⟦ Non riesco a smettere di pensare ai 15 soccorritori seppelliti insieme a #Rafah, insieme alle loro ambulanze.
Una foto in particolare mi è rimasta impressa nella mente: la foto di una delle vittime, un giovane dallo sguardo penetrante, che guarda dritto negli occhi.

Il suo nome era Rifat Radwan.
Il suo cellulare, trovato nella fossa comune che ha condiviso con gli altri corpi e le ambulanze, conteneva la sua ultima registrazione.

Nel video Rifat sente gli spari prolungati dei soldati dell'IDF, capendo in quel momento che la sua morte si stava avvicinando.
Inizia così a recitare la Shahada, la dichiarazione di fede musulmana.

La sparatoria si interrompe per un momento, e poi riprende, con un colpi rapidi.
Non smette di pregare, continuando a dire "non c'è altro Dio all'infuori di Allah, e Maometto è il suo profeta". ⬇️2

Dopo di che inizia a dire "Dio è grande", mentre la sparatoria si intensifica e la sua voce si indebolisce.
In sottofondo si sentono delle urla forti, e a un certo punto Rifat dice: "Madre, perdonami, questa è stata la strada che ho scelto, aiutare la gente".

Chiede a Dio di perdonarlo e termina chiedendo a Dio di accettarlo così com'è.
La sua voce si spezza, si sentono di nuovo gli spari e alla fine dice: "Gli ebrei sono qui, gli ebrei sono qui".
La fine. ⬇️3

Sono giorni che cammino con questa storia, in silenzio, con un senso di oppressione. Cammino con lo sguardo di Rifat, acuto, penetrante, che mi guarda dritto nell'anima.
Penso a lui durante il giorno, e quando chiudo gli occhi vedo solo il suo volto, con il suo sguardo diretto.

Da quando è iniziata la guerra, ho avuto diversi periodi in cui ho visto gli occhi di qualcuno che non mi lasciava, occhi che minacciavano la mia serenità inesistente, non dandomi pace.

Ma da molto tempo ormai, mentre la morte dilaga e peggiora a Gaza, non ho avuto occhi che disturbassero la mia compostezza.
Fino a quando non ho incontrato lo sguardo di Rifat.

Do la colpa al sistema scolastico israeliano e allo Stato di Israele che hanno introdotto l'Olocausto nelle mie vene. ⬇️4

Ho dovuto controllare. Ho cercato su Google: "Uccisioni di soccorritori durante l'Olocausto".

E lì ho trovato qualcuno che aveva scritto che "durante l'Olocausto, in particolare nell'Europa dell'Est, quando la guerra si è diffusa a est e a sud, ci sono stati molti casi in cui le squadre di emergenza, compreso il personale medico e i membri delle organizzazioni umanitarie che aiutavano le comunità ebraiche, sono state catturate e uccise.
I motivi erano principalmente quelli di impedire qualsiasi assistenza alla popolazione ebraica mentre si attuava la politica di sterminio del regime nazista".

È aprile.
Ho raccontato ovunque quanto siano duri e opprimenti per me i mesi di aprile e maggio. Quando penso ad aprile, penso alla Pasqua ebraica e ai giorni commemorativi del popolo ebraico che risiede a Sion. ⬇️5

Soprattutto il Giorno della Memoria, che l'anno scorso ha ricordato le comunità ebraiche e i morti del 7 ottobre.
Cosa segnerà il #RemembranceDay di quest'anno?

Questo divario intollerabile tra i ricordi del popolo ebraico e la realtà del popolo palestinese, tra l'insistente promessa di "Mai più" e ciò che sta accadendo ora, nel presente, è qualcosa che brucia il cuore, qualcosa di quasi inconcepibile.

Questo è il divario tra una società israeliana che apre il suo cuore, almeno apparentemente, a una dolorosa memoria storica mentre ignora, a volte brutalmente, il dolore di cui è responsabile.⟧
🔚6

✍️Hanin Majadli