Banrisul responde denúncias e diz não ter recebido queixa formal sobre agência fechada em Novo Hamburgo
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Phishing: responsabilidad civil del banco. En caso de phishing sepa que la ley esta de su lado.
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"A corja da direita e do centrão (e uma boa parte da imprensa) achando bom cair uma #MP que cobraria mais #Imposto de #Bet, #Banco e #Bilionário" -
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“Tocou a manhã inteira”: Chamada leva a Brigada Militar até o banco Banrisul, em Canoas
Totalmente, el Santander siempre exprimiendo al más vulnerable, asco.
🇺🇸 ¿La independencia del #banco central en juego?
La mappa del potere locale cambia radicalmente nel 1975
Nella primavera del 1975 però è la procura di Milano che comincia a lavorare sugli appoggi politici a Sindona, in particolare su un finanziamento di due miliardi fatto alla Dc (secondo alcuni in cambio della nomina di Mario Barone a consigliere di amministrazione del Banco di Roma, circostanza confermata anche da Aldo Moro nel “memoriale” scritto durante il sequestro operato dalle Br nel 1978), su cui i magistrati intendono sentire l’On. Micheli, responsabile amministrativo del partito, che però si dice disponibile solo dopo le elezioni amministrative di giugno. Successivamente però Micheli non chiarirà l’origine dei due miliardi che la Dc non può negare di aver ricevuto, mentre i magistrati milanesi inviano una comunicazione giudiziaria anche a Carli, governatore della Banca d’Italia, per l’autorizzazione data al salvataggio (rivelatosi poi inutile) della Banca Privata.
La procura di Milano fin dal gennaio 1975 aveva inviato la richiesta di estradizione di Sindona al ministero di Grazia e giustizia per l’inoltro negli Usa (dove il bancarottiere era stato intanto tratto in arresto per il fallimento della banca USA Frankin, acquistata da Sindona pochi anni prima) ma, nel meccanismi della burocrazia qualcosa si era inceppato e la domanda non aveva ottenuto esiti. Secondo la denuncia dei comunisti si era trattato di una mossa deliberata per aiutare Sindona; inoltre si era prospettata anche la possibilità che emissari della Dc avessero contattato il finanziere per indurlo a dichiarare di aver ricevuto la restituzione dei due miliardi <211. In seguito, nel febbraio 1976, Giovanni Guidi, amministratore del Banco di Roma, affermerà ai magistrati di Milano che erano stati Fanfani e Andreotti a propiziare il finanziamento di 100 milioni di dollari da parte del Banco di Roma a Sindona <212, imponendo Mario Barone come consigliere e amministratore delegato della banca. Guidi spiegherà anche che il prestito era stato deciso in autonomia dalla banca e che Carli era stato informato solo dopo, a luglio.
Nel seguire tutte le vicende l’Avanti non usa particolari cautele nei confronti dell’alleato di governo. Già nell’ottobre del 1974 aveva parlato, sebbene in termini generali, “delle compiacenze di cui ha goduto” Sindona <213; ma fra maggio e giugno del 75, con l’avvicinarsi delle amministrative, e quando il ruolo di esponenti della Dc appare pienamente documentato, un paio di articoli di Ugo Intini segnano un affondo del Psi <214. Afferma Intini che «La particolare caratteristica del crimine nel nostro Paese trova le sue radici […] nella corruzione del potere», inoltre il giornale attacca la politica di law & order promossa da Fanfani e dalla Dc, affermando che in realtà il pericolo per la legalità viene dal legame tra criminali e potere e cita ad esempio il caso Sindona. La Dc sui propri giornali quasi non si occupa della questione, in alcune delle poche circostanze in cui lo fa sostiene che l’operazione del Banco di Roma, tutto sommato è stata vantaggiosa e comunque era stata autorizzata dalla Banca d’Italia <215; molto simili nei loro contenuti le dichiarazioni del ministro del Tesoro Colombo su La Discussione <216.
La definizione di “terremoto” <217 elettorale per le amministrative del giugno 1975, in un paese in cui lo spostamento di consensi da un partito all’altro è sempre stato piuttosto ridotto, sembra decisamente azzeccata. La Dc perde due punti e mezzo rispetto alla tornata del 1970, i socialisti guadagnano quasi due punti. Ma è soprattutto l’affermazione del Pci, il quale passa dal 27,9% al 33,5 e si trova quindi a meno di due punti dai democristiani, che crea sensazione. La mappa del potere locale cambia radicalmente, comincia la stagione delle “giunte rosse” che, per alcuni, potrebbero costituire un anticipo dell’affermarsi dell’”alternativa” anche al livello del governo centrale. Eppure i comunisti sono coerenti nel portare avanti la strategia del “compromesso”, che la grande affermazione contribuisce semmai a confermare. Tra i socialisti, nonostante l’incremento di voti, traspare una certa delusione perché l’altro partito della sinistra ha guadagnato ben di più, un dirigente socialista fa notare che «noi abbiamo scosso l’albero ma i comunisti hanno raccolto i frutti» <218; l’adesione al governo, è la riflessione di molti, penalizza il partito. In occasione del comitato centrale che ha luogo a luglio <219 comincia un periodo di riflessione che dura fino al CC successivo, nel mese di ottobre; in questa fase «si consuma la completa conversione del gruppo dirigente di quel partito alla linea dell’alternativa» <220, cambiamento di rotta poi formalizzato in occasione del congresso del marzo 1976.
