PdM 2024: il piglio di dicembre

Buon lunedì, prodi seguaci.

Come l’anno scorso, volevo dedicare il piglio di dicembre a una delle categorie più bistrattate del nostro Paese per onorare la tradizione natalizia di pensare a chi è meno fortunatə. Avevo già i titoli in mente, poi lunedì scorso, verso le dieci e un quarto, ho sentito un boato molto forte e me la sono fatta sotto perché pensavo che sarebbe seguita una scossa di terremoto come non l’avevo mai sentita in vita mia.

Invece, niente terremoto. Ma dopo poco ho scoperto che c’era stata un’esplosione nel deposito dell’Eni a Calenzano: con il passare delle ore sapremo che ci sono state 5 persone morte e 26 ferite.

Così i miei piani sono cambiati e questo piglio sarà solidale con la lotta operaia per un lavoro sicuro, dignitoso e in armonia con l’ambiente. In particolare, ho scelto due libri su una lotta che proprio a Calenzano si combatte dall’ormai lontano 9 luglio 2021: quella dell’ex-Gkn.

C’è il dato economico, ovviamente: 12 mesi senza stipendio.
C’è la rabbia, per il balletto di rinvii con cui ti hanno rubato 3 anni.
C’è anche quello psicologico. Il Natale in cui ci si rinchiude, del consumismo sfrenato, parcellizzato in tanti piccoli nuclei, arriva ad alimentare frustrazioni, a farti sentire sbagliato, inadeguato, insufficiente. “Che ci stai a fare ancora lì?”.
È quel momento in cui la solidarietà rischia di diventare carità, la società deve ostentare opulenza mentre magari celebra il re dei poveri. E tu, che sacrifichi il tuo presente per il futuro, sembri quasi fuori posto tra la liturgia del “brindiamo al futuro”.



Non abbiamo scelta, se non ribaltare tutto. Resisteremo all’inverno e ci prenderemo la primavera.

Sul loro sito tutti i modi in cui in cui è possibile contribuire alla loro lotta.

E ora parliamo di libri.

Il primo libro pigliato è Insorgiamo del Collettivo di fabbrica Gkn, che, se potete, vi invito ad acquistare perché diritti d’autore vanno alla Cassa di Mutuo Soccorso (e se capitate in alcuni eventi specifici, l’importo versato aumenta, i dettagli sono sul sito della CE). Sembra un ottimo libro da cui partire per capire cosa è successo e cosa sta succedendo dentro e intorno all’ex-Gkn.

Il 9 luglio 2021 una mail arriva di prima mattina ad annunciare la chiusura dello stabilimento e il licenziamento di cinquecento operai e operaie dell’impianto Gkn di Campi Bisenzio che produce semiassi per i principali marchi del comparto automobilistico. Quello di Campi non è uno stabilimento come tutti gli altri: è uno degli impianti più sindacalizzati e organizzati in Italia, e negli ultimi anni ha vinto una serie impressionante di scioperi. Se i padroni passano qui, passano dappertutto.
Il Collettivo di fabbrica nel giro di pochi minuti si presenta davanti ai cancelli della Gkn, occupati da una squadra di vigilantes privati. In breve gli operai se ne liberano e prendono in mano la loro fabbrica. Questa è la nostra casa, da qui non esce neanche uno spillo, diranno. Inizia in Toscana una summer of love operaia che vede continue assemblee, cortei, occupazioni «di botto e senza preavviso» di rotonde stradali, fumogeni, volantini e cene solidali. Quella che era una fabbrica chiusa si apre alla città e ai venti, agli studenti e agli attivisti. Diventa un laboratorio di lotta, di speranza, di un’umanità disposta a prendersi cura di una società migliore, senza svenderla ai principi del profitto.
L’apice della lotta si raggiunge a settembre con una manifestazione di quarantamila persone a fianco del collettivo Gkn. Pochi giorni ancora e un tribunale valuta come illegittimi i licenziamenti. Ma la lotta non finisce lì e continua ancora.
Continua anche la mobilitazione. Coi volantini e le marce, ma anche con gli strumenti dell’immaginario: dalla musica ai video, fino a questo progetto di scrittura working class realizzato nella forma di una cronistoria operaia di lotta, in prima persona plurale, a firma collettiva. Perché la storia operaia più bella degli ultimi anni l’hanno scritta gli operai di Gkn.

Quando venite qua ci chiedete sempre come stiamo. Tutti, dal giornalista al militante dei movimenti. Ma come volete che stiamo? Stiamo qua, in piedi, come qualcuno che ha preso una tranvata in faccia e ha ancora un po’ di lividi. Però dopo averla presa si guarda intorno e pensa che siamo ancora in piedi.
Noi stiamo così e voi come state? Voi tutti, come state? Perché la cosa è paradossale. A volte quelli che ci vengono a domandare come stiamo, stanno messi peggio di noi. 

Il secondo libro pigliato è La fabbrica dei sogni di Valentina Baronti. Si tratta di un romanzo epistolare che racconta le vicende dell’ex-Gkn tramite personaggi inventati. Ho sempre letto (ottima) saggistica pubblicata da Alegre, quindi è arrivato il momento di provare anche qualcosa di narrativa.

La voce narrante è quella di una donna nata in una famiglia contadina e operaia. Il luogo è una fabbrica abbandonata dal padrone, che gli operai si ostinano a non abbandonare: la Gkn di Campi Bisenzio. Quando Agata incontra questa lotta, dopo il licenziamento di 500 operai e la chiusura dello stabilimento, succede un miracolo: la vita e la scrittura, l’amore e le storie insorgono. E un percorso di generazioni legate da memorie di fame e olivi, di semiassi e dignità, si stende sulla pagina.

Da “una stanza tutta per sé” a “una fabbrica tutta per noi”. Le vite si trasformano tra mobilitazioni, assemblee, convergenza con altri movimenti, azionariato popolare, progetti di riconversione ecologica, intelligenza e cultura collettiva.

Come raccontare una storia operaia, se non hai ereditato il privilegio di crescere in una casa piena di libri? Può la scrittura essere un destino, in chi ha assaggiato nella minestra dei nonni il peso dell’analfabetismo, il timore e la riverenza verso i libri e la cultura alta?

Se gli scrittori borghesi hanno colto della fabbrica la serialità della produzione e il tempo morto dell’alienazione, la scrittrice con una famiglia operaia alle spalle trova, in un progetto di fabbrica socialmente integrata e reindustrializzata dal basso, la condizione stessa per raccontarsi, intrecciando questioni di genere e classe. Non la fabbrica che inquina, ma la fabbrica dei sogni che si fanno scrittura, speranza e desiderio.

E questo è quanto: speriamo di riuscire a riportare queste feste al loro senso più solidale e collettivo.

A presto!🌹

#PdM2024

Cosa sappiamo dell’esplosione nel deposito di Eni vicino a Firenze

Due persone sono morte, 26 sono ferite, tre ancora non si trovano e la procura ha aperto un'inchiesta

Il Post