#Inclusione socio-lavorativa dei #detenuti: #Agci aderisce al Protocollo del #Cnel

Arrivano così a 19 le organizzazioni che lo hanno sottoscritto. #Brunetta: «Un approccio di sistema». #Mota: «Impegno per l'inclusione sociale»

https://www.metropoli.online/inclusione-socio-lavorativa-dei-detenuti-agci-aderisce-al-protocollo-del-cnel/

Inclusione socio-lavorativa dei detenuti: Agci aderisce al Protocollo del Cnel

Arrivano così a 19 le organizzazioni che lo hanno sottoscritto. Brunetta: «Un approccio di sistema». Mota: «Impegno per l'inclusione sociale»

metropoli.online
Monica Cristina Gallo. "Il carcere ha fallito"

La Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Torino lascia l'incarico dopo oltre dieci anni di attività. In questa intervista racconta da dentro la "frustrazione" nel vedere l'immobilismo della politica rispetto alla "fallimentare e irriformabile" situazione degli istituti di pena. Con particolare riferimento alla condizione di abbandono dei giovani adulti a cui ha dedicato un libro

Altreconomia
13 settembre – FREE ALL ANTIFAS!

Giornata di solidarietà internazionale: riportare Maja a casa!! Traduciamo l’appello ad una mobilitazione condivisa chiamata dal comitato Free Maja, lanciando anche a Milano nella giornata di sabato 13 settembre: -16.30 presidio al consolato tedesco in via Solferino 60 -17.30 dibattito coi comitati internazionali alla Dogana Occupata di via volta 22, a seguire live e djset”Vogliamo...

Radio Blackout 105.25FM
Dozza sempre più satura: si rischia di doppiare la capienza

Sono 800 le/i detenute/i presenti, altre/i 100 potrebbero arrivare una volta chiusa la sezione giovani adulti. Si va verso le tre persone per cella, alcune donne già recluse anche nel nido. E da due mesi manca il ricambio delle lenzuola.

Zic.it | Zeroincondott★
Casalesi, svelato il sistema del clan per garantire rendite ai boss detenuti

Maxi operazione antimafia tra Caserta e Napoli: sequestrati beni per 500mila euro. Tre arresti per riciclaggio e autoriciclaggio aggravati dal

larampa
La denuncia choc: "Picchiato e sequestrato da altri detenuti"

(Adnkronos) – Picchiato, legato al letto con le lenzuola e tenuto per due giorni e mezzo sotto scacco da altri

