Strage di Bologna: quel tragico desiderio di indifferenza della destra italiana
Di fronte a una commemorazione come quella della strage di Bologna bisogna essere precisi e chiamare le cose con il loro nome
Strage di Bologna: quel tragico desiderio di indifferenza della destra italiana
Di fronte a una commemorazione come quella della strage di Bologna bisogna essere precisi e chiamare le cose con il loro nome
Il 2 agosto 1980, alle 10.25 di mattina, una bomba scoppia alla stazione di Bologna. Il suo risultato: 85 morti e 200 feriti. 45 anni dopo, la verità è cristallina nonostante decenni di depistaggi e menzogne: si tratta di una bomba ordinata dallo Stato e messa dai fascisti. La recente conferma definitiva da parte della Cassazione dell'ergastolo per Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, ha sigillato una volta per tutte la matrice neofascista della strage. Ma soprattutto ha messo nero su bianco il ruolo di primo piano di apparati dello Stato e della loggia P2 per finanziare fascisti e depistatori. La documentazione relativa alla sentenza, già consultabile nel sito dell'associazione delle vittime del 2 agosto 1980, mostra che la strage è stata programmata e finanziata (un milione di dollari tra acconto e saldo, due tranches tra l'estate del 1979 e l'autunno 1980) da Licio Gelli e Umberto Ortolani (P2) che hanno usato i soldi del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, sostenuta con operazioni di depistaggio da Mario Tedeschi (Msi), organizzata da Federico Umberto D'Amato (a capo dell'Ufficio Affari Riservati, lo stesso di piazza Fontana e dell'omicidio di Pinelli) e attuata sul posto da almeno sei persone, Fioravanti, Mambro, Picciafuoco, Bellini, Ciavardini, Cavallini, appartenenti non solo ai NAR, ma ad altre formazioni della destra quali Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Terza Posizione. Gli esecutori sono stati protetti con continue operazioni di depistaggio e di manipolazione della pubblica opinione ad altissimo livello che hanno coinvolto la stessa presidenza della Repubblica di Francesco Cossiga. Tali operazioni sono evidentemente ancora in atto, oggi, con il governo Meloni. In questo senso non vanno dimenticate le parole di Azione studentesca - movimento di estrema destra di cui la presidente del Consiglio è stata responsabile nazionale - che nel 2020 scrivevano "Nessuno di noi era a Bologna" e "La verità trionfa da sola, la menzogna ha sempre bisogno di complici" a dimostrazione di un sostanziale negazionismo delle sentenze giudiziarie. Tendenza confermata anche dalle parole di Enzo Raisi - ex consigliere comunale di Bologna e deputato di Alleanza nazionale - che a pochi giorni dalla "sentenza Bellini" ha dichiarato in una tv locale "ci sono grandi anomalie giuridiche e storiche, è una sentenza ideologica". Nonostante i continui tentativi revisionisti degli esponenti di governo la verità è una: la bomba è fascista, la strage è di Stato. Lo Stato ordina, i fascisti eseguono. Ieri come oggi. Perché quella strage non è storia passata. È cronaca di oggi, quando il governo Meloni - erede politico di quella stessa destra - promuove misure liberticide che colpiscono le lotte sociali, i ceti popolari, ancor più temuti se stranieri. Hanno smesso momentaneamente con le bombe, ma non sono meno efficienti nel reprimere chi lotta per cambiare la società in senso più egualitario e libertario. La continuità è evidente: la stessa cultura fascista e autoritaria che ha partorito la strategia della tensione e le stragi è oggi al governo. Gli stessi metodi, gli stessi obiettivi: creare spauracchi e capri espiatori per legittimare misure sempre più liberticide. Ieri erano i "sovversivi", oggi sono i migranti, i gruppi sociali marginalizzati. Le "zone rosse" nelle città, la criminalizzazione delle lotte dei lavoratori, i respingimenti dei migranti