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#DecretoSicurezza

l’onu chiede al governo italiano il ritiro del decreto “sicurezza”

ROMA, 16 APRILE – Gli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno chiesto al governo italiano di ritirare il cosiddetto Decreto sicurezza, approvato lo scorso 4 aprile. ”Siamo preoccupati dal modo in cui il governo ha trasformato un disegno di legge in decreto legge e da come quest’ultimo è stato frettolosamente approvato dal Consiglio dei ministri, aggirando così la discussione parlamentare e il dibattito pubblico”, scrivono i cinque esperti Onu intervenuti sulla questione.
Come si legge sul sito delle Nazioni Unite, il Governo Meloni  avrebbe ricevuto comunicazioni a riguardo già nel dicembre del 2024, comunicazioni in cui si spiegava piuttosto chiaramente che se l’allora Ddl Sicurezza fosse stato approvato così com’era, la legislazione italiana non sarebbe più stata coerente con gli obblighi che il nostro Paese ha sottoscritto in passato in materia di diritti umani.

https://onuitalia.com/2025/04/16/sicurezza-4/

#decretoSicurezza #dirittiUmani #governoNeofascista #neofascismo #Onu

Onu, il Decreto sicurezza del governo Meloni mette a rischio le libertà fondamentali - Onu Italia

ROMA - Gli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno chiesto al governo italiano di ritirare il cosiddetto Decreto sicurezza

ONU Italia
salvatore borsellino: familiari delle vittime inascoltati. la deriva di regime è evidente

5 aprile 2025 È stato ieri approvato dal consiglio dei ministri quell’attentato ai principi della nostra Costituzione noto come “Decreto Sicurezza”.È una cosa di una gravità estrema, è un decreto e…

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salvatore borsellino: familiari delle vittime inascoltati. la deriva di regime è evidente

5 aprile 2025

È stato ieri approvato dal consiglio dei ministri quell’attentato ai principi della nostra Costituzione noto come “Decreto Sicurezza”.

È una cosa di una gravità estrema, è un decreto e quindi entra immediatamente in vigore dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, si esclude anche il Parlamento, anche se dovrà da questo essere approvato entro sessanta giorni, e purtroppo mi risulta che sia stato già controfirmato dal Presidente della Repubblica.

Il presidente del Senato, al quale ci eravamo rivolti, ha rifiutato di ascoltare l’associazione dei familiari delle vittime che dell’operato dei servizi sono state le prime vittime e purtroppo anche il successivo appello alla presidenza della repubblica è rimasto senza risposta.

Quello che fino ad oggi hanno fatto questi servizi, come l’istigazione e la partecipazione alle stragi, sarà oggi coperto dalla legge.

Dovranno risponderne solo al capo del governo.

È peggio dell’Ovra e del ventennio fascista.

Questo stesso presidente del consiglio, a cui viene data la facoltà anche di autorizzare componenti dei servizi a guidare associazioni terroristiche e commettere omicidi, ha detto che il provvedimento è stato emanato come decreto e non discusso in parlamento per questioni di urgenza e per rispondere alle aspettative dei cittadini.

Ma quei cittadini che sono stati colpiti non solo come cittadini di questo stato ma anche nei propri affetti, i rappresentati delle associazioni dei familiari di vittime di stragi e di assassini non sono stati neppure ascoltati, nonostante avessero chiesto di esserlo, sia dalle commissioni parlamentari sia dal Presidente della Repubblica.

Mi vergogno di essere cittadino di uno stato guidato da un sistema di potere che si sta rivelando peggiore del regime fascista.

Non ne ho le prove e nessuna sentenza lo ha finora mai affermato con sicurezza, ma sono fermamente convinto che questi servizi a cui viene oggi data, per legge, la facoltà di delinquere e di uccidere, sono quelli che hanno partecipato alla preparazione e all’esecuzione delle stragi di Via D’Amelio e di Capaci, e non soltanto di quelle.

E credo anche che mio fratello, negli ultimi giorni della sua vita se ne fosse reso conto e per questo sia stata affrettata l’esecuzione di quella strage e sia stata sottratta la sua agenda.