larampa

Venne bruscamente l’ambiente fascista di Firenze

In Toscana, era soprattutto il capoluogo fiorentino a sperimentare una precoce e non episodica azione gappista: agguati, attentati dinamitardi e sabotaggi, portati sin nel cuore del centro storico, si sarebbero ripetuti con crescente continuità, assimilando la resistenza urbana fiorentina – e di converso l’azione repressiva volta a rintuzzarla – più a quella delle grandi capitali del Nord Italia che alle altre realtà cittadine della regione <226. L’attentato che ne avrebbe inaugurata l’attività colpiva nella tarda serata del primo dicembre 1943 il tenente colonnello Gino Gobbi, comandante il locale distretto militare, ucciso «sulla porta della propria abitazione» da un piccolo manipolo partigiano <227. Per la sua importanza, tale da costituire «un salto di qualità dell’intera Resistenza toscana», appare opportuno soffermarci brevemente su questo episodio. Gobbi rappresentava infatti un obiettivo «specifico» e volutamente simbolico <228: se da un lato, a pochi giorni dall’inizio delle operazioni di leva, veniva colpito colui che più di tutti si era adoperato per la buona riuscita della stessa – dando in tal modo un forte segnale teso a «incoraggiare alla ribellione i giovani che avrebbero dovuto presentarsi alla chiamate alle armi» <229 – dall’altro l’agguato gappista intendeva punire un ufficiale «traditore» <230, ben «noto» in città «per il suo passato fascista» e il comportamento di smaccata collaborazione tenuto con l’occupante e le nuove autorità cittadine <231.
La morte dell’ufficiale, pur certamente non la prima vittima della provincia <232, scuoteva bruscamente l’ambiente fascista cittadino, scalfendone l’ostentato «vanto della calma e della disciplina» <233. Immediata e rabbiosa, la reazione delle autorità locali – la prima rappresaglia registratasi nella regione, su cui avremo modo di tornare – era affidata alla fucilazione, la mattina successiva l’agguato, di 5 detenuti politici già da mesi ristretti in carcere, condannati a morte da un sedicente tribunale straordinario quali mandanti morali dell’uccisione di Gobbi.
Nei mesi successivi, una fitta sequela di azioni dall’«audacia […] incredibile», culminata il 29 aprile 1944 con il ferimento a morte, in pieno giorno, del comandante provinciale la GNR Italo Ingaramo, avrebbe contribuito a ingenerare un crescente senso di tensione e «insicurezza continua» tra la fila fasciste <234. «Si sentiva in aria odor di vendetta, di odio, di sangue», ricorda con «disgusto» Armando Foppiani, commissario dell’Unione provinciale fascista degli industriali durante i primi mesi della RSI.
“Gli sguardi erano falsi; le parole servivano solo a mascherare il pensiero; Firenze inganna: ha il primo piano brillante e il fondo cupo […]. Si arrestavano i nemici personali, si uccidevano i nemici personali, si facevano rappresaglie sui nemici personali. […] Il sovvertimento e l’involuzione morale trasparivano da [questa] dialettica contorta, la quale mi faceva assai più pena delle miserie reali. Quanto mi trasferii in Lombardia alla fine di febbraio [1944] provai un senso di sollievo: pur con un panorama più insanguinato, c’era qualcuno che dava buon giorno senz’altro scopo che quello di augurare una giornata buona <235.
Negli stessi giorni, un’«atmosfera fiorentina […] molto tesa» accoglieva anche la marchesa Origo, nient’affatto sorpresa nel constatare come i «gerarchi fascisti» di passaggio all’Hotel Excelsior, adibito a sede del comando tedesco, fossero scortati da «grossi contingenti di polizia», nel timore di «altri attentati»” <236.
