La Storia della Fumata durante il Conclave
Per la prima volta , solo dopo il film in bianco e nero di Andy Warhol sull’Empire State Building ( 8 ore di immagine statica sul grattacielo), ho assistito ad una analoga esperienza. In TV, non in una sala cinematografica e insieme a più di un miliardo di persone.
Allora una domanda da spettatore me la sono fatta:
perchè il comignolo della fumata per il nuovo Papa è così minimalista?
La tradizione della fumata, il segnale di fumo bianco o nero emesso dal comignolo della Cappella Sistina durante il Conclave per annunciare l’esito delle votazioni per l’elezione del Papa, è una pratica relativamente recente nella storia della Chiesa cattolica, ma profondamente radicata nel simbolismo e nella necessità di comunicare con il mondo esterno. Di seguito, la storia della fumata, le sue origini, la sua evoluzione e i dettagli chiave.
Origini della fumata
La fumata come segnale ufficiale durante il Conclave è documentata con certezza solo a partire dal XIX secolo, anche se pratiche simili potrebbero essere esistite in precedenza in forme meno codificate. Prima dell’Ottocento, i Conclavi si tenevano in contesti più locali, spesso senza la necessità di segnali pubblici immediati, poiché l’elezione del Papa era annunciata direttamente dai cardinali o tramite messaggeri. Tuttavia, con l’aumento dell’interesse pubblico e la centralizzazione dei Conclavi in Vaticano, emerse la necessità di un sistema visivo chiaro per comunicare con la folla riunita e con il mondo.
- Prime tracce: Non esistono documenti precisi che attestino l’uso della fumata prima del 1800. Alcuni storici ipotizzano che segnali di fumo fossero usati in modo informale, come parte di pratiche comuni per comunicare eventi importanti (ad esempio, bruciare documenti o materiali per segnalare la fine di un processo). Tuttavia, il Conclave del 1800, che elesse Papa Pio VII, è uno dei primi in cui si fa riferimento a una forma di segnale visivo, anche se non ancora standardizzata.
- Codificazione nel XIX secolo: La fumata divenne una prassi consolidata durante il Conclave del 1829 (elezione di Pio VIII) o del 1831 (elezione di Gregorio XVI). In quel periodo, si stabilì l’usanza di bruciare le schede delle votazioni alla fine di ogni scrutinio, producendo fumo visibile attraverso il comignolo della Cappella Sistina. Il fumo serviva a segnalare se l’elezione era avvenuta o meno:
- Fumo nero (fumata nera): indicava che nessun candidato aveva raggiunto la maggioranza dei due terzi richiesta, e il Conclave continuava.
- Fumo bianco (fumata bianca): annunciava l’elezione del nuovo Papa, seguita dall’annuncio ufficiale “Habemus Papam”.
Il sistema si basava su una tecnica semplice: le schede elettorali, scritte a mano dai cardinali, venivano bruciate in una stufa. Per ottenere il fumo nero, si aggiungeva paglia umida o sostanze chimiche (come pece), mentre per il fumo bianco si usava paglia secca o si lasciavano bruciare solo le schede, producendo un fumo più chiaro.
Evoluzione della fumata
La fumata, pur semplice in teoria, si rivelò spesso problematica nei primi decenni, poiché il colore del fumo poteva risultare ambiguo (grigio o indefinito), causando confusione tra la folla e i media. Questo portò a perfezionamenti tecnici e procedurali nel corso del XX e XXI secolo.
- Durante il Conclave del 1903 (elezione di Pio X), il fumo fu spesso difficile da interpretare, con resoconti di folle incerte sul risultato.
- Nel 1958 (elezione di Giovanni XXIII), la fumata bianca apparve inizialmente grigiastra, creando confusione. Radio Vaticana annunciò erroneamente l’elezione prima della conferma ufficiale, e la folla in Piazza San Pietro rimase disorientata fino all’Habemus Papam.
- Anche nel 1978, durante il primo Conclave (elezione di Giovanni Paolo I), il fumo fu ambiguo, e il secondo Conclave (elezione di Giovanni Paolo II) vide ulteriori difficoltà nel distinguere chiaramente il colore.
- Stufa in ghisa (1939): A partire dal Conclave del 1939 (elezione di Pio XII), fu introdotta una stufa in ghisa, ancora in uso, progettata specificamente per bruciare le schede in modo controllato. Questa stufa, collocata nella Cappella Sistina, divenne parte integrante del rituale.
