Libri: a Vallecupola con Amalia Mancini per parlare di “Falcone e Vespaziani”

Il 12 alle 17, nel borgo del Reatino, su iniziativa della Biblioteca Angelo Di Mario, per tornare a discutere di mafie, ma anche di giustizia

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La qualità delle relazioni costituisce da sempre un elemento determinante per l’attività criminale

Le organizzazioni criminali a scopo economico e/o ideologico costituiscono da sempre un sottogruppo delle organizzazioni segrete. In quanto tali, esse pervengono agli studiosi come entità di difficile comprensione e studio per via dell’interazione fra la caratteristica del segreto e quella dell’illegalità <327.
La gestione congiunta di questa miscellanea di elementi ripercuote i propri effetti sulla natura organizzativa dei soggetti attivi imponendo agli stessi dinamiche mutagene e la proliferazione di trade-offs fra risorse in campo. Così, un problema comune alle due esperienze qui in oggetto investe, de facto, la configurazione organizzativa delle stesse e quel ventaglio di cointeressenze e legami instauratisi al loro interno. Gli interrogativi che si offrono al cospetto di uno studio dilettato dalle meccaniche che possono aver abitato simili processi interrelazioni rimangono molteplici. Come si organizzano i gruppi clandestini dell’Italia del tempo? Esistono somiglianze fra l’assetto mafioso e quello terroristico? La rete dell’una o dell’altra evolve e si ibrida a seguito di processi alterativi propri o risente di dinamiche esogene? Per ovviare a questi interrogativi la teoria dell’organizzazione nel corso degli anni ha dato grande rilevanza ad un’indagine sulle prospettive recondite delle reti (legami) e sugli schemi comparativi delle costruzioni strategiche in cui essi operano (strutture). Sulla falsa riga di ciò può, pertanto, rivelarsi complementare al dialogo fra scienza storica, sociologia e diritto la riflessione avviata dal sociologo Mark Granovetter sul delicato tema delle risorse sociali e del capitale sociale. Nell’opera “La forza dei legami deboli e altri saggi” <328 il padre della nuova sociologia economica intuì la possibilità di collegare il job matching analizzato nei suoi studi sulla disoccupazione -e gli andamenti di mercato- alle problematiche inficianti l’analisi dei networks. La tesi muoveva dall’idea secondo cui la scomposizione dei processi intercorrenti nei reticoli di relazioni interpersonali potesse fornire un fruttuoso ponte di collegamento fra il livello micro e quello macro-sociologico, mostrando l’esistenza di un diretta proporzionalità tra l’interazione su scala ridotta e le conseguenze su un piano sociale più esteso. La riproposizione del modello granvettiano al crime network nexus impone prioritariamente un ragionamento in termini di legami e non di scelte. Tale lettura non implica la predominanza di un’interpretazione (sui motivi dell’avvicinamento fra crimine e terrorismi) dettata dalla sola interscambiabilità di legami e relazioni bensì ci spinge, alla luce degli antecedenti cronistorici fino ad ora accennati, a diversificare il pulviscolo di rapporti oscillando da una prospettiva individuale ad una di comunità. Il punto diventa ancora più complesso se rapportato anche alle diversità congenite espresse dalle due generazioni del neofascismo eversivo e dagli stessi approcci metodologici posti in campo. Tenuto conto di tutte le criticità del caso diviene allora indispensabile procedere nella dissertazione con sistematicità e affrontare la dicotomia “legame-struttura” di cui si è accennato in apertura.
I Legami
La qualità delle relazioni costituisce da sempre un elemento determinante per l’attività criminale <329. Nell’ultimo ventennio gli studi sulla criminalità organizzata hanno catalizzato molte risorse nell’approccio alla materia (Patacchini-Zenou, Sciarrone, Storti) oltre ad aver dimostrato l’incisività di certi tipi di legame nell’incremento della produttività illecita. La distinzione fra legami forti e deboli, elaborata nel 1973 dal sociologo Granovetter <330, diviene la cartina di tornasole entro cui valutare la transitorietà dei flussi informativi e relazionali del network. I legami forti si contraddistinguono per intensità ed elevata frequenza nelle interazioni pur essendo, nella maggior parte dei casi, portatori sani di una ridondanza informativa o strategica provocata dall’elevata interdipendenza fra attori. Viceversa, essendo i weak ties rivelatori di una trascurabile intensità essi appaiono idonei a fornire nuovi canali, garantendo alla rete maggiore resilienza e connettività fra attori distanti, oltre ad un accesso alle risorse informative rimaste intrappolate fra i soli legami forti. Inevitabile segnalare come la mancanza di ridondanza favorisca il successo criminale del network tutto <331, in linea con la trasversalità di un’adiacenza tra mafie e terrorismo imperniata sulla tutela degli standard di segretezza e sulla proliferazione di legami ponte. Poiché per queste organizzazioni la gestione del segreto implica innanzitutto coordinare le informazioni, sia contenendo la diffusione di quanto si sa, sia nella ricerca di nuove informazioni (spionaggio), il trading richiederà una ragnatela di legami laschi, durevoli anche nell’extrema ratio della rimozione di uno di essi. Ove non esita una triade di rapporti fra soggetto A, B e C, nessuno strong tie potrà mai costituire un ponte, salvo gli sporadici casi in cui nessuna delle parti in causa abbia altri legami forti <332. Deduttivamente, allora, è intuibile la corrispondenza di ruolo fra ponte e legame lasco, ambedue impiegati per creare collegamenti più celeri all’interno delle reti e, in virtù di ciò, assunti ad unica alternativa praticabile per gli individui. Sicché, i soggetti meglio posizionati in una rete sono potenzialmente coloro i quali abusano di legami deboli e costituiscono ponti (c.d. trait d’union), l’analisi granovettiana troverebbe terreno fertile nel ricostruire, in una dimensione micro-individuale, la facilità celata dietro i cambi di casacca di numerosi interpreti della prima stagione eversiva dopo i decreti di scioglimento di ON e AN (Bellini, Dominici, Rampulla). E ancora: esegesi storica e indagine sulla forza dei