A conferma della segnalata crisi della sicurezza innescatasi a partire dai primi mesi del 1944, un pur rapido confronto con le fonti quantitative prodotte dagli stessi organi della RSI aiuta infine a restituire – e al contempo problematizzare – la ben nota «tendenza generale» che vede una crescita pressoché costante del movimento resistenziale, «dall’inverno [1943-44] all’estate» successiva <237. Ci riferiamo in particolare alla meticolosa opera di sistematizzazione e censimento condotta dal Servizio politico investigativo (SPI) del Comando Generale della GNR, tesa a evidenziare su base mensile l’«attività dei banditi» e i conseguenti sforzi compiuti dalla Guardia per contrastarla <238. Una documentazione preziosa, per completezza e serialità, non sufficientemente valorizzata – questa è l’impressione – dalla storiografia, cui faremo più volte riferimento <239.
Disponibili a partire dal gennaio 1944, generalmente suddivisi per compartimenti regionali <240, cartogrammi e specchi numerici permettono infatti, al di là delle singole rilevazioni, di farsi «un’idea precisa dell’accrescersi dell’intensità dell’attività dei ribelli», come significativamente sottolineato, presentando dati analoghi, dall’Ufficio operazioni e servizi dello Stato maggiore dell’esercito (SME) repubblicano <241. Una mole di informazioni ed elementi di valutazione che, pur con tutti le cautele del caso, offriva agli allora decision makers come agli studiosi odierni una «sintesi efficace delle indicazioni, tendenzialmente univoche», affioranti dalle relazioni provenienti dalle singole province, permettendo al contempo un utile confronto tra le diverse realtà territoriali capace di coglierne le marcate, e pur sfuggenti, specificità locali <242.
Quale dato di partenza, l’«attività dei banditi» registratasi agli inizi del 1944 appare ancora, in termini assoluti, relativamente sotto controllo <243. Al di là della comprensibile preoccupazione da parte fascista sui possibili sviluppi futuri del movimento partigiano, nel corso del mese di gennaio erano “solo” 476 le «segnalazioni» pervenute da tutto il Centro-Nord Italia, ben 200 delle quali (42%) relative al solo Piemonte, un dato che conferma la «non casuale specificità» e vivacità dell’ambiente resistenziale locale <244. Nelle altre regioni, con la macroscopica eccezione della «Venezia Giulia», sin dal 1942 sede di una vivace attività resistenziale <245, la media degli episodi ascrivibili all’attività delle bande scendeva invece a poco più di un caso al giorno, con minimi scostamenti tra le diverse aree della penisola.
Nel corso dei mesi immediatamente successivi, la situazione era però destinata a subire un drastico e repentino deterioramento, chiaramente percepibile anche e soprattutto in Toscana. Ancora in febbraio, pur registrandosi un deciso aumento delle segnalazioni – che passavano nella regione dalle 35 del mese precedente a 64 (+83%), sostanzialmente in linea con il dato generale <246 – queste non si discostavano comunque di molto dalla sporadica, seppur non trascurabile, attività partigiana registratasi «dal settembre al dicembre 1943», stimata da Giovanni Verni in «almeno 190 attacchi e sabotaggi, cioè più di uno al giorno» <247. Trovano in tal senso conferma le difficoltà del movimento partigiano segnalate durante i mesi invernali, ulteriormente aggravate della pur precario tentativo della RSI di normalizzare, anche attraverso una crescente azione repressiva, la situazione. A titolo di confronto, nello stesso mese il Piemonte avrebbe fatto registrare ben 432 casi (+116% rispetto a gennaio), mentre la vicina Emilia Romagna – separata dalla Toscana da un confine di fatto poroso all’azione delle mobili formazioni partigiane – si attestava a 112 episodi (+138%), confermando su base mensile una rinnovata vitalità della Resistenza sul versante settentrionale dell’Appennino.
[NOTE]
226 Sullo spostamento del «baricentro della lotta nelle città», imposto dall’inclemenza della stagione invernale, si veda in particolare G. VERNI, La Resistenza in Toscana, cit., p. 222.
227 Un infame delitto dei traditori della Patria, «La Nazione», ed. di Firenze, 3 dicembre 1943. Sull’episodio, cfr. infra, cap. II.
