Sin da piccolo ho sempre sognato di suonare la batteria, non un qualsiasi strumento. Non ricordo esattamente quando è nata questa passione o quando l’ho sentita per la prima volta.
Ma ricordo che il mio corpo, tutto, rispondeva a a qualunque ritmo, seguendolo con le mani e con i piedi, immaginando di suonarlo, finché arriva quel momento in cui tra le varie cose da fare ti viene proposto se vuoi imparare a suonare uno strumento.
Quando un bambino non fa sport, non è un “barbaro” ma è sempre a casa a leggere o a studiare, i genitori magari si preoccupano, ricordo che i miei sfruttavano ogni occasione per farmi viaggiare : i parenti a Milano, tre vecchie zie che chiamavo “le sorelle materassi ” che mi adoravano e mi rimpinzavano di dolci e mi scarrozzavano per la città specialmente a guardare i treni.
I parenti al mare, a Cogoleto specialmente d’estate e dei parenti nel Veneto che avevano degli stabilimenti di prosciutti che io cominciavo a mangiare sin dalla colazione.
Insomma, dovevo trovare qualche hobby da coltivare come per esempio suonare, e alla domanda quale strumento mi piacerebbe ho risposto subito “la batteria”! Pensavo di aver fatto centro con la mia scelta, evitando di spendere soldi inutilmente per strumenti che poi non avrei usato. Invece mi è stato detto che potevo suonare solo con gli strumenti disponibili in casa, e l’unica opzione era la fisarmonica. Perchè mio padre era un antesignano del metodo Montessori, non mi toccava nemmeno con un dito ma con zoccoli, la “stròppa” una frusta di legno e una volta addirittura con un libro dell’enciclopedia, quelli rilegati con copertina rigida! Ma tant’è che anche se non aveva nulla a che fare con la batteria, per orgoglio decisi di accettare la sfida e imparare la fisarmonica.
Carnevale 1979
Ho studiato la fisarmonica per più di due anni, ma poi ho mollato. Ho continuato a cercare opportunità per suonare la batteria, chiedendola agli amici, prendendola in prestito, e persino suonando durante il servizio militare. Solo dopo il mio primo stipendio ho finalmente potuto comprare la tanto desiderata batteria. Non ho mai capito perché a mio padre non andasse a genio, e ho suonato principalmente fuori casa, in sale prove e all’oratorio. Alla fine, grazie all’indipendenza finanziaria ottenuta con lo stipendio, mi sono iscritto a una scuola di musica chiamata “Salt Peanuts” a Cremona, ora nota come “Mapacanto”. Che viaggio!
Riesco a frequentarla per un paio di anni, abbastanza da rendermi conto di quanto fossi in difficoltà. Perché alla fine, ho aperto gli occhi, non solo le orecchie.
Posso dire che la mia posizione come batterista era come quella di una persona che entra in una festa e vede tutti gli altri divertirsi mentre cerca disperatamente di partecipare.
Oppure immagina di entrare in una stanza buia e mentre ti muovi a tentoni, scopri che tutti gli altri intorno a te sembrano sapere esattamente dove andare, come se avessero la luce accesa.
Allora cosa mi ha legato così tanto a questo strumento?
Militare 1984
La batteria è davvero fantastica, amata da tante persone per tanti motivi diversi. Io personalmente la adoro per il modo in cui fornisce il ritmo e la base ritmica in così tanti tipi di musica. Praticamente è lei che detta il tempo e nessun altro può farla da padrone. Tutti gli strumenti sono legati al suo ritmo, è lei a tenerli insieme. E non possiamo neanche sottovalutare la sfida tecnica nell’esecuzione, quei ritmi complessi che sembrano improvvisati ti fanno sentire davvero potente. E come potrebbe trascurare il fatto che suonare la batteria è un modo straordinario per esprimere emozioni attraverso il ritmo? Coinvolge sia chi suona che chi ascolta, e poi aiuta anche a sfogarsi e a liberare lo stress. C’è stato un periodo in cui mi consideravano davvero bravo, ma purtroppo è durato quel che è durato. Ho avuto modo di registrare in uno studio di registrazione, suonare in piazze, teatri, locali – esperienze piene di adrenalina e di sudore.
Anche i miei errori fanno parte dei momenti che non dimenticherò mai. Una sera durante un concerto all’aperto stavo suonando una canzone che adoravo e mi sono completamente perso. Al posto di essere il musicista, mi sono trasformato in uno spettatore e ho perso il filo della musica!
Ricorderò sempre lo sguardo sbalordito del maestro che mi guardava come a dire: “Ma che diavolo stai facendo?!”
È stata solo un’attimo, una piccola pausa e poi sono rientrato insieme agli altri, forse nessuno se ne è accorto, ma dubito che sia così. Stavo suonando con persone davvero brave.
Come finisce questa storia? Semplificando al massimo: a un certo punto, la vita ti tiene così occupato che non hai più tempo per i tuoi hobby e li abbandoni. Senza rimpianti, altre cose diventano più importanti e la vita continua, lasciando la batteria a riempirsi di polvere nel retro della stanza delle “prove”.
enricofulvio
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