finanziati con soldi pubblici, gli accordi con Libia e Tunisia che trasformano il Mediterraneo in un cimitero: tutto serve a seminare paura e giustificare la repressione. Mentre forniscono equipaggiamenti e mezzi agli Stati del Maghreb per fermare violentemente chi cerca una vita migliore, mentre finanziano la guardia costiera libica per riportare indietro chi fugge dalla guerra, il governo Meloni replica la stessa logica stragista: usare la violenza per difendere un ordine sociale ingiusto. Le inchieste giornalistiche hanno documentato torture, stupri, omicidi nei lager libici finanziati dall'Italia. Non sono bombe in stazione, ma il risultato è lo stesso: morte e terrore per chi osa sperare in un futuro diverso. I decreti sicurezza, le leggi bavaglio, la repressione del dissenso, l'attacco ai diritti dei lavoratori, i respingimenti in mare e alle frontiere, i lager per migranti, una legislazione che a colpi di decreti rinchiude in carcere i poveri e diversi sono le armi di oggi per governare i nostri corpi e le nostre vite con i dispositivi della paura. La stessa paura che volevano seminare 45 anni fa con 85 morti innocenti. Il 9 novembre scorso Bologna ha dimostrato che quando ci sono mobilitazioni unitarie l'autoritarismo non passa. Migliaia di persone, ciascuna con le proprie pratiche, hanno impedito ai fascisti di sfilare davanti alla stazione. A Bologna non si passa. Rilanciamo con forza quindi il corteo che ogni anno il 2 agosto si svolge nella nostra città. Per ribadire che la verità non può essere sepolta sotto cumuli di menzogne. Per dire che oggi come ieri alziamo la bandiera della libertà contro il terrore, della solidarietà contro l'oppressione. Per esigere giustizia fino in fondo. Perché nessuno dei responsabili politici - esecutori e mandanti - resti impunito. > 2 AGOSTO 2025 H8:30, PIAZZA DEL NETTUNO TERRORISTA È LO STATO! ORA E SEMPRE RESISTENZA! COLLETTIVO RESISTENTI BOLOGNESI resistentibolognesi.bida.im [https://resistentibolognesi.bida.im]
La strage di Stato non è storia passata
Piazza del Nettuno, sabato 2 agosto alle ore 08:30 CEST
Il 2 agosto 1980, alle 10.25 di mattina, una bomba scoppia alla stazione di Bologna. Il suo risultato: 85 morti e 200 feriti. 45 anni dopo, la verità è cristallina nonostante decenni di depistaggi e menzogne: si tratta di una bomba ordinata dallo Stato e messa dai fascisti.
La recente conferma definitiva da parte della Cassazione dell'ergastolo per Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, ha sigillato una volta per tutte la matrice neofascista della strage. Ma soprattutto ha messo nero su bianco il ruolo di primo piano di apparati dello Stato e della loggia P2 per finanziare fascisti e depistatori.
La documentazione relativa alla sentenza, già consultabile nel sito dell'associazione delle vittime del 2 agosto 1980, mostra che la strage è stata programmata e finanziata (un milione di dollari tra acconto e saldo, due tranches tra l'estate del 1979 e l'autunno 1980) da Licio Gelli e Umberto Ortolani (P2) che hanno usato i soldi del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, sostenuta con operazioni di depistaggio da Mario Tedeschi (Msi), organizzata da Federico Umberto D'Amato (a capo dell'Ufficio Affari Riservati, lo stesso di piazza Fontana e dell'omicidio di Pinelli) e attuata sul posto da almeno sei persone, Fioravanti, Mambro, Picciafuoco, Bellini, Ciavardini, Cavallini, appartenenti non solo ai NAR, ma ad altre formazioni della destra quali Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Terza Posizione.
Gli esecutori sono stati protetti con continue operazioni di depistaggio e di manipolazione della pubblica opinione ad altissimo livello che hanno coinvolto la stessa presidenza della Repubblica di Francesco Cossiga. Tali operazioni sono evidentemente ancora in atto, oggi, con il governo Meloni.
