Svizzera / Scoperti i resti di un ponte romano del 40 a.C.: fu usato per quattro secoli
Elena Percivaldi
Un ritrovamento di grande interesse è stato annunciato dal Servizio archeologico del Canton Berna: durante i lavori di costruzione ad Aegerten, nella regione della Thielle, sono riemersi i resti di un ponte romano di circa 2000 anni fa, parte integrante della grande via transgiurana. Si tratta di oltre 300 pali di quercia, straordinariamente conservati grazie alle acque sotterranee, che costituivano le pile lignee del ponte.
Lo scavo archeologico: pali di quercia piantati in file ravvicinate e resti dei piloni di un ponte romano. Da ogni palo è stato prelevato un campione per determinarne l’età. Foto: ©Servizio archeologico del Canton Berna, Joel FurrerUn’infrastruttura di lunga durata
Le analisi condotte al laboratorio di dendrocronologia hanno permesso di stabilire con precisione l’età del legno: la prima fase costruttiva risale a circa il 40 a.C., subito dopo la conquista romana dell’Helvezia, mentre gli interventi più tardi datano al 369 d.C., sotto l’imperatore Valentiniano I, impegnato a consolidare le difese posteriori del limes renano. In totale, il ponte rimase in funzione per oltre quattro secoli, testimonianza dell’importanza strategica e della capacità manutentiva delle infrastrutture romane.
Nel laboratorio di dendrocronologia, Matthias Bolliger misura gli anelli di un palo di quercia. Foto: ©Servizio archeologico del Canton Berna, Markus LeibundgutUn nodo vitale della Transgiurana
Il ponte si trovava nei pressi della bourgade di Petinesca (Studen), crocevia fondamentale tra vie terrestri e fluviali. La Transgiurana collegava la capitale Aventicum (Avenches) con il nord, attraversando il Giura fino a Augusta Raurica (Augst). L’opera garantiva la connessione tra i centri del Plateau svizzero, sfruttando anche le vie d’acqua dell’Aar, della Thielle e dei laghi del Giura. In questo quadro, Aegerten rappresentava un punto strategico di transito militare ed economico.
Reperti dal letto della Thielle
Oltre alle strutture lignee, gli archeologi hanno recuperato numerosi oggetti di uso quotidiano caduti o gettati dal ponte nel corso dei secoli. Tra i reperti figurano chiodi da caligae, ferri di cavallo, collari da tiro, asce, un tridente da pesca, chiavi e monete. Spicca un grande rabot (pialla) in legno e ferro, conservato eccezionalmente grazie al suolo umido e povero di ossigeno. Questi oggetti, ora sottoposti a lavori di restauro, offrono uno spaccato vivido della vita quotidiana romana: dalla mobilità militare alla pesca, dall’artigianato alla manutenzione dei carri.
Questa pialla, perfettamente conservata, è stata ricavata da un unico pezzo di legno, in cui è stata inserita una lama di ferro. Misura 41 cm di lunghezza, 7 cm di larghezza e 5 cm di altezza. Foto: ©Servizio archeologico del Cantone di Berna, Daniel MarchandUn tassello prezioso per la storia alpina
Questa scoperta conferma la capillare diffusione delle infrastrutture romane nella regione e permette di ricostruire con maggiore dettaglio le dinamiche economiche e sociali del Plateau elvetico tra età repubblicana e tarda antichità. Come sottolineano gli archeologi, un ponte non era solo un’opera ingegneristica, ma anche un punto di incontro, scambio e controllo, dove si intrecciavano commerci, viaggi e strategie militari.
Fonte: Servizio archeologico del Canton Berna
Immagine in apertura: Ciò che rimane di questi cumuli sono punte lunghe diversi metri. Sono state estratte dal sedimento con una pala meccanica. Foto: © Servizio archeologico del Canton Berna, Joel Furrer
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