCO #scaviArcheologici #scoperte #Tarquinia #tombaEtrusca

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metropoli.online

⚓💣 𝗗𝗮𝗶 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗿𝗶𝗲𝗺𝗲𝗿𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗮𝗻𝘁𝗶𝗰𝗵𝗶 𝗰𝗮𝗻𝗻𝗼𝗻𝗶

I pezzi di artiglieria del XVII-XVIII secolo sono stati individuati da un cittadino. Il recupero è avvenuto con un’operazione congiunta tra Soprintendenza, Guardia di Finanza e sommozzatori.

#ArcheologiaSubacquea #PatrimonioCulturale #Salento #CannoniStorici #GuardiaDiFinanza #MinisteroDellaCultura #RecuperoReperti #Gallipoli

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Gallipoli, recuperati dai fondali alcuni cannoni del XVII secolo | VIDEO

Recuperati antichi cannoni al largo di Gallipoli. L’operazione, diretta dalla Soprintendenza, coinvolge Guardia di Finanza e cittadini.

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La tutela del patrimonio culturale oltre i confini nazionali, assume una dimensione internazionale strategica. L'attività dei carabinieri impegnati in questa particolare attività

I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC) hanno - in ambito nazionale e locale - reso noti i risultati della loro attività operativa nel 2024.
Un comunicato stampa del Ministero della Cultura (da cui questi carabinieri funzionalmente dipendono) riporta tali risultati. Ecco i punti principali:

  • Recupero di beni culturali: Sono stati recuperati 80.437 beni d’arte, con un valore stimato di circa 130 milioni di euro.
  • Sequestri di opere contraffatte: Sono stati sequestrati 2.804 falsi, di cui la maggior parte opere d'arte contemporanea, con un valore stimato di 311 milioni di euro.
  • Attività investigativa e repressione: Incremento delle operazioni, con un aumento dei controlli su musei, biblioteche, siti archeologici e mercati antiquariali. Sono state effettuate 505 perquisizioni, denunciate 1.356 persone e arrestate 2 persone.
  • Monitoraggio online: Controllati 696 siti web, recuperati 6.346 beni culturali e deferiti 122 soggetti.
  • Restituzione internazionale: Rimpatriati 882 beni culturali e restituiti 550 beni a Paesi esteri, tra cui Canada, Colombia, Ecuador, Messico e Iraq.
  • Tecnologia e innovazione: Sviluppo del sistema S.W.O.A.D.S. per il monitoraggio automatico delle opere d’arte rubate attraverso l’intelligenza artificiale.

Oltre i confini nazionali

Il lavoro svolto dai Carabinieri TPC continua a essere fondamentale per la tutela del patrimonio culturale italiano e internazionale.

Il Comando TPC ha dimostrato come la tutela del patrimonio culturale vada ben oltre i confini nazionali, assumendo una dimensione internazionale strategica. I Carabinieri hanno effettuato operazioni che hanno portato al rimpatrio di 882 beni culturali e alla restituzione di 550 opere alle ambasciate e istituzioni straniere. Tra gli interventi, spiccano quelle volte in cui oggetti di inestimabile valore sono stati riconsegnati a paesi come il Canada, la Colombia, l'Ecuador, El Salvador, il Guatemala, l'Iraq e il Messico, con una stretta collaborazione con le autorità diplomatiche e culturali dei rispettivi Paesi.

I caschi blu della cultura

Parallelamente alle tipiche operazioni di contrasto al traffico illecito, il Comando TPC si è impegnato anche nella condivisione delle competenze a livello internazionale. Un esempio emblematico è rappresentato dal corso "I Caschi Blu della Cultura" tenutosi a Rio de Janeiro, che ha coinvolto rappresentanti di Brasile, Cile, Colombia e Paraguay. Questa iniziativa formativa mira non solo a trasferire il know-how specifico in materia di tutela e intervento in situazioni di crisi, ma anche a creare un network strutturato per contrastare il traffico illecito dei beni culturali su scala globale.

La piattaforma informatica SWOADSnet

Un ulteriore tassello dell’approccio internazionale è l’avvio delle attività di sviluppo del sistema SWOADSnet. Quest’innovativa piattaforma è studiata per facilitare lo scambio di dati e metadati relativi alle opere d’arte con altri Paesi europei, in modo da monitorare in tempo reale i flussi illeciti e intervenire tempestivamente. La sinergia tra tecnologie avanzate e cooperazione internazionale permette così di creare una rete di sicurezza globale per il patrimonio artistico e culturale.