Salvatore Borsellino

*

(grazie a Ilaria Giovinazzo per la condivisione di questo testo, reperibile anche ai link che seguono)

Questo decreto consente alle attività di rispondere direttamente al governo, finora sottoposte al giudizio della magistratura invece adesso saranno autorizzate dopo un omicidio a risponderne solo a capo del Governo. Questo è inammissibile. Per i motivi spiegati, nonostante la legge sia passata alla Camera, abbiamo chiesto di essere sentiti al Senato” (https://www.notizie.com/2025/03/08/ddl-sicurezza-la-denuncia-di-salvatore-borsellino-familiari-delle-vittime-di-mafia-esclusi-dal-dibattito/)

https://www.19luglio1992.com/salvatore-borsellino-ddl-sicurezza-mi-vergogno-di-essere-cittadino-di-questo-stato/

https://wordnews.it/2025/04/05/decreto-sicurezza-la-denuncia-un-attentato-alla-costituzione/

https://www.micromega.net/approvato-il-decreto-sicurezza-salvatore-borsellino-e-peggio-dellovra-e-del-ventennio

https://cavalierenews.it/attualita/28101/salvatore-borsellino,-approvazione-decreto-sicurezza-un-attentato-alla-costituzione-video.html

https://www.liberainformazione.org/2025/04/04/il-decreto-sicurezza-un-attentato-ai-principi-della-nostra-costituzione/

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Ddl Sicurezza, la denuncia di Salvatore Borsellino: "Familiari delle vittime di mafia esclusi dal dibattito" - Notizie.com

Le famiglie delle vittime di stragi chiedono audizioni al Senato, Salvatore Borsellino spiega le motivazioni.

Notizie.com

#UnpopularOpinion

Il decreto legge n. 48 (aka decreto sicurezza) è la naturale evoluzione dello stato (eheh) in cui ci trovavamo già. È vero che prevede il carcere per donne in gravidanza o con neonati di meno di un anno, è vero che dona tutele e privilegi vergognosi agli sbirri (10k per le spese legali e la pistola di servizio a buffo pure per andare in piscina), è vero che va a limitare la possibilità di manifestazioni, è vero che è stato fatto passare in maniera forzata in barba a tutto, è vero che un governo fascista ne farà grande uso...ma non è che prima stavamo messi bene. La maggior parte sono modifiche a norme già esistenti che erano già severe e limitavano di fatto parecchie libertà. È che da Genova fino all'inizio del genocidio a Gaza ci eravamo dimenticati, come collettività, che potevamo manifestare e ne avevamo proprio paura perché, ben prima di questo governo, c'è stata Genova. Dai su.

#anarchismo #anarchia #NestorMakhno #Kronstadt #anarcocomunismo #comunismolibertario #DecretoSicurezza #SicurezzaUnParDiPalle

