Il Pentagono contro Netflix: «Boots è spazzatura woke»

La polemica scatenata dalla serie Boots Lo scontro tra istituzioni militari e industria dell’intrattenimento non è una novità, ma la veemenza con cui il Pentagono ha attaccato Netf

Quello che non ci dicono
L'inquietante svolta nelle restrizioni di stampa al Pentagono: la protesta dei giornalisti americani

Un nuovo capitolo di tensione tra Pentagono e stampa Negli ultimi giorni, il Pentagono ha introdotto nuove regole stringenti per l’accesso dei giornalisti ai suoi eventi, suscitand

Quello che non ci dicono
Lyrics for the song “Guaraná” by Pentágono
#Pentágono #Guaraná
https://daletra.com/pentagono/lyrics/guarana.html

#Jornalistas, das áreas militares e de defesa do país, saíram do #Pentágono, na 4a feira, tendo seu credenciamento revogado depois de se recusarem a concordar com as novas restrições do Departamento de Defesa...

https://bsky.app/profile/maddow.msnbc.com/post/3m3bbul5dr223 -
Via ‪@rosedabahia1.bsky.social‬ - ‪@maddow.msnbc.com‬ - #Censura #Ditadura -

Rachel Maddow (@maddow.msnbc.com)

"In unison." Amen. https://www.washingtonpost.com/business/2025/10/15/reporters-leave-pentagon-en-masse-after-refusing-sign-new-rules/

Bluesky Social

O xefe do Pentágono veu a unha reunión con #Zelensky* usando unha corbata na cor da tricolor rusa.
#PeteHegseth mostrou con calma o seu accesorio, atraendo claramente a atención dos medios de comunicación e da delegación ucraniana.

O #pentágono dixo máis tarde que non era necesario dar importancia ao vínculo do xefe do departamento.

* Presidente da #Ucraína, é un xefe de estado ilexítimo desde Maio 2024

Não é na 🇻🇪 #Venezuela, ocorre nos 🇺🇲 #EUA...

Há quase 1 mês o "departamento de Defesa dos EUA começou a exigir q #Jornalistas credenciados contem com sua aprovação p/publicar qualquer informação q lhe diga respeito, classificada ou não, sob o risco de perderem o acesso ao #Pentágono" -

https://bsky.app/profile/blogcarcara.bsky.social/post/3lzc3hakyec2q -
Via l@blogcarcara.bsky.social‬ - #Censura #Ditadura -

@blogcarcara.bsky.social

O Departamento de Defesa do Yankeestão começou a exigir que os jornalistas credenciados contem com sua aprovação para publicar qualquer informação que lhe diga respeito, classificada ou não, sob o risco de perderem o acesso ao Pentágono. Essas novas condições, foram comunicadas na noite de... (+)

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IL GIORNO IN CUI I GIORNALISTI LASCIARONO IL PENTAGONO
Mentre in Italia tutti allineati e coperti

Washington, 16 ottobre 2025. Ala ovest del Pentagono. I passi dei cronisti risuonano lunghi, nel corridoio del palazzo delle guerre. Trascinano borse, cartelline, microfoni smontati, videocamere. Hanno appena riconsegnato il pass, il badge di accesso. La tessera che per anni è stata la chiave di un privilegio e di un diritto: raccontare ciò che l’esercito più potente del mondo fa, dice e nasconde.

Da oggi, per entrare al Pentagono, un giornalista avrebbe dovuto firmare un documento che suona come un giuramento: non pubblicare nulla che non sia “autorizzato”. Una parola sola: authorized.

Pete Hegseth, il ministro della Guerra ha parlato di “ordine” e “responsabilità nazionale”. Ma dietro quelle parole i reporter hanno visto profilarsi l’ombra di un bavaglio. Così hanno scelto la via più limpida: lasciare.

La decisione di andarsene è maturata in poche ore. Un comunicato delle principali testate - New York Times, Reuters, CNN, NBC, Fox News - annuncia che non firmeranno. “Non possiamo accettare condizioni che rendono impossibile il giornalismo libero”, scrivono. Poi, il silenzio operativo: le redazioni smontano i computer, spengono i monitor, staccano i badge dalle giacche.

L’immagine di decine di giornalisti che escono ordinatamente dal Pentagono, tra ritratti di generali e bandiere, è già storia. È una fotografia simbolica della crisi della cosiddetta democrazia americana: la stampa, un tempo considerata il “quarto potere”, oggi costretta a scegliere se obbedire o disobbedire.

Hegseth ha promesso che le misure sono “temporanee”, ma i cronisti sanno che la temporaneità è la forma contemporanea della censura. Si comincia così: con un modulo da firmare. E mentre a Washington i giornalisti lasciano il Pentagono, in Italia nulla di simile potrebbe accadere.

Qui la stampa non sfida il potere: lo serve, lo blandisce, lo accompagna. È una stampa educata a chiedere il permesso, a ripetere le veline, a misurare la distanza tra la notizia e la convenienza. Un giornalismo che si è inginocchiato davanti a ogni guerra americana, a ogni NATO story, a ogni narrativa israeliana, fino a cancellare la parola genocidio dal vocabolario collettivo.

Durante lo sterminio a Gaza, quando le immagini dei corpi dei bambini riempivano i canali indipendenti, i telegiornali italiani parlavano di “operazione militare”, di “autodifesa”, di “lotta al terrorismo”. Nessun anchorman ha lasciato lo studio. Nessun inviato ha restituito il tesserino. Nessuna grande testata ha detto: non ci stiamo. La stampa italiana ha scelto il silenzio, la complicità, la moderazione come alibi.

E allora, sì, in Italia non sarebbe mai potuto accadere ciò che è accaduto al Pentagono. Perché il giornalismo italiano è un ramo d’azienda del sistema politico, un apparato addestrato a non disturbare i manovratori.

L’atto dei reporter americani, illumina il buio di chi in Italia tace, di chi nega, di chi si adegua, di chi traduce le stragi in linguaggio burocratico. La libertà di stampa non si proclama, si esercita, anche a costo di perderla.

Alfredo Facchini

#usaStampaLibera
#jurnalismUsa
#pentagono
#alfredoFacchini

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Periodistas abandonan el Pentágono en protesta por restricciones a la prensa

Decenas de periodistas abandonaron el Pentágono el 15 de octubre de 2025 en respuesta a nuevas restricciones impuestas por el secretario de Defensa, Pete Hegseth, que limitan su acceso a información y su capacidad para reportar libremente. Las normas exigen que los periodistas esperen información 'a... [Ver más]

Il capo del #Pentagono Pete #Hegseth ha elogiato #Germania e #Polonia "per i loro sforzi nel rispettare l’impegno del 5%"
Fatto Quotidiano #spesemilitari