legami trovano un’ulteriore punto di convergenza laddove la rimozione di un legame mediamente debole arrechi danni maggiori alle probabilità di trasmissione rispetto ad un vincolo forte. Il caso trova una sua simmetria storica all’indomani della diaspora dei militanti delle sigle sciolte (con decreto ministeriale) per tentata ricostruzione del dissolto partito fascista. La recisione di un vincolo forte per ordinovisti e avanguardisti non sortì gli effetti sperati dalle autorità inquirenti, le quali restarono focalizzate unicamente sull’abbattimento del contenitore associativo senza realizzare un inasprimento delle pene edittali per i singoli imputati. L’errore, comune nelle inchieste sul terrorismo, se da un lato esemplifica il grado di resilienza dei legami ponte celati dietro alle figure apicali della galassia eversiva, parimenti racconta la nascita di un’aura di eterna impunità che, nel corso del trentennio successivo, parificherà grandi boss della malavita organizzata e precursori del terrorismo stragista <333. Entrambe le figure resteranno accomunate da uno spiccato senso di adattamento al mutamento sociale, acuito da una gestione del patrimonio informativo correlata al bagaglio di legami laschi in loro possesso <334.
Esistono poi ripercussioni che i reticoli sociali possono ingenerare sui comportamenti dei singoli consociati. Il differente grado di densità assunta in zone del perimetro <335 circoscrive due porzioni di network: una dominata da rapporti amicali diretti e rinominata “a maglia chiusa”; ed un’altra estesa lungo tratti conoscitivi ignoti e battezzata “a maglia aperta”. In questa seconda circoscrizione Granovetter identifica l’esistenza di legami elastici propensi non solo a condizionare la possibilità dell’individuo di manipolare il reticolo ma, addirittura, idonei a veicolare idee, influenze o informazioni socialmente distanti dal baricentro del singolo attore. In un’impostazione all’interno della quale la centralità del legame debole impersonifica il ruolo di risorsa per la mobilità volontaria e di catalizzatore di coesione sociale <336, non meraviglia il fatto che militanti neofascisti, transitati fra le fila delle consorterie mafiose, abbiano potuto spostare non soltanto il reticolo di legami da un campo all’altro, bensì istituire un vero punto di snodo <337.
Infine, l’esame del fascio di relazioni rasenti una comunità può disvelare i motivi per cui certe strutture, in vista di obiettivi comuni, riescano ad organizzarsi celermente senza incappare in avversità logistiche. Una prima risposta andrebbe ricercata nella vocazione interclassista del terrorismo eversivo italiano. Mentre Granovetter per comprovare la relazione intercorrente fra una collettività molto attiva nel tessuto sociale e la densità di legami ponte utilizzò, quale canone di paragone, il confronto fra la reazione della comunità di Charlestown e quella di Boston ad una proposta di rinnovamento urbano, nel nostro studio è possibile sviluppare un ragionamento affine. Il network nero attinse, sin dalla sua nascita, potenzialità da mondi e sottosistemi sociali diversi <338, costruendo le condizioni esistenziali affinché potessero fiorire connessioni ponte. Mentre fino al biennio ’75-77 la galassia fascista ha esteso il suo ventaglio di relazioni coltivando rapporti trasversali con apparati dell’intelligence interno (SID e UAAR), mondo dell’imprenditoria, l’internazionale nera, il mondo istituzionale (MSI), fino ai grandi movimenti generazionali del ’68, nella sua seconda vita essa ha valorizzato in misura ridotta la genuinità dei suoi “bridge ties”, assumendo una posizione spontaneista che ne ha inevitabilmente modificato anche gli assetti strutturali. E così, applicando al nostro caso di studio lo schema teorico di comunità avanzato dal sociologo statunitense, pare calzante la lettura in base alla quale quanti più ponti locali esitano in una comunità, e quanto maggior sia il loro grado, tanto più la comunità sarà coesa e in grado di agire in modo concertato e impermeabile <339.
[NOTE]
327 M. CATINO, L’organizzazione del segreto nelle associazioni mafiose, Rassegna italiana di sociologia, gennaio 2014, pag. 262.
328 M. GRANOVETTER, La forza dei legami deboli ed altri saggi, Editore Liguori, Napoli, 1998.
329 F. CALDERONI, Le reti delle mafie, Vita e pensiero, Milano 2018, pag.62.
330 M. GRANOVETTER, The Strenght of Weak Ties, American Journal of Sociology, 78 n.6, pp. 1360.1380.
331 C. MORSELLI, P. TREMBLEY, Criminal Achievment, Offender Networks and the Benefits of low self-control, Criminology, 42, n.3, pag.782.
332 M. GRANOVETTER, La forza dei legami deboli ed altri saggi, Editore Liguori, Napoli, 1998, pp.123-124.
333 Si pensi alla figura di Massimo Carminati, leader di una delle due associazioni a delinquere coinvolte nell’inchiesta Mafia Capitale e uomo accreditatosi ai cartelli criminali per via del suo curriculum penale da eterno impunito. Il punto è trattato in: Tribunale di Roma, Ufficio VI, ordinanza n. 30546/10 R.G. Mod. 21, Gip Flavia Costantini, Roma, 28 novembre 2014, pag.42.
334 Per Granovetter “i soggetti meglio piazzati per diffondere innovazioni difficili nella rete, sono quelli che hanno molti legami deboli, in quanto alcuni di questi legami costituiscono dei ponti locali. Un’innovazione inizialmente impopolare, diffusa da soggetti con pochi legami deboli, avrà più probabilità di restare confinata in pochi circoli ristretti, quindi di morire sul nascere…”. M. GRANOVETTER, La forza dei legami deboli ed altri saggi, Editore Liguori, Napoli, 1998, p.127.
335 Definito da Granovetter quale “reticolato egocentrico”.
336 M. GRANOVETTER, La forza dei legami deboli ed altri saggi, Editore Liguori, Napoli, 1998, pp. 135-137.
337 Ivi cit., p.137.
338 Il punto sarà trattato nel sottoparagrafo successivo.
340 M. CATINO, Mafia organizations. The visible hand of criminal enterprise, Cambridge University Press, Cambridge 2019, pag.152.
Giuliano Benincasa, Criminalità Organizzata. Sviluppo, metamorfosi e contaminazione dei rapporti fra criminalità organizzata ed eversione neofascista: ibridazione del metodo del metodo mafioso o semplice convergenza oggettiva?, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2020-2021

