1946: fobie statunitensi circa l’Italia

L’arrivo dell’estate [1946] riportò il problema delle frontiere con la Yugoslavia alla ribalta delle questioni internazionali. La possibilità di un’imminente invasione della Venezia-Giulia da parte dell’esercito di Tito divenne l’argomento principale delle riunioni dei vertici militari americani in Italia e a Washington. A partire da luglio il comandante supremo alleato nel Mediterraneo, il generale Morgan, aveva proposto al Joint Chief of Staff statunitense la “partecipazione dell’esercito italiano nell’eventualità di ostilità con la Yugoslavia nell’Italia settentrionale”. La commissione congiunta tra dipartimento di Stato, il ministero della Guerra e il ministero della Marina, recentemente creata su ordine di Truman, prendendo una posizione ancora più apertamente ostile nei confronti degli yugoslavi rispetto a quella espressa dai comandi britannici in proposito, si dichiarò a favore dell’utilizzo dei reparti italiani “nell’eventualità di un attacco generale yugoslavo”, proprio in considerazione delle stesse “finalità politiche evidenziate dal comandante supremo per il Mediterraneo”, relative alle ricadute positive in termini di immagine del nuovo governo De Gasperi sull’opinione pubblica italiana <304. Pertanto, stabiliva la Commissione, il Sacmed (comando supremo alleato per il Mediterraneo) era autorizzato ad utilizzare tutte le forze italiane disponibili, in caso di attacco da parte di Tito. Inoltre, “al recente incontro del Consiglio dei ministri degli esteri a Parigi – si legge nel documento – il segretario di Stato e il ministro degli Esteri britannico si sono accordati informalmente sulla sostanza delle istruzioni proposte sopra” <305. La situazione al confine giuliano si aggravò nel mese di agosto: il 10 e il 19 agosto aerei da combattimento yugoslavi attaccarono aerei da trasporto statunitensi, abbattendoli ed uccidendo l’equipaggio, poiché avevano violato lo spazio aereo nazionale. La reazione dei militari americani fu di estrema indignazione, soprattutto perché, come sottolineato da Offner, “essi vedevano il maresciallo Tito (…) come una maschera per l’espansione sovietica” <306. Il 25 agosto una direttiva del Joint Chiefs of Staff statunitense ordinava al generale Morgan di “prepararsi per un attacco generale organizzato yugoslavo”: nei suoi piani avrebbe dovuto “includere l’utilizzo di tutte le forze presenti in Italia”, che avrebbero dovuto essere rese “disponibili per le operazioni”. Tutte le obiezioni britanniche all’utilizzo dell’esercito italiano in funzioni attive inoltre, informava il Joint Chiefs of Staff, erano state rimosse in seguito alla discussione del tema con il dipartimento di Stato, che aveva insistito sul punto proprio “in considerazione dell’attuale attitudine yugoslava, esemplificata dall’abbattimento dei velivoli statunitensi e dalla serie di incidenti che hanno coinvolto le truppe di terra e le manifestazioni organizzate” <307. Il 29 agosto un memorandum del Pentagono ribadiva: “L’U.S. Chiefs of Staff ritiene fortemente, e il dipartimento di Stato concorda con questo, che nell’eventualità dell’aggressione yugoslava il Comandante Supremo Alleato per il Mediterraneo dovrebbe essere autorizzato ad utilizzare ogni forza militare che possa essere fisicamente disponibile per il compimento della sua missione” <308. L’11 settembre la Chiefs of Staff Committee avvisava con urgenza l’AFHQ di un considerevole rinforzo delle truppe yugoslave al confine con l’Italia, segno della possibilità di realizzazione di un imminente attacco da parte delle forze di Tito. Nel documento redatto dalla commissione si analizzavano le probabili modalità di attacco da parte della Yugoslavia, sottolineando che “le forze aeree yugoslave avrebbero probabilmente una parte di rilievo nelle prime fasi di qualsiasi tipo di operazione gli yugoslavi possano intraprendere contro inglesi e americani” <309. Si tratta di un documento interessante, che mostra la percezione statunitense della minaccia russo-yugoslava di un’invasione dell’Italia, per lo meno della Venezia-Giulia. Il rapporto infatti sottolineava la sicura partecipazione di divisioni sovietiche nel preventivato attacco yugoslavo: “La Russia in ogni circostanza garantirebbe tutta la possibile copertura d’aiuto alla Yugoslavia, probabilmente nella forma di truppe M.V.D.” <310.
