Alla fine “#ミステリと言う勿れ” non è stato male: è la chiara filiazione dalla tradizione di Seishi Yokomizo, ma modernizzata. Soffriva di lungaggini e teatralità tipiche di certo cinema giapponese (in particolare l’alternanza fra le battute che non si sovrappongano, così che i personaggi recitino monologhi che tutti gli altri astanti ascoltano zitti e muti e fermi fino all’ultima sillaba), ma alcuni begli aspetti positivi hanno sanato i negativi.
Guardo Mystery to iu nakare senza aver letto il fumetto originale, senza averne visto il telefilm (di cui questo film sembra essere un episodio lungo stand-alone) e senza particolare interesse per il franchise o per il cast, ma solo perché è stato girato in luoghi che conosco e frequento e in cui ho lavorato, in particolare Villa Nozaki a Kurashiki (Okayama) che, insieme con altri luoghi, compone l’enorme magione di fantasia dove si svolge la storia. La trama funziona ed è ben intrecciata, ma i personaggi sono molto meno riusciti: Totonō forse è pensato come personaggio “strano” ma finisce per