Ma chi subisce il travaglio più significativo all’indomani delle elezioni di giugno 1975 sono i democristiani i quali, per usare le parole di Moro, si rendono conto che il destino «non è più, in parte, nelle [loro] mani» <221. Fanfani, nonostante la sua strenua resistenza, perde la segreteria e dopo alcune convulsioni da parte delle correnti prevale la soluzione patrocinata con grande abilità tattica dal presidente del consiglio: il nuovo leader diviene Benigno Zaccagnini, almeno in via provvisoria, in attesa del congresso previsto per il 1976 <222. La sua figura <223 diverrà il simbolo del rinnovamento del partito e del tentativo di liberare dalla sua immagine l’associazione con una serie di episodi torbidi contrassegnati da corruzione, collusione con la criminalità organizzata e, secondo molti, anche con le vicende eversive in funzione anticomunista. Anche le strategie del partito per quanto riguarda le alleanze subiscono cambiamenti; quando Aldo Moro tiene il suo noto discorso in occasione della Fiera del Levante a Bari, a settembre, diviene chiaro che la Dc sta mutando atteggiamento nei confronti dei comunisti: «nessuno può disconoscere la forza e il peso del Pci nella vita del Paese. Nessuno può oggi sottrarsi ad un confronto serio, non superficiale né formale con la massima forza di opposizione…» <224
Tuttavia il nuovo corso della Dc è ben lungi dall’essere accettato da tutte le sue componenti e le abilità di mediazione di Moro non impediscono alla nuova segreteria di essere oggetto di attacchi, soprattutto da parte dei dorotei <225.
Ma le tensioni non si limitano al partito di maggioranza relativa: anche nell’ambito delle forze che sostengono il governo Moro il malcontento viene espresso in maniera sempre più esplicita, in particolare dai socialisti che alla fine dell’anno giungono a provocare la crisi, quando il loro segretario dichiara la «morte» del centrosinistra e reclama un governo che coinvolga in qualche modo i comunisti. Ma una simile mossa non viene raccolta dalla Dc e i socialisti non riescono ad ottenere un epilogo a loro favorevole. Moro può quindi costituire il suo ultimo governo, al quale questa volta partecipa il Psdi al posto del Pri, che pure assicura, come i socialisti, il sostegno parlamentare.
[NOTE]
211 “Sindona doveva asserire che la Dc gli aveva restituito i due miliardi” Unità del 13 settembre 1975
212 “Il banchiere Guidi chiama in causa la Dc e Fanfani per il crack Sindona”, Unità del 20 febbraio 1976.
213 “Nel sistema le radici del caso Sindona”, Avanti del 10 ottobre 1974.
214 “Crimine, mafia, banche e politica”, Avanti del 09 maggio 1975, e “Il volto inquietante del potere” Avanti del 12 giugno 1975.
215 “Piena luce sul caso Sindona”, Il Popolo del 12 ottobre 1974.
216 “Colombo sul caso Sindona”, La Discussione N. 1044 del 11 novembre 1974.
217 L’espressione viene introdotta nel dibattito pubblico per indicare gli esiti delle elezioni amministrative del 1975 da C. Ghini, Il terremoto del 15 giugno, Feltrinelli, Milano, 1976.
218 G. Galli, Ma l’Italia non cambia, Studio Tesi, Pordenone, 1978. Pag. 146
219 Vedi l’Avanti del 29/07/75, “Una via democratica per rinnovare il Paese”, nella sua relazione al partito De Martino afferma chiaramente che è necessario “superare il centrosinistra”
220 G. Amato e L. Cafagna, Duello a sinistra. Cit. pag. 106
221 La nota frase viene pronunciata in occasione del discorso detto “della terza fase”, in occasione del Consiglio nazionale del luglio 1975.
222 G. Galli, Mezzo secolo di Dc. Cit. Pag.285.
223 Zaccagnini aveva sorpreso non pochi osservatori quando, alcuni mesi prima, nel corso di un’intervista, (apparsa su Panorama del 26 settembre 1974) aveva espresso l’opinione che il partito doveva rinnovarsi profondamente e abbandonare la ricerca del potere ad ogni costo, ricerca che era divenuta l’«elemento primario».
224 Passaggi del discorso sono riportati su l’Avanti del 13/09/75, “Bilancio di Moro sulla situazione politica”.
225 Vedere “Situazione pesante all’interno della Dc”, l’Avanti del 09 ottobre 1975 e “Piccoli attacca la segreteria e rilancia la centralità”, Avanti del 09 novembre 1975
Edoardo M. Fracanzani, Le origini del conflitto. I partiti politici, la magistratura e il principio di legalità nella prima Repubblica (1974-1983), Tesi di dottorato, Sapienza – Università di Roma, 2013
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