International Day of the Deaf

Giornata Mondiale del Sordo: il silenzio che parla più forte!

Ogni anno, nell’ultima domenica di settembre, il mondo si tinge di gesti, sorrisi… e un po’ di silenzio festoso! Sì, perché oggi celebriamo la

Giornata Mondiale del Sordo

Ma attenzione: non è solo un giorno per ricordare l’assenza di suoni, è una vera e propria festa di comunicazione, cultura e curiosità da ogni parte del mondo.

Perché l’ultima domenica di settembre?
La scelta di una domenica permette a più persone di partecipare agli eventi organizzati dalle associazioni sorde, senza l’assillo del lavoro o della scuola. Inoltre, tradizionalmente, la Giornata è legata alla Federazione Mondiale dei Sordi (World Federation of the Deaf – WFD), che dal 1951 si impegna per i diritti dei sordi e la promozione della Lingua dei Segni.

Chi ha deciso la giornata e quando è nata?
La giornata è stata ufficialmente proclamata dalla WFD e le prime celebrazioni risalgono agli anni ’50. Negli anni ’60, l’ultima domenica di settembre è diventata la data di riferimento per questa ricorrenza mondiale, consolidando la tradizione di festeggiare il silenzio che comunica così tanto.

Cosa si celebra esattamente?
Non si tratta solo di “non sentire”: la Giornata Mondiale del Sordo celebra la cultura sorda, la Lingua dei Segni, l’accesso all’istruzione e ai servizi per tutti, e la consapevolezza che la comunicazione va ben oltre le parole pronunciate. È il giorno in cui il

silenzio parla più forte di mille discorsi!

Curiosità divertenti da ogni parte del mondo:

  • In Giappone, i sordi celebrano la giornata con calligrafia artistica e teatro muto: elegante e poetico!
  • Negli Stati Uniti, alcune scuole organizzano “silent parties”, feste dove tutti devono comunicare solo con gesti: caos e risate assicurate.
  • In alcuni Paesi europei, durante la giornata, i musei offrono visite guidate in Lingua dei Segni: imparare ad ascoltare con gli occhi è un’arte da provare almeno una volta.
  • In Australia, alcune città organizzano gare di “mimo veloce”, dove i partecipanti devono descrivere film famosi senza proferire parola: l’ilarità è assicurata!

In sintesi:
Oggi, come l’ultima domenica di settembre è una giornata di festa di chi comunica con gli occhi, le mani e il cuore. È il giorno in cui il mondo impara che la vera comunicazione non ha bisogno di suoni, ma di attenzione, empatia… e un pizzico di ironia. Anche se non parlate la Lingua dei Segni, oggi potete partecipare: basta sorridere, guardare e lasciarsi sorprendere dal silenzio più eloquente che ci sia.

Autore: Lynda Di NataleFonte: webImmagine: AI

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ADORO IL GENIO - COLPI DI GENIO

Mi sa che abbiamo scaricato la versione sbagliata di #AbbeyRoad...

Davvero, non sappiamo chi abbia creato questa genialata, (non è nostra) ma gli vogliamo un gran bene...

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Silent Hill f: trailer, requisiti PC, ambientazione e trama

Horror in Giappone anni '60: Silent Hill f! Requisiti PC, dettagli sulla trama (studentessa, città fantasma), ambientazione e team di sviluppo. Leggi di più.

CeoTech
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Il blog di Jacopo Ranieri

gianfranco faina, ludd, settanta/milieu

● in preparazione, nella collana Settanta delle edizioni Mileu: Gianfranco Faina. Difendere la libertà diffondere la libertà ovunque, di Anna Marsilii e Giorgio Moroni

● qui di seguito, un testo di Alfredo Passadore su Ludd a Genova (1969-1971)