L’arrivo del rapporto Clifford-Elsey, il 24 settembre, segnò un altro momento cruciale nella considerazione statunitense della penisola. Le ottantadue pagine del “Russian report”, prodotte su ordine di Truman dai due assistenti alla Casa Bianca, vertevano interamente sui piani di espansione preparati dai sovietici, che a giudizio dei due analisti americani si concentravano proprio sull’ottenimento di un’influenza nell’Europa occidentale: in particolar modo l’obiettivo sovietico si focalizzava sull’Italia, che avrebbe dovuto essere portata sotto l’ombrello sovietico tramite l’azione del partito comunista, e sulla ricerca di un controllo della Grecia, da attuare attraverso l’instaurazione di un governo simile in tutto ai regimi imposti nell’Europa dell’Est <311.
I rapporti provenienti dalla penisola delineavano un crescente pericolo per la stabilità del governo, e soprattutto per la potenziale crescita politica del blocco social-comunista che minacciava di portare legalmente l’Italia fuori dall’ambito atlantico. La percezione statunitense della situazione si concentrava sul rafforzamento dei due partiti della sinistra a danno della Dc, che avrebbe potuto provocare lo scivolamento del paese verso un governo guidato dal Pci e quindi verso un orientamento in politica estera favorevole al blocco sovietico. Il 22 novembre Key inviò un una sorta di avvertimento ai vertici di Washington: la situazione nella penisola si deteriorava ogni giorno di più, e la possibilità di garantire un governo stabile così come la permanenza della presidenza del Consiglio nelle mani di De Gasperi erano a rischio. L’incaricato d’affari presso l’ambasciata di Roma riferiva con preoccupazione i continui “tentativi di screditare il governo” da parte “del partito comunista, sebbene partecipi ad esso” <312. De Gasperi inoltre, riferiva Key, aveva “definitivamente perso la speranza di ottenere una genuina collaborazione inter-partito”, a causa della volontà dei due partiti dell’ala sinistra di provocare uno stravolgimento degli equilibri politici. Il rapporto del CIC, il servizio di controspionaggio militare dell’AFHQ, allegato al telegramma di Key per Byrnes illumina chiaramente la percezione statunitense della prospettiva politica del paese. Il risultato dell’analisi del vertice del servizio segreto militare gettava un’ombra scura sulle possibilità del paese di mantenere un assetto democratico senza essere risucchiato nell’orbita sovietica tramite l’instaurazione di un governo dominato dai comunisti filo-Urss, come nei paesi dell’Europa orientale, o tramite lo scoppio di una guerra civile, come gli avvenimenti greci stavano mostrando proprio in quelle settimane. “L’obiettivo delle sinistre [Leftists] è di forzare la nazione in convulsioni interne provocate dall’insicurezza sociale ed economica, e allo stesso tempo di accreditare la responsabilità al programma dei democristiani, ed eventualmente costringerli a lasciare la posizione di maggior partito all’interno del governo” <313. In linea con l’interpretazione circolante all’interno dell’amministrazione Truman circa i veri obiettivi del partito di Togliatti, l’analisi del Cic evidenziava l’eterodirezione operata sul Pci da parte di potenze straniere: “il programma del partito è stato deciso fuori dalla sfera nazionale”, sottolineava il rapporto. “Nel frattempo, le sinistre organizzano l’opposizione [alla D.C.] tramite la propaganda, l’agitazione sindacale e la provocazione dei gruppi economicamente insicuri”, e tuttavia, a causa del forte radicamento nel tessuto sociale, economico e produttivo del paese di Pci e Psi non era possibile provocare un’espulsione dal governo di alcuna delle due forze politiche, opzione che da quanto espresso nel rapporto era stata chiaramente presa in considerazione a Washington. “I comunisti e i socialisti sono fortemente impiantati non solo nel governo, ma sono ben radicati in gran parte degli strati sociali e produttivi del paese. (…) Per questa ragione, eliminare un importante partito dal governo, sarebbe un invito ad attivare opposizione e sabotaggio politico-economico. Ciò è particolarmente vero relativamente ai comunisti” <314.
