Oggi, nelle #università e nelle piazze di tutta Italia, come precari dell'Università scioperiamo. Scioperiamo nonostante nemmeno lo #sciopero sia un nostro formale diritto: perché non siamo considerati veri lavoratori.

In Italia ci hanno abituato all'idea che #ricerca non è #lavoro. Che i contratti sono a breve termine, con una paga da fame, precari, senza diritti, senza versamento di contributi. Spesso ci dobbiamo accontentare di borse di studio, perché i contratti veri "costano troppo". (1/4)

Si cerca di giustificare tutto questo insistendo sul fatto che questo mestiere è una "vocazione" e quindi qualche sacrificio bisogna pur farlo. No, ricerca è lavoro. È inaccettabile che prima e dopo il #dottorato occorra più di un decennio di precariato. È inaccettabile che dopo avere ottenuto un dottorato si debba continuare a essere pagati con borse di studio, senza versamento di contributi (e di tasse, aggiungo). Ci vogliono deboli e ricattabili. (2/4)
Un paio di anni fa hanno cercato di cambiare la situazione abrogando gli assegni di ricerca e introducendo il "#ContrattoDiRicerca", un vero contratto di lavoro subordinato, addirittura biennale (che lusso!). Purtroppo, senza adeguati finanziamenti. La prima riforma Bernini, che cercava di reintrodurre contratti precari, l'abbiamo fermata. Ora ci riprovano, dobbiamo fermare anche la proposta di modifica delle scorse settimane. (3/4)

Ma vogliamo anche un pieno rifinanziamento dell'Università, altrimenti anche i contratti più tutelanti rimarranno scatole vuote.

Questa non è solo una battaglia sindacale di una categoria, qui è in gioco la qualità della #ricerca e della #didattica del nostro paese. Senza tutti i dottorandi, borsisti, assegnisti e ricercatori precari, il sistema universitario italiano smetterebbe di funzionare.

Qui trovate il manifesto delle Assemblee Precarie Universitarie: https://drive.google.com/file/d/1eXDu9k-ApnSpAUKDwCY_TjFLOF9lfuVu/view (4/4)

Manifesto APU.pdf

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