228 S. PELI, Storie di Gap, cit., pp. 91, 96.
229 C. MASSAI, Autobiografia di un gappista fiorentino, Associazione Centro documentazione di Pistoia, Pistoia 2008, p. 39.
230 Gino Gobbi freddato da mani giustiziere, «L’azione comunista», 3 dicembre 1943. Il testo del comunicato era riproposto anche in un manifestino contestualmente stampato, in O. BARBIERI, Ponti sull’Arno. La Resistenza a Firenze, Editori Riuniti, Roma 1964 [ed. orig. 1958], p. 80.
231 ACS, MI, Gabinetto, RSI, b. 4, fasc. 11, Promemoria situazione Firenze, cit.. Sulla figura e il contegno di Gobbi si veda inoltre ASLU, Tribunale di Lucca, Corte d’Assise, Fascicolo processuale relativo a Mario Carità e altri, b. 1, vol. A-I, cc. 14-15, R. Questura di Firenze, Delitti compiuti durante il regime fascista, Firenze, 13 gennaio 1945 e AISRT, Sirio Ungherelli – Processo a carico di Enrico Adami Rossi e altri, b. 2, fasc. 2, vol. III, cc. 83-84, Esame teste Cammilli Giuseppe, s.l. [ma Firenze], 14 febbraio 1946.
232 Già nelle settimane precedenti, tra la fine di ottobre e i primi di novembre, 5 militi e un fascista repubblicano venivano uccisi in due diversi agguati, portati tra Sesto Fiorentino e la più decentrata San Godenzo. Queste prime azioni violente, immediatamente rivendicate dalla stampa comunista, erano invece passate sostanzialmente sotto silenzio dalla cronaca locale, in Proditoria e feroce uccisione di alcuni Fascisti Repubblicani, «La Nazione», ed. di Firenze, 11 novembre 1943.
233 «A Firenze – non mancava di sottolineare la stampa cittadina – episodi di odio e di sangue, verificatisi qua e là in altre città e in altri paesi, non se n’erano mai avuti […]. La capitale italiana dello spirito non smentiva la propria tradizione di gentilezza e di umanità», in Un infame delitto dei traditori della Patria, cit.
234 B. FANCIULLACCI, Vita dei gappisti, in R. BILENCHI, Cronache degli anni neri, Editori Riuniti, Roma 1984, p. 32.
235 A. FOPPIANI, Ubriacarsi con l’acqua, cit., p. 227.
236 I. ORIGO, Guerra in Val d’Orcia, cit., pp. 137-138.
237 Su questa fase di «sviluppo delle bande partigiane» si veda il ricco quadro offerto da S. PELI, La Resistenza in Italia, cit., pp. 55-81.
238 Il corposo incartamento è conservato in ACS, SPD, RSI-CR, b. 5, fasc. 28, s. fasc. 23A. Tra le altre voci presi in considerazione, e che torneremo a utilizzare, spiccano in particolare i «caduti e feriti della GNR» e le «perdite dei banditi».
239 Cenni in tal senso in G. TOSATTI, Leggere la Resistenza nei documenti dell’Archivio centrale dello Stato, in L. DI RUSCIO – L. FRANCESCANGELI (a cura di), Antifascismo Resistenza Liberazione. Itinerari della memoria a Roma, Pubbliprint service [stampa], Roma 2007, p. 62. Ben più note sono invece le rilevazioni contestualmente effettuate dall’Esercito repubblicano, per cui si veda SME – Ufficio operazioni e servizi, Relazione complessiva sulla forza dei banditi – Attività banditi ed antiribelli dal settembre 1943 al novembre 1944, s.l., Dicembre 1944, pubblicata in R. DE FELICE, La guerra civile, cit., pp. 567-580, 737-753.
240 Questi sono nell’ordine «Piemonte», «Emilia», «Toscana», «Venezia Giulia», «Veneto», «Lombardia», «Marche» e «Liguria», pur con alcune difformità rispetto all’odierna organizzazione amministrativa delle regioni suddette. Sui criteri di catalogazione e raccolta delle segnalazioni, iniziata presumibilmente nel novembre 1943, si veda ACS, GNR, b. 13, fasc. Maggio 1944, CoGeGuardia – SPI, Circolare n. 7458/A.5. del 20.11.44 [recte: 1943] – Specchio periodico, PdC 707, 29 maggio 1944 e R. ABSALOM – P. CARUCCI – A. FRANCESCHINI – J. LAMBERTZ – F. NUDI – S. SLAVIERO (a cura di), Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45, cit., pp. 38-39.
241 AINFP, CVL, b. 160, fasc. 492, Situazione ribelli alla data 15 giugno 1944, s.l., s.d. [ma fine giugno-inizio luglio 1944]. Copia del documento è pubblicata, pur con alcune difformità, in G. VACCARINO (a cura di), Documenti del governo di Salò sulla guerra partigiana, «Il movimento di liberazione in Italia», (1950), n. 9, pp. 12-14.
