関数型まつり2025に参加してきました | DevelopersIO

2025年6月14日(土)に開催された関数型まつり2025に参加してきました!参加したセッションについてレポートします。

関数型まつり2025に参加してきました | DevelopersIO

A conversation with Gemini 2.5 Pro about which instances Typelevel Cats provides for `Set`. Most of this output is plausible, on a challenging subject. But it's wrong from the start, and it repeatedly rejects correction.

https://paste.rossabaker.com/ross/8080188e169447d2a52a2826a44992b5

When you don't know the subject, it's an unqualified mentor. When you do, it's a smarmy colleague. Either way, ick.

#Scala #Typelevel #Gemini

Gemini 2.5 Pro and Functor[Set] - Opengist

Martin Odersky's Keynote on Lambda Days, Krakow, Poland. #scala #functionalprogramming #lambdadays

For the gophers out there... Just a reminder: a bunch of consts + iota isn't an enum. Slugs aren’t enums. Interfaces, structs, and switch statements aren’t enums either.

Enums are enums.

Scala went through the same BS for what felt like a gazillion years.Just add a proper enum to the language. Go really needs a proper sum type. Don’t wait until Go v3 like we did in Scala.

"Simplicity" here is creating extraordinary levels of complexity.

#Enums #Golang #scala #LanguageDesign

sttp client 4 - the #Scala HTTP client you always wanted: create a stub backend for testing