Pochi giorni più tardi il segretario di Stato in persona ritenne opportuno concentrare l’azione del suo dipartimento sui segnali sempre più preoccupanti che arrivavano relativamente alla situazione italiana: un’agenzia del governo aveva infatti sottolineato una nuova attività in corso tra il partito comunista e l’ambasciata sovietica, foriera di nuove indicazioni provenienti da Stalin per l’azione del Pci. L’ipotesi di un’azione insurrezionale era fortemente presa in considerazione da Byrnes, che decise di mettere in allerta l’ambasciata a Roma: “Il segretario di Stato – si legge nel telegramma inviato da Byrnes a Key – inoltra per informazione dell’incaricato d’affari un rapporto, con allegato, fornito al Dipartimento da un’altra agenzia del Governo sui contatti tra il Partito Comunista Italiano e l’ambasciata sovietica” <315. Purtroppo l’allegato non è presente nella documentazione conservata, ma è interessante notare come l’attenzione di Byrnes si concentrasse sul legame tra il Pci e l’Urss.
In quel periodo l’attenzione dei policy-makers statunitensi a Washington era concentrata sugli sviluppi della politica interna italiana. Il nuovo turno di consultazioni locali, che si era concluso il 10 novembre con le votazioni di Roma, Napoli, Genova, Torino, Firenze e Palermo, aveva mostrato la tendenza ad un evidente aumento di voti a sinistra, con un predominio del Pci sui socialisti. La Dc ne usciva ridimensionata a vantaggio dei partiti della destra, soprattutto dall’Uomo Qualunque. A Roma la lista democristiana passava dai 218.000 voti registrati il 2 giugno a 103.000 voti, meno della metà. Agli occhi degli analisti del dipartimento di Stato la sconfitta mostrava come la strategia di De Gasperi di governare con le sinistre, cercando di mantenerle in posizione secondaria, avesse finito per alienare al suo partito i consensi dei settori della destra. Il 2 dicembre il capo dell’Ufficio Affari Europei Hickerson inviò un memorandum al dipartimento di Stato per fare un’analisi della situazione creatasi dopo le elezioni amministrative: “Come sapete, le recenti elezioni municipali in Italia hanno mostrato impressionanti guadagni dei Comunisti alle spese dei moderati cristianodemocratici. Questi guadagni riflettono il successo dei costanti attacchi comunisti contro De Gasperi e le potenze occidentali”. <316 Nel memorandum il responsabile per gli Affari Europei continuava poi osservando come la strategia dei comunisti fosse quella di screditare De Gasperi, allo scopo di formare un nuovo governo più spostato a sinistra, e come essi non aspettassero altro che un fallimento del premier DC su qualche questione per poterlo attaccare apertamente. Dunque sollecitava il dipartimento a prendere misure concrete per sostenere il leader democristiano, altrimenti il rischio che l’Italia diventasse un paese comunista sarebbe diventato eccessivamente alto.
[NOTE]
304 NARA, RG 165, Entry 421, Box 87, relazione del Joint Chiefs of Staff intitolata “Use of Italian Army in Event of Hostilities in Northern Italy”, datata 25 luglio 1946.
305 Ivi.
306 A. Offner, Another Such Victory, cit., pp. 170-171.
307 NARA, RG 165, Entry 421, Box 88, direttiva top-secret del Joint Chiefs of Staff, datata 25 agosto 1946.
308 NARA, RG 165, Entry 421, Box 88, memorandum dell’U.S. Chiefs of Staff datato 29 agosto 1946.
309 NARA, RG 84, Entry 2790, Box 3, rapporto del Chiefs of Staff Committee datato 11 settembre 1946, intitolato “Appreciation of the Available Reinforcement for the Yugoslav Forces in North-West Yugoslavia”.
310 Ivi.
311 Cfr. M. Leffler, A Preponderance of Power, cit., pp. 130-138.
312 NARA, RG 84, Entry 2780, Box 5, telegramma di Key per il segretario di Stato intitolato “Evaluation of Italian Government by a Military Intelligence Agency”, datato 22 novembre 1946.
313 Ibidem, rapporto del CIC allegato al dispaccio di Key del 22 novembre.
314 Ivi.
315 NARA, RG 84, Entry 2780, Box 5, telegramma segreto del dipartimento di Stato a firma di Byrnes per lo Chargé d’Affaires Key, datato 29 novembre 1946.
316 FRUS, 1946, vol. V Italy, cit., p. 948, Memorandum segreto inviato dal direttore dell’Ufficio Affari Europei Hickerson al Dipartimento di Stato il 2 dicembre 1946.
Siria Guerrieri, Obiettivo Mediterraneo. La politica americana in Europa Meridionale e le origini della guerra fredda. 1944-1946, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Anno accademico 2009-2010