- Fumogeni chimici (2005): Dopo secoli di fumate ambigue, il Vaticano modernizzò il sistema per il Conclave del 2005 (elezione di Benedetto XVI). Fu aggiunta una seconda stufa ausiliaria, collegata alla stufa storica tramite un condotto in rame. Questa stufa utilizza cartucce di fumogeni chimici per garantire un colore inequivocabile:
- Fumo nero: ottenuto con una miscela di clorato di potassio, antracene e zolfo.
- Fumo bianco: prodotto con clorato di potassio, lattosio e colofonia (resina di pino).
- Ventilazione e riscaldamento: Il comignolo, installato temporaneamente dai vigili del fuoco vaticani, è dotato di resistenze elettriche per riscaldare il condotto e di un ventilatore per migliorare il tiraggio, assicurando che il fumo sia visibile anche in condizioni atmosferiche avverse.
- A partire dal 2005, per eliminare ogni dubbio, il Vaticano decise di accompagnare la fumata bianca con il suono delle campane di San Pietro, che iniziano a suonare circa 15-20 minuti dopo la fumata per confermare l’elezione. Questo accorgimento fu introdotto dopo le difficoltà del passato e si è rivelato efficace, come visto nei Conclavi del 2005 e del 2013 (elezione di Francesco).
Significato simbolico
La fumata non è solo un segnale pratico, ma ha assunto un profondo significato simbolico:
- Fumo nero: rappresenta la continuità del discernimento, l’attesa e la preghiera dei cardinali per trovare il successore di Pietro.
- Fumo bianco: simboleggia la gioia dell’elezione, l’unità della Chiesa e l’azione dello Spirito Santo nella scelta del nuovo Papa.
- La semplicità del comignolo e del sistema riflette l’umiltà della Chiesa, mentre la visibilità globale del fumo sottolinea l’universalità del messaggio.
Curiosità e aneddoti
- Il gabbiano del 2013: Durante il Conclave del 2013, un gabbiano che si posò sul comignolo divenne virale, trasformando il semplice tubo in un’icona mediatica. L’immagine del volatile in attesa, come la folla, aggiunse un tocco di poesia al rituale.
- Comignolo temporaneo: Il comignolo è installato solo per il Conclave e smontato subito dopo. È un tubo metallico lungo circa 2,7 metri, progettato per essere funzionale e discreto, in contrasto con la magnificenza della Cappella Sistina.
- Ingredienti segreti: Prima del 2005, la ricetta esatta per il fumo nero e bianco era tenuta segreta, affidata al maestro delle cerimonie pontificie. Anche oggi, i dettagli tecnici sono gestiti con discrezione, ma le sostanze chimiche sono state rese note per trasparenza.
- Fumata “grigia” famosa: Nel 1958, la fumata per Giovanni XXIII fu così ambigua che i media internazionali riportarono notizie contraddittorie. Questo episodio spinse il Vaticano a cercare soluzioni più affidabili.
La fumata oggi
Oggi, la fumata è uno degli eventi più seguiti al mondo, trasmesso in diretta da televisioni e piattaforme digitali. Durante il Conclave, le fumate avvengono due volte al giorno (mattina e pomeriggio), dopo ogni sessione di due scrutini, fino all’elezione del Papa. Il sistema moderno, con stufe doppie e fumogeni, ha reso il segnale molto più chiaro, anche se l’attesa e l’emozione della folla in Piazza San Pietro restano immutate.
La fumata è diventata un simbolo universale di speranza, attesa e rinnovamento, unendo tradizione secolare e tecnologia moderna. La sua storia riflette l’adattamento della Chiesa ai cambiamenti del tempo, mantenendo però intatta la solennità e il mistero del Conclave.
continuità e rinnovamento nella Chiesa cattolica. Dalle prime fumate ambigue, ottenute con paglia e schede bruciate, al sistema moderno con stufe in ghisa e fumogeni chimici introdotto nel 2005, la fumata nera e bianca ha accompagnato l’elezione di Papi in momenti cruciali della storia. Il comignolo minimalista della Cappella Sistina, con il suo fumo che cattura l’attenzione del mondo, rappresenta l’umiltà e l’universalità del messaggio della Chiesa, unendo tradizione, funzionalità e simbolismo. Dalle difficoltà di interpretazione del passato, come le fumate grigiastre del 1958, alle campane di San Pietro che oggi confermano la fumata bianca, questo rituale è diventato un’icona globale di attesa e speranza.
Anche se sarà l’ultimo Papa che vedrò.