25 aprile – Contro i fascismi di ieri e di oggi

25 APRILE 2025  Contro i fascismi di ieri e di oggi  Stop al riarmo e fondi per casa, salute e welfare  “All’ippodromo ci sono le corse domani” Viene così lanciato dalle forze partigiane il messaggio in codice verso la Liberazione di Bologna del 21 aprile 1945 Nell’Ottantesimo anno della liberazione dal fascismo, in un contesto di escalation bellica ormai incessante, crediamo sia imprescindibile promuovere un corteo cittadino del 25 aprile con una forte connotazione politica e un marcato radicamento alle necessità dei nostri territori. La congiuntura di guerra oggi non costituisce una crisi fra le altre, ma pensiamo vada intesa letteralmente come il campo di esistenza in cui tutte le altre crisi riescono a proliferare, aggravarsi, crearne di nuove. Un contesto bellico che da un lato si dispone in maniera disomogenea sulla superficie planetaria, agglomerando differenti poli di scontro in veloce cambiamento. A meno di non voler ricorrere a stantie ideologie, questa dinamica emergente impedisce la formulazione di un unico sguardo sul caos sistemico: il Rojava non è l’Ucraina, e l’Ucraina non è la Palestina. Non esiste un unico fronte globale dove schierarsi, di qua o di là in modo lineare. Una logica di guerra, questa, che va rifiutata: contro l’ imperialismo russo, statunitense, europeo. Ci sono resistenze al colonialismo, autonomie, popoli sotto il cappio del confronto tra imperialismi, e tanti altri contesti nei quali di volta in volta si tratta di esprimere nuove forme politiche di solidarietà e internazionalismo. Al contempo, ci riduce in maniera drastica l’ordine di priorità globale-locale, sugli effetti materiali della guerra, generalizzando il proprio peso economico e sociale anche su territori ancora ufficialmente non al fronte, imponendo le logiche belliche anche laddove non dovesse esserci guerra guerreggiata. Alle nostre latitudini il piano di Rearm Europe costituisce una pericolosissima accelerazione dell’escalation bellica, e in questi termini crediamo sia necessario contrastare ogni tipo di proposta sulla costruzione di un esercito europeo o un rafforzamento degli eserciti nazionali. Sono infatti politiche, queste, in totale continuità con la pericolosità di manovre governative come il DDL Sicurezza – divenuto all’ultimo momento DL per riuscire a essere approvato aggirando gli iter burocratici –, la Legge di Bilancio promulgata a gennaio, le riforme della scuola e dell’università previste per il prossimo futuro. Più eserciti, più austerità, equivale inoltre a una radicalizzazione di forme di violenza patriarcale e transfobica, xenofoba, suprematista. Nel regime di guerra all’interno del quale siamo inserite, non stupisce la pesante stretta “punitivista” che a più livelli colpisce. Basti pensare alla foga con cui in questi giorni stanno venendo attaccate qui a Bologna le esperienze di occupazione delle scuole da parte di studenti e studentesse: non solo presidi e polizia, ma interi collegi dei docenti che invocano la pena capitale contro chi, con i propri linguaggi, decide di opporsi all’insopportabilità di questa congiuntura. Recente è anche la notizia del trasferimento di decine di “giovani adulti” nel carcere della Dozza qui a Bologna, in un asfissiante clima in cui diritti ed esigenze di detenuti e detenute – già allo stremo in un sistema carcerario disumano – sono calpestati sotto la retorica del “buttare la chiave”; con le ulteriori strette legate al decreto Caivano, carceri già invivibili vengono rese ora ancora più invivibili, mentre la carcerazione sempre più pesantemente diventa l’unico strumento di cui questo governo si dota nell’affrontare qualsiasi problema sociale. Regime repressivo che vediamo colpire Anan Yaesh, partigiano palestinese sotto processo per la legittima lotta di liberazione contro l’entità sionista insieme ad Ali e Mansour, e denuto dallo stato italiano per mano dell’occupante sionista. Processo che ha visto nella prima udienza accettare prove estorte sotto torturadall’esercito israeliano e negare i testimoni richiesti dalla difesa. Preoccupante, e in linea con il modello securitario e criminalizzante che si va via via affermando, è quanto il governo Meloni muove sui corpi delle donne: la proposta del DDL Femminicidio – subdola, dato che una parola come questa che riconosce il movente della violenza di genere viene usata per giustificare una reazione punitiva che come transfemministe abbiamo sempre rifiutato – punta a strumentalizzare il fenomeno strutturale della violenza patriarcale, di cui il femminicidio rappresenta solo la punta dell’iceberg, in chiave xenofoba e punitivista. Ignorando ciò che i movimenti transfemministi affermano da sempre rispetto alla prevenzione di ogni sfumatura della violenza di genere e dei generi: cioè che il grado della pena non ferma il reato e non funziona mai da deterrente, e che per fermare questo tipo di reato le risposte sono educazione alla sessualità e all’affettività, risorse economiche, reddito, servizi efficienti, welfare pubblico efficiente. Il modello di sicurezza che intende l’attuale governo, avallato da quelli precedenti che hanno aperto la strada a questo tipo di politiche antisociali, è uno strumento con cui proteggere l’attuale ordine sociale ed anzi, cercare di spostarlo sempre più a destra: una notizia aberrante