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-- Harry S. Truman (Diary, April 24, 1954)

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De luchtbrug naar Berlijn (3)

De landingsbaan van Tempelhof, Berlijn

[Dit is het derde blogje over de Luchtbrug naar Berlijn. Het eerste blogje was hier.]

De zwarte markt in Berlijn

Hoewel de Luchtbrug dus etenswaren, kolen, hout en aggregaten binnenvloog, was het maandenlang onvoldoende. De hele winter door waren de rantsoenen te klein en de huizen te koud. Veel West-Berlijners zochten langs de rand van de stad naar brandstof, zoals hout, en voedsel. Daarvoor overschreden ze regelmatig de grens met de Sovjet-bezettingszone, waardoor deze hongertochten niet zonder gevaar waren. Agenten van wat later de DDR zou zijn, namen goederen in beslag en in de bossen lagen blindgangers. Er ontstond een levendige zwarte markt waar, omdat er drie soorten mark waren met voortdurend veranderende wisselkoersen, de sigaret de voornaamste rekeneenheid was.

Het grote plaatje

Berlijn was maar één plaats waar de confrontatie tussen de communistische en kapitalistische systemen werd uitgevochten. Vier dagen nadat de Sovjets de elektriciteit hadden afgesneden en de blokkade waren begonnen, verplaatste de Amerikaanse president Truman niet minder dan zestig B29-bommenwerpers naar West-Europa. Dat is, zoals u correct constateerde, het vliegtuigtype dat werd gebruikt bij het transport (en de inzet) van atoombommen. Stalin begreep hierdoor dat verdere escalatie te riskant was. De westerse geallieerden stelden ook een tegen-blokkade in door handel met de Sovjet-bezettingszone te verbieden.

Al in juli 1948 overlegden de generaals van de vier geallieerde legers over manieren om de situatie beheersbaar te houden. In augustus ontving Stalin in Moskou enkele westerse diplomaten. Hij meende sterk te staan, want als hij de blokkade voortzette tot in de winter, dan moesten de Berlijners wel naar de oostelijke winkels komen. De westerse geallieerden meenden echter óók sterk te staan, aangezien de Luchtbrug steeds efficiënter werd. Hoewel dit overleg dus tot niets leidde, was het evident dat niemand oorlog wilde.