In questo senso non vanno dimenticate le parole di Azione studentesca - movimento di estrema destra di cui la presidente del Consiglio è stata responsabile nazionale - che nel 2020 scrivevano "Nessuno di noi era a Bologna" e "La verità trionfa da sola, la menzogna ha sempre bisogno di complici" a dimostrazione di un sostanziale negazionismo delle sentenze giudiziarie.
Tendenza confermata anche dalle parole di Enzo Raisi - ex consigliere comunale di Bologna e deputato di Alleanza nazionale - che a pochi giorni dalla "sentenza Bellini" ha dichiarato in una tv locale "ci sono grandi anomalie giuridiche e storiche, è una sentenza ideologica".
Nonostante i continui tentativi revisionisti degli esponenti di governo la verità è una: la bomba è fascista, la strage è di Stato.
Lo Stato ordina, i fascisti eseguono. Ieri come oggi.
Perché quella strage non è storia passata. È cronaca di oggi, quando il governo Meloni - erede politico di quella stessa destra - promuove misure liberticide che colpiscono le lotte sociali, i ceti popolari, ancor più temuti se stranieri. Hanno smesso momentaneamente con le bombe, ma non sono meno efficienti nel reprimere chi lotta per cambiare la società in senso più egualitario e libertario.
La continuità è evidente: la stessa cultura fascista e autoritaria che ha partorito la strategia della tensione e le stragi è oggi al governo. Gli stessi metodi, gli stessi obiettivi: creare spauracchi e capri espiatori per legittimare misure sempre più liberticide. Ieri erano i "sovversivi", oggi sono i migranti, i gruppi sociali marginalizzati. Le "zone rosse" nelle città, la criminalizzazione delle lotte dei lavoratori, i respingimenti dei migranti finanziati con soldi pubblici, gli accordi con Libia e Tunisia che trasformano il Mediterraneo in un cimitero: tutto serve a seminare paura e giustificare la repressione.
Mentre forniscono equipaggiamenti e mezzi agli Stati del Maghreb per fermare violentemente chi cerca una vita migliore, mentre finanziano la guardia costiera libica per riportare indietro chi fugge dalla guerra, il governo Meloni replica la stessa logica stragista: usare la violenza per difendere un ordine sociale ingiusto. Le inchieste giornalistiche hanno documentato torture, stupri, omicidi nei lager libici finanziati dall'Italia. Non sono bombe in stazione, ma il risultato è lo stesso: morte e terrore per chi osa sperare in un futuro diverso.
I decreti sicurezza, le leggi bavaglio, la repressione del dissenso, l'attacco ai diritti dei lavoratori, i respingimenti in mare e alle frontiere, i lager per migranti, una legislazione che a colpi di decreti rinchiude in carcere i poveri e diversi sono le armi di oggi per governare i nostri corpi e le nostre vite con i dispositivi della paura. La stessa paura che volevano seminare 45 anni fa con 85 morti innocenti.
Il 9 novembre scorso Bologna ha dimostrato che quando ci sono mobilitazioni unitarie l'autoritarismo non passa. Migliaia di persone, ciascuna con le proprie pratiche, hanno impedito ai fascisti di sfilare davanti alla stazione. A Bologna non si passa.
Rilanciamo con forza quindi il corteo che ogni anno il 2 agosto si svolge nella nostra città. Per ribadire che la verità non può essere sepolta sotto cumuli di menzogne. Per dire che oggi come ieri alziamo la bandiera della libertà contro il terrore, della solidarietà contro l'oppressione. Per esigere giustizia fino in fondo.
Perché nessuno dei responsabili politici - esecutori e mandanti - resti impunito.
2 AGOSTO 2025 H8:30, PIAZZA DEL NETTUNO
TERRORISTA È LO STATO!
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
COLLETTIVO RESISTENTI BOLOGNESI
resistentibolognesi.bida.im
https://balotta.org/event/la-strage-di-stato-non-e-storia-passata
2 AGOSTO. LA STRAGE DI STATO NON È STORIA PASSATA
L'assemblea del Circolo Anarchico Berneri aderisce e rilancia l'appello del Collettivo Resistenti Bolognesi per il corteo del 2 Agosto.
