In Ticino avere un impegno non garantisce una vita dignitosa

Negli ultimi giorni, un comunicato dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) ha riportato l’attenzione su una tendenza preoccupante: in Svizzera è aumentato il numero di persone che dipendono dalle prestazioni complementari. Un dato che non riguarda solo le finanze dello Stato, ma riflette un disagio crescente: quello di migliaia di persone che, pur vivendo in uno dei Paesi più ricchi al mondo, faticano a coprire i bisogni essenziali.
Nel 2023, l’8% della popolazione svizzera viveva sotto la soglia ufficiale di povertà: 2’315 franchi al mese per una persona sola, 4’051 per una famiglia con due figli. E se si guarda a chi dispone di meno del 60% del reddito mediano — cioè al “rischio di povertà” — la quota è ancora più elevata. Ma la povertà non è solo questione di reddito. È anche deprivazione. È non riuscire a pagare una bolletta imprevista. È rinunciare a un pasto completo, a una visita medica, a una settimana di vacanza, a un minimo di vita sociale. È vivere con l’ansia costante di non farcela.
Le persone più colpite sono sempre le stesse: gli anziani soli, le famiglie monoparentali, chi ha un lavoro precario, chi ha perso il lavoro dopo i cinquant’anni. E crescono i working poor, persone che lavorano, ma non guadagnano abbastanza per vivere con dignità. Questo dovrebbe farci riflettere sul senso stesso del lavoro oggi: non basta “avere un impiego” se quell’impiego non garantisce una vita dignitosa senza l’aiuto dello Stato.
In Ticino la situazione è ancora più delicata. Il tasso di povertà è superiore alla media nazionale e la deprivazione materiale colpisce con più forza. Salari bassi, precarietà diffusa, giovani che se ne vanno e over 50 esclusi dal mercato del lavoro: è un mix che pesa. Anche la forte presenza di frontalieri influisce sulle dinamiche occupazionali e salariali. Il tasso di disoccupazione secondo la definizione ILO è il più alto della Svizzera.
Il nostro sistema sociale cantonale funziona, ma è sotto pressione. Le prestazioni complementari, i sussidi cassa malati, l’aiuto sociale, gli assegni familiari: tutto questo tiene a galla migliaia di persone. Ma da solo non basta. Servono politiche attive per il lavoro, investimenti nella formazione, un vero sostegno alla riqualifica professionale.
Non possiamo accettare che la povertà diventi una zona d’ombra normale nel nostro sistema. Non è normale. È il risultato di scelte politiche o della mancanza di scelte. Ogni persona lasciata indietro è una sconfitta collettiva. È nostro dovere, come istituzioni, ma anche come cittadini, far sì che nessuno debba scegliere tra pagare l’affitto o andare dal medico, tra accendere il riscaldamento o fare la spesa.
Guardare in faccia la povertà non basta. Serve il coraggio di intervenire. Serve volontà politica. E serve adesso.

Articolo pubblicato da L’Osservatore, 24.05.2025

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Qui trovate il link di una conferenza “La povertà in Svizzera e in Ticino” tenuta a Coldrerio il 22.05.2025

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#lavoro #povertà #svizzera #ticino

Schwamendingen, Airolo e Barcellona - RSI

Interrare pezzi di autostrada per liberare spazi di nuova urbanità, favorendo una maggiore qualità di vita. C’è anche spazio per il sogno di una Bellinzona dal cuore verde e blu

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Il 15 di giugno si vota anche in #Ticino. Nonostante il libretto informativo (https://www4.ti.ch/fileadmin/GENERALE/DIRITTIPOLITICI/votazioni/2025/Opuscolo_Votazione_Cantonale_15_giugno_2025.pdf) e il video ben realizzato (https://youtu.be/5YNhhu45iTk) non è facile esprimere un parere, perché le iniziative spesso sono lodevoli negli intenti ma non praticabili, troppo costose o superate (ad esempio lo è questa iniziativa per cure sociosanitarie di qualità). Ogni tanto bisogna anche un po' fidarsi del parlamento 😅 (è per questo che lo eleggiamo). #democraziaDiretta #Svizzera #votazioni @altbot
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Apprendistato, basta chiacchiere!

Da anni si ripete che la formazione professionale è un pilastro del nostro sistema, che l’apprendistato è un’eccellenza svizzera, e giorno per giorno si dichiara di voler combattere la disoccupazione giovanile. Ma poi? Fatti?

