Da Il Post.
La Corte costituzionale sta scrivendo una legge al posto del parlamento
Di Alessandra Pellegrini De Luca*.
Sul suicidio assistito in Italia sta accadendo da cinque anni una cosa eccezionale e sottovalutata, a causa dell'ostruzionismo della politica
Da anni in Italia succede una cosa piuttosto eccezionale: la Corte costituzionale chiede sistematicamente al parlamento di fare una legge per regolamentare il suicidio assistito, il parlamento non la fa, e la Corte continua a intervenire con nuove sentenze che volta per volta spiegano con sempre più dettagli come dovrebbe essere regolamentata questa pratica. La Corte sta in sostanza scrivendo un pezzo di legge: «Sta facendo il lavoro sia del parlamento che del governo», dice Irene Pellizzone, costituzionalista dell’università di Milano.
Il suicidio assistito, o morte assistita, è la pratica con cui a certe condizioni ci si autosomministra un farmaco per morire. In Italia è legale dal 2019, proprio grazie a una sentenza della Corte costituzionale, ma da allora né il parlamento né il governo sono mai intervenuti per fare una legge che spieghi come debba funzionare nel concreto, nonostante numerose sollecitazioni da parte della Corte stessa. L’incertezza sul tema ha portato diversi tribunali a chiedere pareri alla Corte costituzionale, che ogni volta che si è espressa ha spiegato meglio come dovrebbe funzionare il suicidio assistito in Italia.
Quello che sta succedendo è eccezionale perché non sarebbe compito della Corte costituzionale. Normalmente le sentenze della Corte si limitano a stabilire se una legge (o una sua parte) sia o meno conforme ai principi della Costituzione, senza andare oltre (in questo caso, la pratica della morte assistita). In altre parole: le sentenze della Corte delimitano il confine di ciò che può essere legale, e sta poi al parlamento fare leggi per regolamentare e dettagliare l’ambito su cui la Corte si è espressa.
Con la morte assistita sta succedendo il contrario: è dal 2018 che la Corte chiede al parlamento di legiferare sulla morte assistita, con ripetuti inviti che il parlamento continua a ignorare. La mancanza di una legge crea da anni grossi problemi e intense sofferenze a molte persone. Ha inoltre dato origine ad atti di disobbedienza civile, cioè con cui ci si rifiuta di obbedire a una situazione legislativa ritenuta ingiusta rivendicandolo pubblicamente: alcune persone gravemente malate sono state accompagnate a morire all’estero, da altre persone che poi si sono autodenunciate chiedendo una legge che permetta più libertà di scelta sul cosiddetto “fine vita”, cioè il modo con cui ci si riferisce al periodo che precede la morte e le scelte e le questioni che lo riguardano.
https://www.ilpost.it/2025/05/27/corte-costituzionale-parlamento-morte-assistita-legge/
* È nata a Genova nel 1991 ma ha cambiato molte città. Si è laureata in Italianistica a Bologna e ha fatto un dottorato a Edimburgo, in Scozia. È al Post dal 2021.