Questi risultati e iniziative evidenziano come le attività internazionali del Comando TPC siano parte integrante di una strategia più ampia: quella di salvaguardare il patrimonio non solo italiano, ma universale, promuovendo collaborazione, formazione e innovazione tecnologica.

Il documento riportante l'attività operativa del 2024 è reperibile a questa pagina web https://tpcweb.carabinieri.it/SitoPubblico/home/contenuti/pubblicazioni

#Armadeicarabinieri #carabinieriTPC #TPC #Ministerodellacultura #mic

iTPC

La tutela del patrimonio culturale oltre i confini nazionali, assume una dimensione internazionale strategica. L'attività dei carabinieri impegnati in questa particolare attività

I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC) hanno - in ambito nazionale e locale - reso noti i risultati della loro attività operativa nel 2024. Un comunicato stampa del Ministero della Cultura (da cui questi carabinieri funzionalmente dipendono) riporta tali risultati. Ecco i punti principali:

  • Recupero di beni culturali: Sono stati recuperati 80.437 beni d’arte, con un valore stimato di circa 130 milioni di euro.
  • Sequestri di opere contraffatte: Sono stati sequestrati 2.804 falsi, di cui la maggior parte opere d'arte contemporanea, con un valore stimato di 311 milioni di euro.
  • Attività investigativa e repressione: Incremento delle operazioni, con un aumento dei controlli su musei, biblioteche, siti archeologici e mercati antiquariali. Sono state effettuate 505 perquisizioni, denunciate 1.356 persone e arrestate 2 persone.
  • Monitoraggio online: Controllati 696 siti web, recuperati 6.346 beni culturali e deferiti 122 soggetti.
  • Restituzione internazionale: Rimpatriati 882 beni culturali e restituiti 550 beni a Paesi esteri, tra cui Canada, Colombia, Ecuador, Messico e Iraq.
  • Tecnologia e innovazione: Sviluppo del sistema S.W.O.A.D.S. per il monitoraggio automatico delle opere d’arte rubate attraverso l’intelligenza artificiale.

Oltre i confini nazionali


Il lavoro svolto dai Carabinieri TPC continua a essere fondamentale per la tutela del patrimonio culturale italiano e internazionale.
Il Comando TPC ha dimostrato come la tutela del patrimonio culturale vada ben oltre i confini nazionali, assumendo una dimensione internazionale strategica. I Carabinieri hanno effettuato operazioni che hanno portato al rimpatrio di 882 beni culturali e alla restituzione di 550 opere alle ambasciate e istituzioni straniere. Tra gli interventi, spiccano quelle volte in cui oggetti di inestimabile valore sono stati riconsegnati a paesi come il Canada, la Colombia, l'Ecuador, El Salvador, il Guatemala, l'Iraq e il Messico, con una stretta collaborazione con le autorità diplomatiche e culturali dei rispettivi Paesi.
I caschi blu della cultura


Parallelamente alle tipiche operazioni di contrasto al traffico illecito, il Comando TPC si è impegnato anche nella condivisione delle competenze a livello internazionale. Un esempio emblematico è rappresentato dal corso "I Caschi Blu della Cultura" tenutosi a Rio de Janeiro, che ha coinvolto rappresentanti di Brasile, Cile, Colombia e Paraguay. Questa iniziativa formativa mira non solo a trasferire il know-how specifico in materia di tutela e intervento in situazioni di crisi, ma anche a creare un network strutturato per contrastare il traffico illecito dei beni culturali su scala globale.
La piattaforma informatica SWOADSnet


Un ulteriore tassello dell’approccio internazionale è l’avvio delle attività di sviluppo del sistema SWOADSnet. Quest’innovativa piattaforma è studiata per facilitare lo scambio di dati e metadati relativi alle opere d’arte con altri Paesi europei, in modo da monitorare in tempo reale i flussi illeciti e intervenire tempestivamente. La sinergia tra tecnologie avanzate e cooperazione internazionale permette così di creare una rete di sicurezza globale per il patrimonio artistico e culturale.
Questi risultati e iniziative evidenziano come le attività internazionali del Comando TPC siano parte integrante di una strategia più ampia: quella di salvaguardare il patrimonio non solo italiano, ma universale, promuovendo collaborazione, formazione e innovazione tecnologica.
Il documento riportante l'attività operativa del 2024 è reperibile a questa pagina web tpcweb.carabinieri.it/SitoPubb…
#Armadeicarabinieri #carabinieriTPC #TPC #Ministerodellacultura #mic