 Nel 2022, il Ticino era in fondo alla classifica dei Cantoni che formano apprendisti: penultimo a livello svizzero. L’amministrazione cantonale ticinese, nel 2023, era al 4.3%, ben sotto il famoso 5% fissato come obiettivo… un obiettivo stabilito già nel 2017. Nel frattempo, le aziende che formano apprendisti continuano a diminuire, i nuovi contratti non crescono come previsto, e il progetto “Obiettivo 95%” (diploma secondario II per il 95% dei giovani) è inchiodato al 90.3%.

Eppure, le basi ci sarebbero. Il Cantone può formare in 41 professioni, ha 218 formatori attivi e ospita già quasi 200 apprendisti. Non servono grandi sforzi: basterebbe creare una trentina di nuovi posti nei prossimi due anni, come proposto nella mozione che sarà discussa il 20 maggio in Gran Consiglio. Il costo? Circa 350’000 franchi all’anno per dare un lavoro ai nostri figli. Su un bilancio da oltre 4,5 miliardi di franchi, è una spesa marginale ma un investimento strategico.

Ogni giovane formato è un potenziale lavoratore qualificato in meno da cercare all’estero. Ogni posto di apprendistato in più è un passo contro la disoccupazione, un argine alla fuga di cervelli, un’occasione di crescita per un’impresa o per un ente pubblico. E, aggiungo, un atto di coerenza: se governo e parlamento chiedono ai privati di formare, il minimo che si possa pretendere è che diano l’esempio. Ne va della credibilità della politica.

C’è poi un punto che non possiamo più ignorare: l’equilibrio di genere nelle professioni. Le ragazze continuano a orientarsi verso settori “tradizionali”, spesso con meno prospettive. Promuovere attivamente la loro presenza nelle professioni tecniche non è solo giusto, è necessario. E non basta mettere l’asterisco nei bandi: servono politiche mirate, incentivi, visibilità.

L’apprendistato fatto bene è un ascensore sociale. Ma bisogna alimentarlo, farlo funzionare, crederci davvero. Continuare con la politica dei piccoli passi simbolici, mentre il sistema scricchiola, non è più accettabile. Se vogliamo una forza lavoro preparata, integrata, radicata, dobbiamo iniziare dal principio: offrire più opportunità ai nostri giovani. Non a parole. Nei fatti.

E magari, la prossima volta che i partiti si riempiranno la bocca di “giovani”, “formazione” e “opportunità” in campagna elettorale, ricordiamoci chi ha davvero fatto qualcosa… e chi ha fatto solo chiacchiere.

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Pubblicato da Tio e Ticinonews

#apprendisti #svizzera #ticino

Apprendistato, basta chiacchiere!

Amalia Mirante, economista e deputata di Avanti con Ticino&Lavoro

tio.ch
Il governo del Cantone #Ticino valuta l'obbligo di denuncia per #abusi commessi da #preti entro 30 giorni da parte dei responsabili di diocesi o chiese riformate. La proposta è stata avanzata dal Movimento per il Socialismo.
Mentre in tutto il mondo se ne parla, in Italia nessun politico osa contestare il privilegio garantito dal Concordato per cui gli ecclesiastici non sono tenuti alla denuncia.👇
https://www.rsi.ch/info/ticino-grigioni-e-insubria/Abusi-del-clero-%E2%80%9CObbligo-di-denuncia%E2%80%9D-per-legge--2797627.html
Abusi del clero: “Obbligo di denuncia” per legge - RSI

Lo chiede il Governo ticinese in un messaggio che dà seguito a un’iniziativa MPS: “In uno Stato di diritto non è ammissibile che una categoria di persone sia sottratta al perseguimento”

rsi

About last weekend in Ticino

#Ticino #Switzerland #Maggia #hiking

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Il 15 di giugno si vota anche in #Ticino. Nonostante il libretto informativo (https://www4.ti.ch/fileadmin/GENERALE/DIRITTIPOLITICI/votazioni/2025/Opuscolo_Votazione_Cantonale_15_giugno_2025.pdf) e il video ben realizzato (https://youtu.be/5YNhhu45iTk) non è facile esprimere un parere, perché le iniziative spesso sono lodevoli negli intenti ma non praticabili, troppo costose o superate (ad esempio lo è questa iniziativa per cure sociosanitarie di qualità). Ogni tanto bisogna anche un po' fidarsi del parlamento 😅 (è per questo che lo eleggiamo). #democraziaDiretta #Svizzera #votazioni @altbot