Saremo in Piazza del Nettuno dalle
https://circoloberneri.indivia.net/comunicati/2-agosto-la-strage-di-stato-non-e-storia-passata/
#Comunicati #2Agosto #antifascismo #Bologna #CollettivoResistentiBolognesi #Resistenza #Solidariet #StrageDiStato #StrategiaDellaTensione
#circoloberneri
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2 AGOSTO. LA STRAGE DI STATO NON È STORIA PASSATA
L’assemblea del Circolo Anarchico Berneri aderisce e rilancia l’appello del Collettivo Resistenti Bolognesi per il corteo del 2 Agosto.
Saremo in Piazza del Nettuno dalle ore 8.30 per ribadire che la strage è di Stato e che oggi come ieri la lotta contro il fascismo e l’autoritarismo non si ferma.
LA STRAGE E I RESPONSABILI
Il 2 agosto 1980, alle 10.25 di mattina, una bomba scoppia alla stazione di Bologna. Il suo risultato: 85 morti e 200 feriti. 45 anni dopo, la verità è cristallina nonostante decenni di depistaggi e menzogne: si tratta di una bomba ordinata dallo Stato e messa dai fascisti.
La recente conferma definitiva da parte della Cassazione dell’ergastolo per Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, ha sigillato una volta per tutte la matrice neofascista della strage. Ma soprattutto ha messo nero su bianco il ruolo di primo piano di apparati dello Stato e della loggia P2 per finanziare fascisti e depistatori.
LA DOCUMENTAZIONE
La documentazione relativa alla sentenza, già consultabile nel sito dell’associazione delle vittime del 2 agosto 1980, mostra che la strage è stata programmata e finanziata (un milione di dollari tra acconto e saldo, due tranches tra l’estate del 1979 e l’autunno 1980) da Licio Gelli e Umberto Ortolani (P2) che hanno usato i soldi del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.
La strage è stata sostenuta con operazioni di depistaggio da Mario Tedeschi (Msi), organizzata da Federico Umberto D’Amato (a capo dell’Ufficio Affari Riservati, lo stesso di piazza Fontana e dell’omicidio di Pinelli) e attuata sul posto da almeno sei persone: Fioravanti, Mambro, Picciafuoco, Bellini, Ciavardini, Cavallini, appartenenti non solo ai NAR, ma ad altre formazioni della destra quali Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Terza Posizione.
Gli esecutori sono stati protetti con continue operazioni di depistaggio e di manipolazione della pubblica opinione ad altissimo livello che hanno coinvolto la stessa presidenza della Repubblica di Francesco Cossiga. Tali operazioni sono evidentemente ancora in atto, oggi, con il governo Meloni.
IL NEGAZIONISMO OGGI
In questo senso non vanno dimenticate le parole di Azione studentesca – movimento di estrema destra di cui la presidente del Consiglio è stata responsabile nazionale – che nel 2020 scrivevano “Nessuno di noi era a Bologna” e “La verità trionfa da sola, la menzogna ha sempre bisogno di complici” a dimostrazione di un sostanziale negazionismo delle sentenze giudiziarie.
Tendenza confermata anche dalle parole di Enzo Raisi – ex consigliere comunale di Bologna e deputato di Alleanza nazionale – che a pochi giorni dalla “sentenza Bellini” ha dichiarato in una tv locale “ci sono grandi anomalie giuridiche e storiche, è una sentenza ideologica”.
Nonostante i continui tentativi revisionisti degli esponenti di governo la verità è una: la bomba è fascista, la strage è di Stato.
OGGI COME IERI
Lo Stato ordina, i fascisti eseguono. Ieri come oggi.
Perché quella strage non è storia passata. È cronaca di oggi, quando il governo Meloni – erede politico di quella stessa destra – promuove misure liberticide che colpiscono le lotte sociali, i ceti popolari, ancor più temuti se stranieri. Hanno smesso momentaneamente con le bombe, ma non sono meno efficienti nel reprimere chi lotta per cambiare la società in senso più egualitario e libertario.