uscita pochi giorni fa riguarda la decisione del tavolo interministeriale sulla “disforia di genere” – svolto senza la partecipazione delle associazioni trans -, secondo cui si vorrebbe creare un registro nazionale di schedatura delle persone trans che vogliono accedere al percorso medicalizzato di autodeterminazione di genere, accompagnato da cinque visite psichiatriche obbligatorie. Sappiamo bene come il gatekeeping e la medicalizzazione forzata, già presenti in certa misura nella legge 164, riducano la possibilità di autodeterminare i nostri generi come più preferiamo, e come la psichiatria sia sempre stata un dispositivo di potere utile a rafforzare la norma eterocispatriarcale che, in particolare con questo governo, si allinea con un modello di produzione e riproduzione post-fascista attraverso cui imporre un familismo femonazionalista, eurocentrico e razzista. La città di Bologna negli ultimi mesi è stata oggetto di numerosi attacchi da parte di gruppi esplicitamente neofascisti, partitici o stradaioli, nel tentativo di seminare odio all’interno di quartieri popolari e attaccare importanti spazi di lotta come il Cassero di via Don Minzoni. A novembre li abbiamo respinti nelle fogne. Lo scorso febbraio questi gruppi hanno provato a calpestare la nostra memoria collettiva, organizzando delle infami ronde anti-migranti con partenza dalla Stazione Centrale, lo stesso luogo in cui 46 anni fa i loro guru facevano detonare un ordigno che provocò 85 morti e più di 200 feriti. La risposta della Bologna partigiana (antifascista, femminista, frocia, antirazzista, palestinese, ecologista) non si è di certo fatta attendere, chiamando immediatamente una contro-manifestazione che ha reso impossibile la presenza di determinati soggetti nelle nostre piazze: crediamo che questa capacità di convergere, questo riconoscerci compatte valorizzando le diversità, sia a tutti gli effetti antifascismo. In un momento storico in cui l’offensiva padronale diviene sempre più violenta e variegata, antifascismo non pu consistere in una pratica settoriale, statica, ma deve farsi prassi multiforme, capace di resistere e contrattaccare negli eterogenei terreni di lotta in cui siamo presenti. Domandarci che nuove forme oggi abbiano assunto i fascismi e gli autoritarismi, deve essere in primo luogo uno stimolo per inchiestare quali possibilità inedite possano fiorire per una primavera di lotta, contro i regimi di guerra, antifascista.   Siamo chiamate a opporci a un mondo che fa di guerra e genocidio le proprie possibilità di riproduzione, che esalta le armi come proprio business prediletto, che per sorreggere il suo stesso peso economico ci affama e marginalizza, che o ci arruola esultando per le nostre morti in trincea o promulga il carcere come soluzione contro ogni soggettività dissidente. Per tali ragioni crediamo che il 25 aprile di quest’anno debba porsi la sfida di farci convergere contro la congiuntura bellica e contro tutto ci che quest’ultima avalla e infittisce, porsi la sfida di farci incontrare come affini valorizzando la ricchezza delle nostre specificità. Scriviamo questo testo a pochi giorni dalla ripresa massiccia e incessante degli infami bombardamenti tra le vie di Gaza, e non possiamo non dedicare tale manifestazione a chi continua a organizzarsi e resistere in Palestina, dimostrando che la lotta per la liberazione della propria terra è più forte di qualsiasi progetto militarista ed espansionista. L’èntità sionsita oggi si erge un paradigma globale di dominio e distruzione: fermare il genocidio e liberare la Palestina non rappresenta solo la legittima lotta di un popolo, ma diviene irrimandabilmente una necessità tangibile per tutte noi. In questi 80 anni dalla cacciata dei nazifascisti dal nostro paese, il passaggio tra la generazione che aveva fatto la Resistenza e le generazioni a seguire ha avuto vari passaggi che confermano il fatto che l’antifascismo è dinamico o non è. Così come lo fu nelle piazze degli anni ’50 contro la Celere del ministro di polizia Scelba, nelle “magliette a strisce” del 30 giugno 1960 a Genova contro il congresso del Msi e nelle occupazioni delle piazze contro i comizi del fucilatore di partigiani Almirante. Nell’opporsi negli anni ’70 in maniera militante alle squadracce nere davanti alle scuole e alle fabbriche, ai “sanbabilini”, agli “ordinovisti” e agli “avanguardisti nazionali”. Nella contrinformazione sullo stragismo di Stato, da Piazza Fontana a Piazza della Loggia, dall’Italicus al 2 Agosto 1980. Poi, nel nuovo millennio, l’opposizione nelle periferie delle metropoli a chi era intento a scatenare la “guerra tra i poveri” sia che fosse in doppio petto o col bomber. Nessuno spazio ai “fascisti del terzo millennio”, da Forza Nuova a Casa Pound a Lealtà e Azione. Le mobilitazioni antifasciste e antirazziste degli anni 2000, con la riemersione di una soggettività giovanile indisponibile al restringimento delle libertà proprio del securitarismo statuale. Fino ad arrivare ai giorni nostri all’antifa-Lgbtq+, alle battaglie transfemministe e antirazziste per contrastare un ordine sociale machista e razzista.  Vogliamo welfare, diritti, case, verde urbano.. vogliamo tutto!  Contro oppressioni e violenze portate avanti dai regimi autoritari, e allo stesso tempo contro lo squallido piano di riarmo europeo!  H 10.00 PIAZZA DELL’UNITA’ 