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A Ostia riemerge un bagno rituale ebraico del I secolo: “Il più antico mai trovato fuori dalla Terra d’Israele” [LE FOTO]

Elena Percivaldi

Splendida scoperta nel Parco Archeologico di Ostia Antica, dove, tra giugno e agosto 2024, è emerso un tesoro archeologico senza precedenti: un mikveh, un bagno rituale ebraico del I secolo d.C., il più antico mai trovato fuori dalla Terra d’Israele. Annunciata solo ora dal Ministero della Cultura, non è solo un ritrovamento straordinario: è una testimonianza viva della presenza ebraica nel cuore dell’Impero romano, un frammento di storia che conferma il passato complesso e multiculturale di Ostia, la “porta” di Roma sul Mediterraneo.

Foto di ©Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura

La scoperta del bagno rituale ebraico nell’Area A di Ostia

Nel cuore di Ostia Antica, l’antico porto di Roma, il progetto OPS – Ostia Post Scriptum ha riportato alla luce un segreto custodito per quasi duemila anni. Finanziato dal Ministero della Cultura con oltre 124mila euro, lo scavo si è concentrato nell’Area A, una zona strategica tra i Grandi Horrea (magazzini), i Quattro Tempietti e il Piazzale delle Corporazioni. Qui, tra mosaici bianchi e neri e mura di tufo, gli archeologi hanno trovato un edificio sontuoso, forse un centro comunitario. Al suo interno, un vano semi-ipogeo rettangolare, con un’abside semicircolare e una scala che occupa tutta la larghezza, conduce a un pozzo profondo. Le pareti, rivestite di intonaco idraulico, e i reperti – come una lucerna con una menorah, il candelabro a sette bracci – non lasciano dubbi: siamo di fronte a un mikveh.

Foto di ©Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura

Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha parlato del ritrovamento come di “un unicum nel Mediterraneo di età romana”, sottolineando il ruolo di Ostia come crocevia di culture. “Qui Roma accoglieva i culti di altre civiltà”, ha ricordato, evidenziando la tolleranza che caratterizzava la città nel I secolo d.C., quando l’Impero iniziava a dominare il Mare Nostrum.

Il mikveh: un rituale di purificazione

Cos’è un mikveh? Nella tradizione ebraica, è un bagno rituale per la purificazione spirituale, usato per immergersi completamente in acqua “viva” – piovana o di falda – in occasioni come la conversione, il matrimonio o la preparazione allo Shabbat. Secondo la Mishnah e la Tosefta, fonti rabbiniche redatte nel corso del III secolo d.C., il mikveh doveva essere alimentato mediante acqua piovana o sorgiva, in quantità non inferiore a 40 se’ah (circa 500 l), e la profondità doveva essere tale da permettere la completa immersione del corpo di un uomo di media statura.

Foto di ©Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura

I più antichi esempi di mikva’ot archeologicamente documentati in Israele risalgono all’età asmonea (fine I secolo a.C. – inizio I secolo d.C.). Capillarmente diffusi in Giudea, Galilea e Idumea in età erodiana, in particolare all’interno di edifici a carattere residenziale, diminuiscono progressivamente nel I secolo fino a scomparire quasi del tutto all’inizio del II, in connessione con la piena romanizzazione della regione a seguito della distruzione del Tempio nell’anno 70 d.C. e della successiva repressione della rivolta di Bar Kokhba nel 135 d.C.

Scarsissime sono le attestazioni successive, tra cui emergono i numerosi mikva’ot rinvenuti nella città galilea di Sepphoris. Non sono finora noti mikva’ot di epoca romana o tardo-antica nei luoghi della Diaspora, con l’unica eccezione del mikveh di Palazzo Bianca a Siracusa, probabilmente realizzato nei pressi della locale sinagoga tra VI e VII secolo d.C.

Il bagno ebraico di Ostia, unico ed elegante

La struttura ostiense risponde pienamente ai requisiti descritti nelle fonti rabbiniche: una vasca rettangolare con gradini larghi, un pozzo di 1,08 metri di diametro per captare l’acqua sotterranea, e una profondità sufficiente per l’immersione totale. Una nicchia decorata con conchiglie e intonaco azzurro, sostenuta da colonnine, aggiunge un tocco di eleganza all’insieme, mentre un foro nella muratura suggerisce una conduttura per regolare il flusso idrico.