[…] [Nel ’68 a genova] poteva accadere che, iscrivendosi a Filosofia, si inciampasse in qualcosa di imprevisto e si venisse finalmente a contatto con qualcuno che lo spirito radicale dei tempi sembrava davvero incarnarlo. Era un gruppo di amici che ruotava attorno a Gianfranco Faina, docente di Storia Moderna, personaggio di spicco della sinistra non allineata. Uscito dal Pci dell’invasione dell’Ungheria, coerentemente radicale ma mai stalinista, Faina aveva dato vita prima al circolo Rosa Luxemburg e poi, ai tempi in cui lo conobbi, alla Lega degli operai e degli studenti, trasformatasi in Ludd. Rispetto alle solite prediche più o meno progressiste e alle critiche su posizioni oltranziste ai partiti tradizionali della sinistra (erano gli anni in cui Pajetta bollava gli studenti di «lupi mannari» e Pasolini si scioglieva in lodi insensate dei giovani poliziotti, a suo dire ben più autentici dei borghesi studenti) i luddisti citavano Paul Cardan, Socialisme ou Barbarie e la prima critica radicale al delirio burocratico sovietico, parlavano di autogestione e soprattutto, per bocca di Mario Lippolis, ironico e sarcastico oratore nelle assemblee di Filosofia, dei situazionisti francesi, gruppo allora sconosciuto ai più e ben lungi dal profluvio di citazioni a sproposito di cui sarebbero diventati vittime in futuro.
Immediatamente attratto da un discorso che finalmente pareva tener conto dello spirito dei tempi, e del nuovo che prepotentemente si affacciava, ricordo ancora i consigli non richiesti di qualche compagno di allora che suggeriva di non prestar loro ascolto in quanto provocatori, ingenui spontaneisti, predicatori del nulla e via insultando. Fortunatamente non lo feci e venni così a conoscenza di concetti sicuramente cruciali, come quello di critica della vita quotidiana (non aspettiamo la rivoluzione a venire, ma combattiamo già da subito il potere dell’alienazione all’interno delle nostre singole esistenze), di comunismo consigliare (non serve un partito egemone, guida e coscienza, ma piuttosto una miriade di consigli che si autogestiscono e decidono sul loro immediato futuro), di società dello spettacolo (la teoria di Debord sulla spettacolarizzazione della merce e sulle deflagranti conseguenze nelle società contemporanee) di «detournement» (la capacità di rovesciare la realtà, mostrandone in controluce gli autentici significati), di deriva metropolitana (il vagabondaggio creativo che trasforma concretamente il modo di vivere nelle città). Così, mentre all’indomani dell’invasione di Praga da parte dei sovietici, qualcuno arrivava a scrivere che «il socialismo si difende anche con i carri armati», mentre tanti inneggiavano al libretto rosso e alla «rivoluzione culturale», che altro non era se non una spietata epurazione voluta dallo strapotere maoista, i luddisti, in modo ironico e giocoso, lanciavano le loro provocazioni, dimostrandosi eccentrici rispetto a tanto neo conformismo di maniera.
Oltre all’Internazionale situazionista, si leggevano «Do It» di Jerry Rubin che raccontava le forme creative della lotta alle lobby negli Usa, i romanzi di Victor Serge che descrivevano dall’interno l’incubo staliniano, si pubblicava un opuscolo sulla cui copertina campeggiava ironicamente il motto «Il lavoro rende liberi» del lager di Aushwitz. E nella sede di Ludd in via San Luca, nel triennio in cui Ludd ebbe vita dal ’69 fino al ’71, transitavano personaggi dello spessore di Giorgio Cesarano, poeta anarchico e analista attento della contemporaneità, Mario Perniola, allora responsabile della rivista «Agar Agar», Jacques Camatte, a sua volta editore di «Invariance», divenuto poi psicogeografo e sostenitore di soluzioni assai simili a quelle pensate dai comontisti, mentre si allacciavano rapporti con gruppi milanesi, torinesi e romani.
A Roma, nella sede del Film Studio 70 di Amerigo Sbardella e Annabella Miscuglio, ricordo fumose riunioni interrotte dal passare di bellezze eteree succintamente vestite, accolte da improvvisi e attenti silenzi. E il sapore dolciastro e intenso di un «fumo» mai provato fino allora. Circolo e abitazione sorgevano a Trastevere, a pochi passi da Regina Coeli e disponevano di una sala dove si proiettavano film dell’avanguardia internazionale, tutto aveva orari assurdi e ti faceva sentire terribilmente provinciale.
Tra i gruppi amici quello dei torinesi spiccava per il radicalismo non solo predicato ma apparentemente anche duramente praticato. Editavano una rivista, «Acheronte»: il «fiume infernale si è rimesso in moto» procedendo spedito verso la rivoluzione, e avevano dato vita all’Organizzazione consigliare, in linea con le teorie di autogestione praticate anche a Genova. Il personaggio di spicco, Riccardo D’Este, era stato allora in galera e si diceva fosse stato tra i protagonisti della rivolta carceraria delle Nuove. Aveva fama ambigua, perché da sempre molti lo accusavano apertamente di essere un provocatore, addirittura, sosteneva qualcuno, un cripto fascista mascherato da gauchista. Quando finalmente comparve a Genova, lo fece in occasione di uno spettacolo teatrale recitato tra i vicoli del centro storico, il «Genovese Liberale» credo si intitolasse, e Riccardo e i suoi proposero di parteciparvi direttamente, trasformandolo dall’interno in una provocazione in presa diretta. Fu divertente, a tratti anche pericoloso, perché in qualche occasione si rischiò quasi il linciaggio. Per i torinesi il concetto di critica della vita quotidiana diventava spesso e volentieri un processo immediato alla vita di ogni giorno dei singoli individui: com’era possibile definirsi rivoluzionari e continuare a praticare il tran tran quotidiano come se nulla fosse? Tra i luddisti genovesi vigeva in effetti una stretta divisione tra vita famigliare e dimensione politica, le donne non partecipavano alle attività del gruppo e raramente venivano coinvolte, se si eccettuano i membri più giovani che invece tendevano a vivere tutto in coppia. D’Este al proposito aveva buon gioco nella sua critica radicale, anche se spesso i toni cadevano nell’eccesso e si facevano violenti, finendo per impaurire più che convincere. […]

● Tratto da: Gli anni del ’68. Voci e carte dall’Archivio dei Movimenti, il canneto editore, Genova 2017. (Si ringrazia).