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Oggi si è celebrato il fatto che butteremo oltre 13,5 MILIARDI dei cittadini, per fare una cosa che non solo, e lo sappiamo TUTTI, non si farà, ma costerà ancora di più nonostante la sua non realizzazione, e anzi, ciliegina sulla torta, molti di questi vagoni di soldi pubblici andranno a finanziare con sicurezza MATEMATICA tutte le #mafie del #sud

Direi che non c'era da celebrare alcunché, anzi si dovrebbe indire una giornata di #luttonazionale

#patania

Sisto contro Gratteri: “Inopportuno il suo programma su La7”. La replica: “Apra un procedimento disciplinare”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/06/scontro-sisto-gratteri-programma-la7-news/8052102/

AHAHAHAHAHAHAHAHAH! 🤣 🤣 🤣
Per il Viceministro alla Giustizia di questo governo, ex-avvocato del nano di Arcore, se un magistrato va in TV a parlare di mafie fa politica.
Ma certo, è ovvio!
Resta soltanto che Sisto se ne vada in carcere di sua sponta e butti la chiave nel cesso!

#gratteri #sisto #govenoMeloni #mafia #mafie #berlusconi

Sisto contro Gratteri: “Inopportuno il suo programma su La7”

Scintille a distanza tra il viceministro e il procuratore di Napoli. Che lo sfida: "Dato che il suo governo ha cambiato centinaia di articoli, crei un divieto assoluto sui magistrati in televisione"

Il Fatto Quotidiano

Anche in #Lombardia arriva la campagna “Fame di verità e giustizia” di #Libera contro le #mafie.

In un Paese dove il dissenso è reato, la partecipazione è scoraggiata, la #corruzione dilaga, si è passati dal crimine organizzato al crimine 'normalizzato'

https://www.libera.it/it-schede-2727-fame_di_verita_e_giustiza_2

" “Follow the money” diceva ormai 30 anni fa il giudice #GiovanniFalcone, e da quel momento in poi questa frase è divenuta sempre più importante. Impresa, relazioni e forte vocazione economica rendono le #mafie camaleontiche e imperniate nell’economia legale."

#Mafia #10giugno #GovernoMeloni

https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/mafie-italia-relazione-dia-2024

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L’alleanza evasiva tra imprenditori e mafie

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