242 F. DE FELICE, I massacri di civili nelle carte di polizia dell’Archivio centrale dello Stato, cit., pp. 606-607. I suddetti specchi numerici andavano con ogni probabilità a integrare i «notiziari giornalieri» quotidianamente trasmessi del Servizio politico della GNR ai massimi esponenti fascisti, per i quali si veda L. BONOMINI – F. FAGOTTO – L. MICHELETTI – L. MOLINARI TOSATTI – N. VERDINA (a cura di), Riservato a Mussolini. Notiziari giornalieri della Guardia nazionale repubblicana, novembre 1943/giugno 1944, Feltrinelli, Milano 1974, p. IX-XIX.
243 Dove non diversamente indicato, la fonte dei dati presentati è ACS, SPD, RSI-CR, b. 5, fasc. 28, s. fasc. 23A, Attività dei banditi dal 1-1-1944 al 31-8-1944, s.l., s.d., che riporta anche le segnalazioni provenienti dalla Marche, successivamente omesse. La documentazione allegata non chiarisce in ogni caso le diverse tipologie di azioni di guerriglia considerate dagli estensori di questi specchi numerici.
244 Sull’eccezionalità della situazione piemontese, dove i CLN erano in grado di mobilitare fin dall’autunno 1943 un nutrito contingente di uomini e mezzi, vedi S. PELI, La Resistenza in Italia, cit., pp. 40-41. Il dato relativo al Piemonte comprende anche la provincia di Aosta.
245 Sono qui comprese le rilevazioni, certamente sottostimate, registrate nella province di Trieste, Gorizia, Pola e Fiume, riunite dal settembre 1943 nella Zona d’operazioni del Litorale adriatico di fatto sottratta alla sovranità della Repubblica sociale.
246 Globalmente le segnalazioni sarebbero aumentate da 476 a 944 (+98,3%). Per una rappresentazione grafica di questi dati cfr. infra, cap. III.
247 Di queste, 53 erano effettuate «nell’area di Siena e Grosseto», 21 «nella contigua area di Livorno e Pisa», 108 tra Arezzo, Firenze e Pistoia, mentre solo 8 «azioni e sabotaggi» risultavano eseguite nelle rimanenti province di Lucca e Massa Carrara. Si noti come le pur preziose stime fornite da Verni, ricostruite a posteriori sulla base dei risultati emersi dal progetto Cronologia della Resistenza in Toscana, siano per ammissione stessa del curatore «non […] certamente assolut[e]», avendo «un valore prevalentemente indicativo». In particolare, i dati relativi alla primavera 1944 risultano notevolmente difformi da quelli registrati dal Servizio politico della GNR, in G. VERNI, La resistenza armata in Toscana, cit., pp. 222-223. Cfr. inoltre G. VERNI (a cura di), Cronologia della Resistenza in Toscana, Carocci, Roma 2005, pp. 13-23.
Lorenzo Pera, La lunga RSI: violenza e repressione antipartigiana del fascismo repubblicano toscano, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Firenze – Università di Siena, 2022

#1943 #1944 #detenuti #fascisti #Firenze #fucilazione #GAp #GinoGobbi #GNR #guerra #ItaloIngaramo #LorenzoPera #partigiani #Piemonte #politici #Resistenza #RSI #tedeschi #Toscana

#Cassino: #cellulari e #droga in #carcere; sei misure restrittive, #indagini su altri 12

Gli #indagati, residenti nelle province di #Roma, #Frosinone e #Latina, sono accusati del traffico illegale tra alcuni #detenuti e persone esterne

#PoliziaDiStato

https://www.metropoli.online/cassino-cellulari-e-droga-in-carcere-sei-misure-restrittive-indagini-su-altri-12/

Cassino: cellulari e droga in carcere; sei misure restrittive, indagini su altri 12

Gli indagati, residenti nelle province di Roma, Frosinone e Latina, sono accusati del traffico illegale tra alcuni detenuti e persone esterne

metropoli.online
Trentola Ducenta. Droga e cellulari ai detenuti, carcere per l'agente della Penitenziaria

Carcere e corruzione: confermata la misura cautelare per l’agente penitenziario. La Cassazione respinge il ricorso del 53enne: tentò di introdurre

larampa