La continuità è evidente: la stessa cultura fascista e autoritaria che ha partorito la strategia della tensione e le stragi è oggi al governo. Gli stessi metodi, gli stessi obiettivi: creare spauracchi e capri espiatori per legittimare misure sempre più liberticide. Ieri erano i “sovversivi”, oggi sono i migranti, i gruppi sociali marginalizzati.
Le “zone rosse” nelle città, la criminalizzazione delle lotte dei lavoratori, i respingimenti dei migranti finanziati con soldi pubblici, gli accordi con Libia e Tunisia che trasformano il Mediterraneo in un cimitero: tutto serve a seminare paura e giustificare la repressione.
LA VIOLENZA DI OGGI
Mentre forniscono equipaggiamenti e mezzi agli Stati del Maghreb per fermare violentemente chi cerca una vita migliore, mentre finanziano la guardia costiera libica per riportare indietro chi fugge dalla guerra, il governo Meloni replica la stessa logica stragista: usare la violenza per difendere un ordine sociale ingiusto.
Le inchieste giornalistiche hanno documentato torture, stupri, omicidi nei lager libici finanziati dall’Italia. Non sono bombe in stazione, ma il risultato è lo stesso: morte e terrore per chi osa sperare in un futuro diverso.
I decreti sicurezza, le leggi bavaglio, la repressione del dissenso, l’attacco ai diritti dei lavoratori, i respingimenti in mare e alle frontiere, i lager per migranti, una legislazione che a colpi di decreti rinchiude in carcere i poveri e diversi sono le armi di oggi per governare i nostri corpi e le nostre vite con i dispositivi della paura. La stessa paura che volevano seminare 45 anni fa con 85 morti innocenti.
A BOLOGNA NON SI PASSA
Il 9 novembre scorso Bologna ha dimostrato che quando ci sono mobilitazioni unitarie l’autoritarismo non passa. Migliaia di persone, ciascuna con le proprie pratiche, hanno impedito ai fascisti di sfilare davanti alla stazione. A Bologna non si passa.
Rilanciamo con forza quindi il corteo che ogni anno il 2 agosto si svolge nella nostra città. Per ribadire che la verità non può essere sepolta sotto cumuli di menzogne. Per dire che oggi come ieri alziamo la bandiera della libertà contro il terrore, della solidarietà contro l’oppressione. Per esigere giustizia fino in fondo.
Perché nessuno dei responsabili politici – esecutori e mandanti – resti impunito.
#2Agosto #antifascismo #Bologna #CollettivoResistentiBolognesi #Resistenza #Solidarietà #StrageDiStato #strategiaDellaTensione
Venerdì 9 maggio alle ore 17,30 presentazione del libro, curato assieme a Franco Schirone, "Pino Pinelli: un racconto musicale". Testo pubblicato dalla Bruno Alpini che ripercorre le canzoni che hanno raccontato nei decenni la morte di Pino, l'innocenza di Valpreda, la morte di Saltarelli e l'inizio della Strategia della Tensione. Enri Volta dialoga con Gianni Cavicchioli, accompagnamento musicale di Riccardo Dodi. presso la Biblioteca "Miriam Ridolfi" di Borgo Panigale (Via Legnano 2, Bologna)
Pino Pinelli, un racconto musicale
Biblioteca "Miriam Ridolfi" Borgo Panigale, venerdì 9 maggio alle ore 17:30 CEST
Venerdì 9 maggio alle ore 17,30
presentazione del libro, curato assieme a Franco Schirone, "Pino Pinelli: un racconto musicale".
Testo pubblicato dalla Bruno Alpini che ripercorre le canzoni che hanno raccontato nei decenni
la morte di Pino, l'innocenza di Valpreda, la morte di Saltarelli e l'inizio della Strategia della Tensione.