Laden en lossen op Tempelhof

De overwinning

De Luchtbrug werd, zoals gezegd, steeds efficiënter. Eerst Douglas C47s, dan C54s en tot slot C74s: per vlucht drie, tien of vijfentwintig ton levensmiddelen en brandstof. Niet alleen werden de vliegtuigen groter, er kwamen er ook meer, die ook vaker vlogen. In april 1949 waren er 1400 leveranties per dag. Elke minuut landde er dus in West-Berlijn ergens een vliegtuig: merendeels op Tempelhof, maar ook op Gatow en op het door de Fransen in drie maanden aangelegde vliegveld Tegel. Zoiets vergde perfecte stuurmanskunst in de vliegtuigen, perfecte organisatie op de grond en perfect transport van de voorraden naar de depots in de stad.

De Berlijnse rantsoenen waren nu op peil en er kwamen zelfs enige luxegoederen aan. Stalin concludeerde al in januari 1949, toen de Berlijners ondanks de winter niet inbonden, dat de blokkade was mislukt. Hij gaf opdracht tot onderhandelingen. De logistieke overwinning werd zo een politieke overwinning. Die was eigenlijk al eerder in zicht gekomen tijdens de aanleg van de luchthaven Tegel. Een grote, door de Sovjets gebouwde antenne stond lelijk in de weg, maar de Franse commandant blies die zonder pardon op. De Sovjets lieten maar een mager protest horen, wat de westelijke geallieerden het vertrouwen gaf dat ze aan de winnende hand waren.

De route van de piloten op Tempelhof

Naspel

Op 12 mei 1949 werd de stroomvoorziening van West-Berlijn hersteld en kwam een einde aan de blokkade en de tegenblokkade. Er kwam geen einde aan de Luchtbrug, omdat de Berlijners aangaven dat ze het liefste voor twee maanden voorraden hadden. De piloten waren dus nog enkele weken bezig om de depots verder aan te vullen. De laatste vlucht was pas op 6 oktober 1949. Het zegt echter heel veel over het herstel van de voedsel- en energievoorziening dat Herta Heuwer de tot voor kort geblokkeerde stad haar favoriete gerecht kon geven door worst én te koken én te bakken, én te serveren met een saus van importproducten als tomatenpuree, worcestershiresaus en kerriepoeder.

De blokkade was, zoals al gezegd, het begin geweest van de Koude Oorlog en in 1949 ontstond de NAVO. De drie westelijke bezettingszones werden samengevoegd tot één nieuwe eenheid, West-Duitsland, met hoofdstad Bonn. Iets later werd ook de Duitse Democratische Republiek uitgeroepen. Daar werd de mislukte blokkade eigenlijk vergeten.

Monument voor de Luchtbrug

Zo niet in het westen. Voor de West-Berlijners betekende de blokkade vooral honger en kou, maar ook werkgelegenheid: duizenden mensen – bijna evenveel vrouwen als mannen – werkten op Tempelhof, Gatow en Tegel. Om aan voldoende arbeidskrachten te komen, lieten de westerse geallieerden krijgsgevangenen vrij. Al deze mensen kregen goed betaald en gevoed, en de samenwerking tussen Duitsers enerzijds en Amerikanen, Britten en Fransen anderzijds, hielp om een basis te leggen voor verdere samenwerking en, uiteindelijk, de integratie van West-Duitsland in de westerse wereld.

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U.S. Aircraft Carrier to Undergo Emergency Repairs Following Collision with Cargo Vessel

The CVN 75 aircraft carrier collided with a merchant vessel on Feb. 12 while operating near Port Said, Egypt.

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🚢 Los hutíes atacan nuevamente el portaviones estadounidense Harry S. Truman en aguas del Medio Oriente 💥. La tensión sigue escalando en la región. 🛑 #Hutíes #HarrySTruman #Conflicto #MedioOriente

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