Maurice Ravel – Concerto per Pianoforte in Sol maggiore
Il Concerto per pianoforte in sol maggiore di Maurice Ravel è uno dei pezzi più brillanti e originali del repertorio pianistico del Novecento. È vivace, colorato e mescola influenze jazz con la tradizione classica europea, creando un mix unico che ha lasciato il segno nella storia della musica.
L’idea e il contesto
Maurice Ravel (1875-1937) iniziò a lavorare al Concerto in sol alla fine degli anni ’20, dopo un viaggio negli Stati Uniti, dove rimase affascinato dal jazz. A quel tempo, il jazz era una novità per molti compositori europei, un linguaggio fresco e rivoluzionario. George Gershwin, con la sua Rhapsody in Blue, aveva già dimostrato che il jazz poteva fondersi con la musica classica. Ravel, da sempre curioso e aperto alle novità, voleva fare qualcosa di simile, ma con il suo stile personale.
In origine, Ravel voleva suonare lui stesso la parte solista. Ma, pur essendo un compositore geniale, non era un pianista virtuoso, e questo gli rendeva il compito complicato. In più, la sua salute in declino e la sua ossessione per la perfezione lo portarono a rinunciare all’idea. Così affidò la prima esecuzione a Marguerite Long, una pianista molto nota all’epoca, che debuttò il concerto a Parigi nel 1932.
Il mio unico desiderio… era scrivere un vero concerto, cioè un’opera brillante, che mettesse chiaramente in luce la virtuosità del solista, senza cercare di essere profondo.”
Come modelli, ho scelto Mozart e Saint-Saëns, due musicisti che, secondo me, rappresentavano al meglio questo tipo di composizione. Ecco perché il concerto, che inizialmente pensavo di intitolare Divertissement, ha la classica struttura in tre movimenti.
Un Allegro iniziale, compatto e in stile classico, un Adagio centrale, dove ho voluto rendere omaggio alla tecnica “scolastica” in cui mi sono impegnato a scrivere al meglio delle mie capacità, e un ultimo movimento conclusivo, vivace in forma di Rondò, costruito seguendo le tradizioni più immutabili.
Maurice Ravel – intervista con il critico musicale Pierre Leroi, ottobre 1931
Lo stile: un ponte tra classico e moderno
Il Concerto i Sol racchiude tante sorprese. Ogni movimento ha il proprio carattere:
Classica e Jazz: è possibile?
Il Concerto in Sol è importante perché è uno dei primi esempi di fusione tra jazz e musica classica a livello sinfonico, portando una ventata di modernità nella musica europea. Mostra anche l’abilità di Ravel nel mescolare generi e stili senza mai perdere la sua inconfondibile eleganza.
È un esempio perfetto della virtuosità pianistica dei primi del Novecento: non solo mette alla prova la tecnica dell’esecutore, ma anche la sua sensibilità musicale.
Un aneddoto
Durante la composizione, Ravel portava sempre con sé un taccuino per annotare idee. Un giorno, mentre viaggiava in treno, sentì il ritmo delle rotaie e lo usò come ispirazione per il movimento finale. Questo fa capire quanto fosse attento ai suoni della vita quotidiana!
Compositori contemporanei a Ravel
Il jazz fu fondamentale anche per l’americano George Gershwin, ma mentre quest’ultimo lo metteva al centro della sua musica, Ravel lo integrava in modo più sottile e raffinato.
Ravel viene spesso paragonato anche a Claude Debussy, per lo stile impressionista delle sue composizioni. Ma se Debussy puntava più a evocare atmosfere piene di colori, Ravel aveva un approccio più strutturato e tecnico.
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Just watched the New Horizons Symphony production of Carl Orff's "Carmina Burana".
One highlight was conductor Stephanie Reyes ACING the first half, easily the best direction I've ever heard of this music. Second half was also strong.
Another highlight was the Coro Infantile Saleciano de Juárez, a young girl's choir from south of the border, coming in and singing second half.
The standing ovation just didn't stop.
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#Mahler: #Symphony No. 1 in D Major Riccardo Chailly, Royal Concertgebouw Orchestra
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Tom and Jerry at MGM (2022)
Danish National Symphony Orchestra
The Vancouver Symphony Orchestra’s final Back to the Movies performance of the 2024-2025 season. Played with live accompaniment by the Vancouver Symphony Orchestra chamber ensemble. THE CAMERAMAN follows the journey of a less-than-graceful man and his attempt at becoming a motion-picture cameraman to get closer to a woman working at MGM Studios. Many laughs ensue in this 1928 American romantic comedy directed by Edward Sedgwick and Buster Keaton. Admission is $25. $10 student tickets are available at the door. Starring Buster Keaton, Marceline Day, Harold Goodwin