Balotta
Il proibizionismo dissennato taglia Pil e occupazione - DINAMOpress

Abbiamo chiesto a un socio di un cannabis shop, ormai in chiusura forzata dopo l'emanazione del decreto sicurezza, quali conseguenze avrà la nuova legge per migliaia di aziende agricole, negozi specializzati, laboratori di trasformazione e attività collegate

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il punto non è se sei paranoico… il punto è se sei abbastanza paranoico (“strange days”, 1995) / differx. 2025 (aprile)

sì: sarò paranoico ma certo – mettendo i fatti in fila – non è che ci si senta proprio al settimo cielo della sicurezza personale e collettiva, per non parlare della produzione di senso…

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ilaria cucchi sul decreto “sicurezza”

da fb:

Era già successo. È accaduto di nuovo. Gli esperti delle Nazioni Unite hanno scritto al governo italiano. Condannano con parole durissime il decreto sicurezza, ne chiedono la revoca.

Perché non è accettabile.

Non è accettabile per quello che c’è scritto. Per come lo hanno scritto. Talmente male che rischia di trasformare il rispetto dei diritti in una libera interpretazione del pubblico ufficiale di turno. Non è accettabile nemmeno il modo con cui è stato approvato, “aggirando il Parlamento e il controllo pubblico” – cito le parole non di pericolosissimi attivisti per i diritti umani, ma proprio degli esperti Onu.

E poi, come ripetiamo da mesi, non è accettabile il risultato di tutto questo.

Perché il decreto sicurezza, lo si capisce benissimo leggendo sempre il parere Onu, non è nient’altro che una gigantesca punizione collettiva. Un atto di violenza contro tutti i nemici della destra: i giovani, i più fragili, i detenuti. Tutti ugualmente sospesi dallo Stato di diritto.

Perché dove la legge diventa arbitrio, l’abuso diventa sistema.

E a pagarne il prezzo, sono sempre gli ultimi

      

Ilaria Cucchi, 16 apr. 2025

cfr. anche: https://slowforward.net/2025/04/13/paranoiaprile2025/

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il punto non è se sei paranoico… il punto è se sei abbastanza paranoico (“strange days”, 1995) / differx. 2025 (aprile)

sì: sarò paranoico ma certo – mettendo i fatti in fila – non è che ci si senta proprio al settimo cielo della sicurezza personale e collettiva, per non parlare della produzione di senso…

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pericoli (oggettivi e attuali) per il poco di democrazia che resta

vi prego di leggere soprattutto gli ultimi due aggiornamenti (di ieri e di oggi) in fondo al post: slowforward.net/2025/04/13/par…

#governoitaliano #decretosicurezza #neofascismo #spionaggio #giornalismo #privacy #datisensibili #controllo #stragi #terrorismo

il punto non è se sei paranoico… il punto è se sei abbastanza paranoico (“strange days”, 1995) / differx. 2025 (aprile)

sì: sarò paranoico ma certo – mettendo i fatti in fila – non è che ci si senta proprio al settimo cielo della sicurezza personale e collettiva, per non parlare della produzione di senso…

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