È difficile esprimere a parole la profondità del mio disgusto.
C'è qualcosa di insopportabile nello scrivere in ebraico della fame a Gaza, una lingua in cui si usano così spesso parole di giustificazione, offuscamento e negazione.
Eppure, eccomi qui, a scrivere.
Neonati, donne, uomini, gatti e cani stanno morendo di fame e sofferenze intollerabili.
Le foto “prima e dopo” di Gaza sembrano scattate durante l'Olocausto o in Somalia e Darfur.
Nel frattempo, in una realtà parallela, le navi da crociera di lusso israeliane attraccano a Cipro e Atene, mentre gli asini feriti di Gaza vengono trasportati in aereo sotto l'egida israeliana per ricevere cure mediche e riabilitazione in Francia. ⬇️6