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Furti di figurine, corse folli e prime bravate: rivivi la turbolenta giovinezza del futuro bel René in una Milano dove si rischiava la vita per noia.

🛑 Viaggio nella malavita anni '60. 👇

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https://boomerissimo.it/2023/06/28/renato-vallanzasca-e-il-carelot-primi-crimini-tra-lambrate-e-piazza-napoli/

Renato Vallanzasca e il “carelot”: primi crimini tra Lambrate e Piazza Napoli

Renato Vallanzasca è stato un ragazzo difficile, di una famiglia difficile di una Milano difficile. I suoi primi “crimini” strappano un sorriso. Eppure già allora c’era molto poco da ridere.…

Boomerissimo

video della presentazione di “inappropriabili. relazioni, opere e lotte nelle arti performative in italia (1959-1979)”, di annalisa sacchi

6 settembre 2024 | La Pelanda – Mattatoio di Roma ANTICIPATION OF THE NIGHT_ 
Inappropriabili. Relazioni, opere e lotte nelle arti performative in Italia (1959-1979), di Annalisa Sacchi (Marsilio) – in dialogo con Giuseppe Allegri, Viola Lo Moro e Nicolas Martino 

“Inappropriabili” sono le esperienze di chi, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, trovò nella performance territori di sperimentazioni capaci di abbattere i confini disciplinari. Nel libro si affollano biografie, eventi e idee, azioni e opere che ricostruiscono una storia di relazioni: l’Autunno caldo, l’antipsichiatria e la militanza poetica di Giuliano Scabia, la guerra d’Algeria nel teatro musicale di Luigi Nono, le ecopolitiche di John Cage e di Aldo Braibanti, le persecuzioni, i processi, le carcerazioni. E poi la poesia sonora di Patrizia Vicinelli e il cinema-performance di Alberto Grifi, il teatro come “tumore della società” e le lotte meridionaliste di Leo de Berardinis e Perla Peragallo, il femminismo e le alleanze tra soggetti imprevisti, l’opera aperta, gli scandali e le apoteosi di Carmelo Bene, Emilio Villa, Jean-Jacques Lebel. Si tratta di ricostruire genealogie artistiche e rimettere la potenza generativa delle lotte e quella delle relazioni al centro dei due decenni che hanno cambiato quello che si credeva possibile per l’arte, e quindi per la vita.

Annalisa Sacchi insegna all’Università Iuav di Venezia, dove dirige dal 2017 il corso di laurea magistrale in Teatro e arti performative. Ulteriori informazioni:  https://www.youtube.com/watch?v=fENsaVdkhdg

Il libro: https://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/2978942/inappropriabili

 

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Inappropriabili. Relazioni, opere e lotte nelle arti performative in Italia | Annalisa Sacchi | ST24

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oggi, 13 febbraio, a roma: “ricreazione immaginativa del reale. l’eredità di alighiero boetti”

Convegno
Ricreazione immaginativa del reale
L’eredità di Alighiero Boetti

a cura della
Fondazione Alighiero e Boetti
OGGI, giovedì 13 febbraio 2025
Sala Dante, Istituto Centrale per la Grafica, Roma
ore 14:00 – 18:00
Accademia Nazionale di San Luca, Roma
ore 18:00 – 19:00

cliccare per ingrandire

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13 febbraio, roma, “ricreazione immaginativa del reale. l’eredità di alighiero boetti”

Convegno
Ricreazione immaginativa del reale
L’eredità di Alighiero Boetti

a cura della
Fondazione Alighiero e Boetti
Giovedì 13 febbraio 2025
Sala Dante, Istituto Centrale per la Grafica, Roma
ore 14:00 – 18:00
Accademia Nazionale di San Luca, Roma
ore 18:00 – 19:00

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“Le due esperienze più influenti all’interno del movimento per le autoriduzioni ai concerti sono, lo vedremo meglio più avanti, «Re Nudo» e «Stampa Alternativa».

continua @ https://www.antiper.org/2024/12/28/riformetti-capelloni-ascendenze-autoriduzioni/

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Marco Riformetti | I capelloni ovvero le ascendenze | Antiper

Le due esperienze più influenti all’interno del movimento per le autoriduzioni ai concerti sono, lo vedremo meglio più avanti, «Re Nudo» e «Stampa Alternativa». In queste due esperienze spiccano le figure di Andrea Valcarenghi (direttore di «Re Nudo») e di Marcello Baraghini (direttore di «Stampa Alternativa») le quali, sia pure in modo diverso, attraversano buona parte delle controculture degli anni ‘60 e ‘70 ed esercitano, con le proprie produzioni, un’influenza importante

Antiper