Enri Volta dialoga con Gianni Cavicchioli, accompagnamento musicale di Riccardo Dodi.
presso la Biblioteca "Miriam Ridolfi" di Borgo Panigale (Via Legnano 2, Bologna)
Venerdì 9 maggio alle ore 17,30 presentazione del libro, curato assieme a Franco Schirone, "Pino Pinelli: un racconto musicale". Testo pubblicato dalla Bruno Alpini che ripercorre le canzoni che hanno raccontato nei decenni la morte di Pino, l'innocenza di Valpreda, la morte di Saltarelli e l'inizio della Strategia della Tensione. Enri Volta dialoga con Gianni Cavicchioli, accompagnamento musicale di Riccardo Dodi. presso la Biblioteca "Miriam Ridolfi" di Borgo Panigale (Via Legnano 2, Bologna)
salvatore borsellino: familiari delle vittime inascoltati. la deriva di regime è evidente
5 aprile 2025
È stato ieri approvato dal consiglio dei ministri quell’attentato ai principi della nostra Costituzione noto come “Decreto Sicurezza”.
È una cosa di una gravità estrema, è un decreto e quindi entra immediatamente in vigore dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, si esclude anche il Parlamento, anche se dovrà da questo essere approvato entro sessanta giorni, e purtroppo mi risulta che sia stato già controfirmato dal Presidente della Repubblica.
Il presidente del Senato, al quale ci eravamo rivolti, ha rifiutato di ascoltare l’associazione dei familiari delle vittime che dell’operato dei servizi sono state le prime vittime e purtroppo anche il successivo appello alla presidenza della repubblica è rimasto senza risposta.
Quello che fino ad oggi hanno fatto questi servizi, come l’istigazione e la partecipazione alle stragi, sarà oggi coperto dalla legge.
Dovranno risponderne solo al capo del governo.
È peggio dell’Ovra e del ventennio fascista.
Questo stesso presidente del consiglio, a cui viene data la facoltà anche di autorizzare componenti dei servizi a guidare associazioni terroristiche e commettere omicidi, ha detto che il provvedimento è stato emanato come decreto e non discusso in parlamento per questioni di urgenza e per rispondere alle aspettative dei cittadini.
Ma quei cittadini che sono stati colpiti non solo come cittadini di questo stato ma anche nei propri affetti, i rappresentati delle associazioni dei familiari di vittime di stragi e di assassini non sono stati neppure ascoltati, nonostante avessero chiesto di esserlo, sia dalle commissioni parlamentari sia dal Presidente della Repubblica.
Mi vergogno di essere cittadino di uno stato guidato da un sistema di potere che si sta rivelando peggiore del regime fascista.
Non ne ho le prove e nessuna sentenza lo ha finora mai affermato con sicurezza, ma sono fermamente convinto che questi servizi a cui viene oggi data, per legge, la facoltà di delinquere e di uccidere, sono quelli che hanno partecipato alla preparazione e all’esecuzione delle stragi di Via D’Amelio e di Capaci, e non soltanto di quelle.
E credo anche che mio fratello, negli ultimi giorni della sua vita se ne fosse reso conto e per questo sia stata affrettata l’esecuzione di quella strage e sia stata sottratta la sua agenda.
Salvatore Borsellino
*
(grazie a Ilaria Giovinazzo per la condivisione di questo testo, reperibile anche ai link che seguono)
“Questo decreto consente alle attività di rispondere direttamente al governo, finora sottoposte al giudizio della magistratura invece adesso saranno autorizzate dopo un omicidio a risponderne solo a capo del Governo. Questo è inammissibile. Per i motivi spiegati, nonostante la legge sia passata alla Camera, abbiamo chiesto di essere sentiti al Senato” (https://www.notizie.com/2025/03/08/ddl-sicurezza-la-denuncia-di-salvatore-borsellino-familiari-delle-vittime-di-mafia-esclusi-dal-dibattito/)
https://wordnews.it/2025/04/05/decreto-sicurezza-la-denuncia-un-attentato-alla-costituzione/
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