L’Italia stava alimentando la ripresa produttiva con meccanismi inflazionistici

A rendere drammatica la situazione del nostro paese è una congiuntura a livello internazionale, di proporzioni tali da far parlare di fine dell’Età dell’oro, secondo l’espressione adoperata dallo storico inglese Eric Hobsbawm <45 per indicare l’epoca che va dalla ricostruzione del dopoguerra alla crisi energetica del 1973, uno scenario dalle conseguenze politiche e sociali non minori di quelle indotte dal ‘68.
L’aumento dei prezzi del petrolio, imposto dai paesi produttori, innescò una spirale recessiva che portò al rapido esaurirsi del miracolo economico, chiudendo forse definitivamente un periodo che aveva permesso alla nostra economia di crescere a un tasso di circa il 6% annuo, trasformando l’Italia da paese povero in ricco. È un’inversione di tendenza complessiva nell’economia occidentale, ma ancora più nella cultura stessa degli anni Sessanta, con la rottura di quella fiducia nello “sviluppo senza limiti” ben simboleggiata dalla corsa alla conquista dello spazio, culminata con lo sbarco sulla Luna del 1969.
Un contesto internazionale turbolento: crisi del petrolio e del sistema dei cambi Antefatto e annuncio di questa svolta epocale è la crisi monetaria internazionale del 1971, sancita dalla fine del sistema istituito nel 1944 a Bretton Woods. Il 15 agosto 1971 a Camp David il presidente americano Richard Nixon sospende la convertibilità del dollaro per fronteggiare la riduzione delle riserve auree, sotto le crescenti difficoltà indotte dalla Guerra del Vietnam, dalla spesa pubblica e dal debito. Alla decisione si accompagna la svalutazione del dollaro rispetto alle monete europee, fatto che entro un anno porta gli stati della Comunità Economica ad istituire il cosiddetto Serpente monetario, ovvero un sistema di fluttuazioni predeterminate e circoscritte attorno alla parità delle singole valute. Il Serpente non ottenne però i risultati sperati, sia per l’incapacità da parte degli stati di contenere le fluttuazioni, sia per il sostanziale disaccordo tra loro sulla strategia comune da mantenere per affrontare la situazione quando di lì a poco sarebbe precipitata. La crisi petrolifera del 1973 provocò il consistente e generale aumento dei prezzi che spinse a fluttuazioni dei cambi oltre il margine del 2,25% stabilito. Diversi paesi dovettero allora far ricorso a uscite e ingressi temporanei. La Lira, uscita nel febbraio 1973, vi rientrò solo nel 1979, alla vigilia dell’entrata in funzione del Sistema monetario europeo.
A trascinare il mondo in una crisi petrolifera senza precedenti fu il conflitto arabo-israeliano riesploso il 6 ottobre 1973 con la Guerra dello Yom Kippur. La questione irrisolta dei territori che lo stato ebraico aveva annesso nel ’67 durante la Guerra dei sei giorni (Sinai, Alture del Golan e Cisgiordania), si intrecciò con la difficile situazione economica in cui versavano l’Egitto, del presidente Anwar Sadat, succeduto nel 1970 ad Abdel Nasser, e la Siria del pesidente Hafez al-Assad. Entrambi i dittatori, esponenti del nazionalismo laico panarabo, erano stretti fra la pressione delle opposizioni religiose interne e quella delle fasce più istruite della popolazione, supporto principale al loro potere, che spingevano per riconquistare i territori sottratti da Israele. Quando, con la conferenza di Oslo, le grandi potenze decisero di mantenere lo status quo in Medioriente, Sadat e Assad si risolsero per un attacco a sorpresa contro Israele. In ventidue giorni di combattimento morirono circa quindicimila soldati, duemila dei quali israeliani, e ne rimasero feriti quasi 40 mila. Lo stato ebraico riuscì a respingere l’offensiva e la trattativa di pace con l’Egitto segnò la normalizzazione dei rapporti tra le due nazioni. I paesi arabi produttori di petrolio, intanto, in risposta all’aiuto americano concesso ad Israele, cominciarono un embargo verso gli Stati Uniti e diversi altri alleati occidentali che sarebbe durato fino al 1974. Proprio adoperando come pretesto la penuria di greggio determinata da questo boicottaggio, i paesi aderenti all’Opec, l’Organizzazione dei produttori di petrolio, a fine 1973, decisero di quadruplicare il prezzo del greggio. E questo provocò la crisi energetica all’origine della svolta di lungo periodo. Da allora, una serie di aumenti portarono il prezzo nel 1980 oltre i 30 dollari al barile, ovvero dieci volte quanto si pagava nel 1973. Solo a fine anni Ottanta il petrolio tornò a costare in termini reali come nel 1974.
Nella graduatoria della dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento del petrolio, l’Italia era seconda solo al Giappone, con l’80% del fabbisogno di energia coperto totalmente da greggio di importazione. L’impennata petrolifera ebbe due conseguenze principali sui paesi industrializzati: la spinta inflazionistica e un peggioramento strutturale della bilancia dei pagamenti. Fattori tanto più veri per l’Italia, dove il tasso di inflazione arrivò presto a superare il 20%, come sottolinea l’economista Riccardo Parboni <46.
Dietro l’immagine del sacrificio nazionale degli italiani che di buon grado sciamano per strada nelle domeniche a piedi, in un tentativo di quasi autarchia per farcela a mantenere il benessere conquistato, prende corpo la realtà di una società sotto pressione di elementi formatisi in tempi diversi, pronta a ribollire tra conflitti e tensioni, dallo stragismo al terrorismo, dai rapporti industriali e sindacali alla gestione delle istituzioni, dalla liberalizzazione dei costumi alle riforme.
Si delinea così un nuovo contesto sociale in cui c’è una ridefinizione delle classi e del loro ruolo.
“Altri paesi europei avevano già avviato politiche restrittive, mentre l’Italia stava alimentando la ripresa produttiva con meccanismi inflazionistici accompagnati dal deprezzamento della Lira”, scrive Guido Crainz <47, “Lo shock è quindi più grave che altrove, con un enorme disavanzo della bilancia commerciale e un aggravio drastico dell’inflazione”.
Combattere l’inflazione e potenziare il welfare: un equilibrio quasi impossibile
Il balzo del 400% del petrolio, dunque, determinò un repentino rialzo dell’inflazione, dal 5,7% del 1972 verso la costante a due cifre che durerà a lungo, fino agli anni Ottanta. Già nel 1975 il tasso annuo sarà superiore al 20%, di pari passo con il crollo degli investimenti, la caduta del Pil e del reddito nazionale. A fine ’73 i prezzi interni aumentarono del 21,4% per i consumi e del 28,5% per gli investimenti, mentre i prezzi delle importazioni volarono del 57%, meno compensati da quelli delle esportazioni, cresciuti di un 36,6% che comunque consente di dire che l’inflazione attenuò gli effetti della crisi energetica, rivalutando i beni oggetto di scambio con il petrolio.
“Le inevitabili restrizioni fiscali e monetarie adottate nel 1974 – ricorda ancora Guido Crainz <48 – portarono il paese alla fase più drammatica della stagflazione”, il termine coniato allora per indicare la contemporanea presenza di un’attività produttiva che non cresce (stagnazione) e di un persistente aumento dei prezzi (inflazione). “Fino ad allora la coesistenza di questi due fenomeni era difficilmente spiegabile per gli economisti, che ritenevano la crescita dei prezzi una forma di male necessario per sostenere lo sviluppo dell’economia” <49.
Per recuperare i salari erosi dall’inflazione intervenne l’accordo sulla Scala mobile definita “pesante”, siglato a inizio 1975 tra la Confindustria guidata dall’avvocato Giovanni Agnelli e i tre sindacati confederali, CGIL, CISL, UIL. Il nuovo sistema di rivalutazione automatica degli stipendi dei lavoratori dipendenti tutelava l’80% medio del salario operaio, al lordo delle imposte, ed era basato su un punto di contingenza definito “pesante” in quanto non più differenziato a seconda della categoria, della qualifica, dell’età, ma uguale per tutti, frutto proprio della politica dell’egualitarismo sindacale favorita anche dalla spinta inflazionistica. Ma lo strumento funzionò solo parzialmente. E quell’anno il prodotto nazionale diminuì del 3,5% mentre i prezzi aumentarono del 17,7% per i consumi e del 19,6% per gli investimenti.
[NOTE]
45 Eric Hobsbawm, Il Secolo breve, 1914-1991 (Penguin group, 1994 e BUR, 2014).
46 Riccardo Parboni, L’Italia rotola su quei barili, Enciclopedia Politica dell’Italia 1946-1980, pag. 202 (Editoriale l’Espresso, 1981).
47 Guido Crainz, Il paese mancato: dal miracolo economico agli anni Ottanta (Donzelli Editore, 2003).
48 Guido Crainz, Il paese mancato: dal miracolo economico agli anni Ottanta, Op. cit, pag. 439. 49 Il Sole 24 ore, Che cos’è la stagflazione, in Economia & Lavoro on line. “I periodi di stagnazione dell’attività economica erano, infatti, tradizionalmente caratterizzati dalla caduta dei prezzi (deflazione), per il calo della domanda rispetto all’offerta. In seguito il fenomeno dell’inflazione è, per contro, diventato sempre più indipendente dal ciclo dell’economia, data la rilevanza assunta dai mercati oligopolistici dell’energia e delle materie prime, insieme ai settori dei servizi scarsamente concorrenziali.”
Lorenzo Petrone, La classe media in Italia: un baricentro. L’evoluzione della compagine sociale protagonista del miracolo economico, Tesi di laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno Accademico 2016-2017

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Hey! Kasane Teto uses Scala!
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