Foto di ©Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura

Il Direttore del Parco, Alessandro D’Alessio, lo ha definito “assolutamente straordinario”: nessun altro mikveh di epoca romana era noto fuori da Giudea, Galilea e Idumea. I reperti dal pozzo, tra cui una lucerna con menorah e lulav (ramo di palma) databile al V-VI secolo d.C., confermano l’uso prolungato del sito, collegandolo alla sinagoga ostiense, la più antica del Mediterraneo occidentale, attiva fino al declino della città.

Foto di ©Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura

Ostia: porto vivace e città cosmopolita

Ostia non era solo il porto di Roma, ma una città cosmopolita dove mercanti, marinai e viaggiatori da tutto il Mediterraneo si incontravano. Greci, egiziani, siriani e, sì, ebrei convivevano tra i suoi templi e le sue terme. La presenza ebraica è attestata già dal I secolo d.C., con un’iscrizione nella necropoli di Pianabella che menziona gli Iudaei.

Il mikveh scoperto rafforza questa storia: non un reperto isolato, ma parte di un possibile centro di aggregazione ebraico, forse legato alla sinagoga costruita tra il II e il III secolo. Come ha osservato il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, “una struttura così non poteva essere scollegata dal suo contesto edilizio”, suggerendo che l’intero edificio fosse un fulcro della vita comunitaria.

Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma, ha espresso “emozione e orgoglio” per un ritrovamento che testimonia “il radicamento millenario degli ebrei a Roma” e il loro legame con la Terra d’Israele. La lucerna con menorah, trovata nel pozzo insieme a un bicchiere di vetro intatto, è un simbolo tangibile di questa identità preservata attraverso i secoli.

Foto di ©Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura

Il Progetto OPS per la “rinascita archeologica”

Lanciato nel 2022 dal Parco Archeologico di Ostia Antica in collaborazione con l’Università di Catania e il Politecnico di Bari, il progetto OPS segna il ritorno degli scavi diretti dopo decenni di pausa. Sotto la guida di Alessandro D’Alessio e Claudia Tempesta, l’iniziativa punta a incrementare la conoscenza di Ostia, migliorare la fruizione del sito e condividere i risultati con il pubblico. L’Area A, mai indagata prima, si è rivelata un tesoro intatto: oltre al mikveh, gli archeologi hanno riportato alla luce mosaici pavimentali e frammenti marmorei, tra cui pezzi di un’epigrafe e statuette.

Foto di ©Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura

Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, ha lodato il ruolo del Ministero nel finanziare interventi su scala nazionale, sottolineando come Ostia Antica si distingua per l’eccellenza della ricerca. Alfonsina Russo, Capo Dipartimento per la Valorizzazione, ha aggiunto che il mikveh “conferma le inusitate potenzialità del patrimonio italiano”, unendo ricerca, tutela e fruizione.

Il mikveh in futuro sarà fruibile

Certo, il mikveh ostiense è davvero suggestivo. La scala, con tre gradini segnati dall’usura, scende di un metro dal livello d’ingresso, delimitata da spallette in muratura. Il pavimento in mattoni bipedali, tipico dell’edilizia romana, presenta un incasso per una transenna, forse di legno, che separava lo spazio. Il pozzo, rivestito in cementizio, si allarga alla base per facilitare l’accesso all’acqua, mentre la nicchia absidale, con il suo azzurro celeste e le conchiglie, evoca un’estetica raffinata. I materiali di scarto – lucerne, vetri e frammenti epigrafici – datano l’abbandono al V-VI secolo, quando Ostia iniziò a svuotarsi.

Foto di ©Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura

Il mikveh di Ostia non è “solo” un reperto. Essendo il primo bagno rituale ebraico trovato fuori da Israele, sposta il confine della storia della Diaspora, dimostrando quanto la comunità ebraica fosse integrata e attiva nell’Impero. Per gli studiosi, apre nuovi scenari sulla vita religiosa e sociale di Ostia; per i visitatori, promette un’esperienza ancora più ricca quando il sito sarà accessibile. Il Ministero ha già annunciato ulteriori investimenti per continuare gli scavi e rendere il mikveh fruibile, così che possa tornare ad essere patrimonio di tutti.

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Missione/Stage – Ostia Post Scriptum, giugno/luglio 2023 – Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio

Istituzione dell’Albo delle Imprese Culturali e Creative di interesse nazionale

D.M. 460 18/12/2024, ai sensi dell’art. 26, comma 1 della Legge 27 dicembre 2023, n. 206. Art. 1 (Oggetto del decreto) 1. Il presente decreto reca le modalità di attuazione dell’articol…

OFFICE OBSERVER | Danilo Premoli